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Gli ultimi sondaggi elettorali registrano la prima vera decisa inversione di tendenza degli elettori del nostro Paese. Dopo settimane di consolidamento e tiepidi rialzi per la prima volta l’ultima rilevazione registra un PD in calo in compagnia del M5s. E’ l’inizio della fine della luna di miele degli italiani con il Premier? Forse è presto per dirlo, ma segnali inequivocabili arrivano da più parti e fanno riferimento essenzialmente all’inconsistenza dell’azione politica, legislativa, riformista del governo. Associazioni di categoria come la Confcommercio, gli artigiani con la CNA, la stessa Confindustria, i movimenti in difesa della Costituzione e contro la riforma del Senato, ma più in generale un Paese stremato dalla crisi, si avvia a prendere coscienza che purtroppo tutto è come prima, tranne una forte dose di egocentrismo, una smisurata voglia di potere, una ridotta capacità al confronto politico, una smisurata capacità comunicativa attorno alla quale tutto appare possibile, ma nulla si realizza. Le promesse sono state molteplici, “aboliamo le Provincie2, di fatto sono state riformate, continuano a riscuotere i tributi e l’apparato burocratico quello è rimasto lo stesso. “Faremo la riforma del lavoro”, tutto rinviato forse a Settembre, intanto i disoccupati sfiorano il 43% a quota oltre settemilioni. “Riformeremo la burocrazia”, tra mille mediazioni e modifiche la riforma della P.A. annacquata al punto giusto tra qualche settimana potrebbe vedere il traguardo, tempi di applicazione piuttosto lunghi. “Ridurremo gli stipendi dei manager pubblici”, fatto, ma alla Camera e al Senato permangono retribuzioni vergognose rispetto al resto del paese e in confronto allo stato del Paese. Intanto il Premier è concentrato sulla riforma del Senato, un suo punto d’onore e sulla successiva riforma elettorale. Pare non leggere i giornali, non analizzare i report delle agenzie internazionali, non conoscere le stime sulla “non crescita” dell’Italia, stimata allo 0,6% e reale solo allo 0,1% con tutto quello che ne consegue per il debito pubblico, per l’occupazione, ma soprattutto ma per lo stallo ulteriore della nostra economia, per i consumi e la precarietà del sistema impresa. Potremmo aggiungere l’assenza di attenzione del Premier per il disagio sociale crescente, per la folta schiera oramai quotidiana di suicidi, l’insofferenza crescente della popolazione per l’ingrossarsi a dismisura delle schiere di immigrati raccolti a centinaia nel Canale di Sicilia, utili a far prosperare quella si un industria intorno al diritto di asilo di associazioni, coop e soggetti vari o variopinti. Su tutto questo il Premier volta lo sguardo da un’altra parte, interessato solo e soltanto alla riforma del Senato, nel senso voluto da lui stesso medesimo, tutti gli altri sono frenatori, poltronisti interessati e in malafede, quasi che il dibattito politico fosse diventato non la regola, ma l’eccezione. Non è difficile prevedere un autunno caldo, con la spesa pubblica in sensibile crescita, l’economia in recessione, il Premier dovrà uscire allo scoperto e questa volta forse non basteranno chiacchiere ed effetti speciali. Una manovra economica pesante incombe sui contribuenti stremati e a quel punto Mr. Fuffa dovrà dichiarare il suo bluffo rilanciare. Si vedrà!
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