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Un cimitero di imprese, fallite in 580

00fallimentoQuasi due imprese al giorno fallite; 580 in tutto in un anno. E’ il quadro dei danni fatti nel 2014 dalla crisi, secondo Cna e Cgia Marche. Un fisco sempre più esoso, l’accesso al credito difficile, i consumi interni che continuano a calare, l’export che stenta a decollare sono le cause dei fallimenti, in aumento sul 2012 e il 2013 (quando furono 14.269). Confartigianato e Cna Marche hanno elaborato dati Cribis sui fallimenti in Italia.

Un fisco sempre più esoso, l’accesso al credito difficile, i consumi interni che continuano a calare, l’export che stenta a decollare sono le cause dei fallimenti, in aumento sul 2012 e il 2013 (quando furono 14.269). Confartigianato e Cna Marche hanno elaborato dati Cribis sui fallimenti in Italia. Negli ultimi 12 mesi ci sono stati 81 fallimenti in più rispetto all’anno precedente, con conseguenze pesanti per gli oltre 1.500 dipendenti rimasti senza lavoro ma anche per i clienti e i fornitori delle imprese fallite, che a volte, di fronte alla perdita dei crediti, rischiano di fare la stessa fine delle aziende insolventi.

La maggior parte dei fallimenti ha coinvolto piccole aziende artigiane e commerciali, con i titolari che, non potendo contare sugli ammortizzatori sociali, sono andati a ingrossare i numeri dei disoccupati, portandosi dietro i loro dipendenti ed un futuro tutto da inventare. I settori maggiormente coinvolti dai fallimenti aziendali sono stati l’edilizia, il commercio, i ristoranti e bar, l’autotrasporto, l’abbigliamento e le calzature. Secondo Cgia e Cna ”è fondamentale intervenire prima che le imprese siano costrette a portare i libri in tribunale, favorendone l’accesso al credito attraverso l’operato dei Confidi, che vanno rafforzati patrimonialmente dalla Regione, perché solo attraverso le garanzie che loro forniscono alle banche, le imprese possono accedere ai finanziamenti indispensabile ad evitare crisi di liquidità e superare la fase di difficoltà finanziaria”. Ci sono settori nevralgici per l’economia delle Marche e tradizionalmente anticiclici, come l’edilizia, che per ripartire avrebbero bisogno di un supporto finanziario e di risorse pubbliche che però ”continuano a restare bloccate e che non consentono la ripartenza di migliaia di imprese di questo comparto che darebbe ossigeno a tutto il tessuto economico regionale”.