Catasto, nuove e più salate rendite in arrivo
Una rivoluzione che spazza via settantacinque anni di polvere per ritoccare, nel giro di massimo un lustro, tutti gli estimi. E, quando la legge sarà pienamente operativa, gli italiani si troveranno ad affrontare una variazione fiscale media del 25%.
Il decreto sulla riforma degli estimi catastali sarà licenziato nella prima metà di gennaio, quando il Consiglio dei ministri – rigenerato dalla pausa natalizia – tornerà a riunirsi. La bozza, che contiene l’algoritmo per definire le nuove rendite e i nuovi lavori catastali, è già pronta e Michele Di Branco ne dà conto sul Messaggero di oggi. La riforma, messa a punto dall’ex agenzia del Territorio (oggi braccio destro dell’Agenzia delle Entrate), stabilisce in primis che “l’unità di misura ai fini fiscali sarà la superficie espressa in metri quadrati e per questa ragione i vani catastali saranno pensionati”. Cambiano anche la rendita e il valore catastale che servono a misurare il canone d’affitto e il prezzo di mercato dell’immobile. Mentre oggi il valore viene calcolato grazie a un moltiplicatore della rendita, quando la riforma sarà operativa il calcolo verrà effettuato sulla base di affitti e prezzi reali ritoccati con un algoritmo che “adatterà i valori rilevati sul territorio alle caratteristiche specifiche di ciascun singolo immobile“. L’algoritmo terrà conto della metratura, ma anche dei lavori di manutenzione effettuati e dei servizi pubblici collegati.
Questa maxi operazione è stata messa in mano a 107 commissioni censuarie, una per provincia e una centrale per Roma. Saranno queste a decidere come adeguare il valore catastale degli immobili a quello del mercato. Il risultato? Ci sarà un’oscillazione pazzesca della spesa. Secondo indiscrezioni raccolte dal Messaggero, infatti, “quando la riforma sarà pienamente operativa ci potrà essere una variazione fiscale del 25%, in più o in meno”. Ma chi sarà a farne le spese? Sicuramente le abitazioni dei centri storici delle grandi metropoli. Sono, infatti, in arrivo rincari a Roma, Milano, Napoli e Torino. Mentre le abitazioni più periferiche potranno beneficiare di “una variazione fiscale media del 25%”.