Ristorante Pesce Azzurro bruciato per motivi di concorrenza
FANO – C’è la mano della malavita pugliese dietro il rogo che nel giugno 2010 distrusse quasi completamente il ristorante Pesce Azzurro di Fano, causando oltre mezzo milione di danni. E’ quanto emerso da una complessa indagine portata avanti dai carabinieri e dalla Direzione Distrettuale antimafia di Bari.
Un’indagine lunga e partita da due filoni principali: le analisi di alcuni filmati che immortalavano gli autori materiali del gesto e una complessa inchiesta sui ristoranti vicini al Pesce azzurro, “fiaccati” dal successo del locale a prezzi popolari. Ed entrambe le piste si sono rivelate proficue.
Tanto da ricostruire un complesso con tante persone coinvolte e quindi denunciate a varie titolo. A cominciare da una coppia di pugliesi, da tempo residenti a Fano, che hanno architettato il piano per “rilanciare” il ristorante che gestivano poco lontani dal pesce azzurro. Supportati, e finanziati, da un imprenditore fanese la cui moglie era loro socia nell’attività. Finanziamento utile a contattare la malavita pugliese per organizzare la spedizione. E qui entrano in scena due pluripregiudicati pugliesi che hanno organizzato la “trasferta” per altri due pluripregiudicati, sempre pugliesi, che nel giugno 2010 hanno raggiunto Fano in treno per dar fuoco al Pesce Azzurro. Ben ritratti dalle videocamere.
Si chiude così con 7 persone denunciate per incendio doloso un’indagine che lascia parecchie ombre sull’infiltrazione della criminalità organizzata a Fano. Per tutti 7 il pm Cigliola ha chiesto il rinvio a giudizio.