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Provincie nel caos!

PROVINCEEra prevedibile data la fretta e la scarsa chiarezza delle finalità il caos che sta investendo le provincie italiane. Erano destinatarie di un provvedimento di abolizione, successivamente si è pensato ad una riduzione del loro numero, infine sono state riformate, con il corollario di un congruo aumento del numero di consiglieri ed assessori nei comuni più piccoli. Ora siamo all’assenza di un decreto sul riordino, ma non essendo cambiato nulla nel funzionamento delle strutture in molti casi i Presidenti dovrebbero garantire i servizi pur in assenza di fondi. Le Provincie non saranno più sottoposte al voto dei cittadini, ma per il resto nulla cambia. La legge di riordino, voluta in tutta fretta dal premier per poter segnare una tacca sulla sua personale stecca, è entrata in vigore il giorno 8 aprile, ma da quel dì, entro tre mesi sarebbe stato necessario, anzi obbligatorio, ridefinire le funzioni, in un ottica di equilibrio tra Stato centrale e regioni. In questi giorni era logico aspettarsi un decreto (Dpcm), nel quale si stabilivano le modalità di acquisizione delle risorse, la destinazione del personale, in base alle nuove funzioni. Ora in vista della scadenza del prossimo 30 settembre, data nella quale dovranno essere eletti dai sindaci i nuovi vertici delle provincie, almeno di quelle con scadenza degli organi nel 2014, regna l’incertezza più assoluta. A rischio sono questioni coma la formazione o i fondi europei, mentre sappiamo con assoluta certezza come le burocrazie regionali e provinciali abbiano fatto già da par loro nella convenzione “Garanzia Giovani”. Questo, purtroppo, è lo stile riformista del premier, evidenze ulteriori ne avremo con la riforma del titolo V, con la riforma del Senato e con la riforma elettorale, ma forse correre ai ripari a quel tempo sarà troppo tardi e il Paese avrà assunto una deriva inarrestabile.

ARES