Civitanova Marche: 4.000 firme contro rom e accattonaggio
CIVITANOVA – «Faremo un consiglio comunale aperto sulla questione della sicurezza». Lo ha promesso il sindaco di Civitanova, Tommaso Corvatta, ricevendo ieri Fernanda Recchi, la promotrice di una raccolta firme per la riemanazione dell’ordinanza antiaccattonaggio, che si era recata da lui, insieme a una piccola delegazione, per presentare le quattromila firme raccolte.
Fuori in piazza XX Settembre aspettava un gruppo di una cinquantina di persone, con in mano una foglia di fico perché il sindaco in un’intervista aveva definito l’ordinanza proprio una «foglia di fico». Quando la delegazione è uscita, dopo pochi minuti di colloquio, dal gruppo che aspettava fuori si sono levati fischi e voci che scandivano la parola «buffone» in direzione della finestra dell’ufficio del primo cittadino, reo di aver liquidato Recchi e gli altri in fretta e con modi sbrigativi.
«Porteremo la firme raccolte dal prefetto – ha affermato la promotrice della petizione dopo l’incontro – e chiedo anche volontari per mettersi vicino agli accattoni professionali con il cartello ‘sono un italiano e chiedo un euro».
Sulla questione ieri è intervenuta su facebook anche Laura Marzola, del Pdci di Civitanova che ha rilevato come «l’esponente di Forza Italia, Fernanda Recchi, si è fatta baluardo contro chi, a sua detta, riesce a ricavare 150 euro al giorno in nero con la questua. In primo luogo, essendo una cifra non quantificabile perché non fatturata, le stime potrebbero essere errate, secondo, vorrei ricordare che sono soldi devoluti volontariamente dai cittadini civitanovesi stessi ai poveri».
Marzola ha sottolineato che invece «è quantificabile la retribuzione che Recchi riceveva, fino al 2013, dal gruppo consigliare regionale ‘Per le Marche’ di Erminio Marinelli. Per un part-time, l’esponente di Fi portava a casa 14.741,50 euro lordi l’anno, pari a 1.228 euro circa al mese” e “a conti fatti, Recchi costa più al giorno di un rom e non ha neanche bisogno di chiedere. Tengo a precisare, inoltre, che i contratti per gli incarichi nelle segreterie regionali sono a chiamata e non per selezione».
Secondo Marzola, Recchi invece di preoccuparsi tanto delle finanze dei cittadini che fanno beneficenza, dovrebbe chiedersi quanto è costata lei alla collettività e chissà se i cittadini firmatari «sapevano che la paladina dell’anti accattonaggio veniva pagata con i soldi pubblici dal Gruppo regionale che ora, insieme agli altri, si è visto indagare per i rimborsi pazzi in Regione?»