Senza opposizione e senza alternativa!
Il pressing imposto dal premier all’agenda del governo, il rilancio continuo di nuove e più eclatanti riforme, anche se a dire il vero fino ad ora non si è visto molto, stanno producendo sommovimenti e scosse telluriche tra le forze politiche. Ridotta al lumicino dal risultato elettorale Scelta Civica, alcuni suoi parlamentari starebbe per prendere la strada del gruppo misto con approdo finale nel Pd, papabili Linda Lanzillotta e Andrea Romano tra i primi. A desta la situazione è magmatica, resiste Berlusconi abbarbicato al treno delle riforme elettorali, incurante delle percentuali elettorali, preoccupato di mantenere la guida di FI comunque e con qualsiasi percentuale elettorale. L’Ncd naviga a vista pur potendo contare a breve, forse, sull’arrivo di un paio di senatori, ma la leadership di Alfano non convince e questo ritarda o rinvia per sempre un nuovo cantiere del centro destra, convinti come siamo che neppure il tentativo ultimo di Fini di aprire una nuova fase costituente nel centro destra troverà adeguate adesioni. Si consolida leggermente la posizione di Fratelli d’Italia sull’onda del gradimento della Meloni ma il peso politico dopo il mancato quorum alle europee rimane poco significativo. L’Udc è nella terra di mezzo attratta dal centro destra, ma costretta ora a rimanere legata alla maggioranza, mentre SEL si spacca e perde pezzi a favore del gruppo misto con probabile approdo futuro nel Pd. Il M5s fino ad ora l’unica opposizione nervosa ed urlata alla maggioranza mercoledì vedrà il premier o i suoi rappresentanti per discutere della riforma elettorale, anche se il tempo appare scaduto e la proposta del M5s non sembra ricevibile da larga parte della maggioranza, Grillo comunque ci prova per uscire dall’isolamento e da una marginalità di fatto. Archiviata la diaspora interna al Pd con la fronda dei 14 senatori guidati da Mineo ora il rullo compressore del premier potrebbe viaggiare spedito in assenza di una autentica e valida opposizione, neppure la Lega fa oramai più le barricate in cambio di un filo di maggior federalismo regionale, ma neppure esiste sulla carta una alternativa politica credibile e numericamente giustificata. A meno di errori clamorosi del premier o il venir meno delle riforme promesse, almeno di quelle più audaci, riforma della pubblica amministrazione, semplificazione burocratica, fisco, rilancio dell’economia e dell’occupazione, la situazione volge a favore di Renzi, che anzi dovrà selezionare i tanti disposti a salire sul carro del vincitore per non stravolgere la stessa vita democratica del nostro Parlamento. E’ un fenomeno parzialmente nuovo, di fatto una avvisaglia la si ebbe con il primo Berlusconi, ma le dimensioni non furono queste e non ebbe vita lunga, oggi davvero siamo davanti ad una fase nuova e diversa, di fatto anche densa di incognite, capace per un verso di imprimere una svolta al Paese, ma anche di solleticare la predilezione mai repressa degli italiani per l’uomo solo al comando. Non sfugga al lettore qualche altro segnale, per esempio la lettera del Presidente della repubblica al CSM che di fatto ha chiuso la disputa alla Procura di Milano tra il Procuratore Bruti Liberati e l’aggiunto Robledo ………, frutto dei tempi o semplice applicazione dell’art. 7-ter dell’ordinamento del 1998, abrogato successivamente dalla riforma Castelli-Mastella?
ARES