Attualità a cura di Maurizio Donini

Uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia…..

000coppieLa settimana scorsa è stata densa di avvenimenti dal punto di vista sociale, perlomeno sul versante della “diversità di

genere” come si suol dire. Alle manifestazioni in occasione del cosiddetto gay pride, si è inserita la sentenza della

Corte Suprema degli Stati Uniti che ha stabilito che anche persone dello stesso sesso possono contrarre matrimonio

rispetto alla parità sancita dalla Costituzione.

“La nostra è una famiglia tradizionale. Gli omosessuali hanno diritto di fare quello che vogliono senza disturbare gli

altri”  firmato Guido Barilla. Questa frase pronunciata  tempo fa da uno degli imprenditori più noti del paese riaprì il

dibattito su cosa e quale sia la “famiglia tradizionale”. Per l’allora vice-presidente della UE, Neelie Kroes, la pasta

Barilla semplicemente si “mangiava”, la declinazione al passato non fu casuale. Altro intervento venne dal leghista

Buonanno, uno che in un paese normale in Parlamento potrebbe forse fare l’addetto ai servizi, onorato di un

immeritato scranno si presentò nell’emiciclo esibendo orgogliosamente un finocchio, la verdura mancava d’altronde

dopo i cappi e la mortadella. Il buon Barilla incassò anche la solidarietà dell’onorevole Giorgia Meloni, giovane di età,

ma vecchia di testa evidentemente, ancora più umoristica la dichiarazione del Moige, questo fantomatico

Movimento Italiano Genitori, disquisì accademicamente sul fatto che la famiglia tradizionale è proprio quella

vaticinata dall’industriale parmense, valorizzando il ruolo della “donna-madre-casa”, in un profluvio di maschilismo e

concezione patriarcale che vede evidentemente la donna legata in cucina ad amministrare le domestiche faccende

mentre l’uomo va a caccia di dinosauri nella foresta.

L’art. 16 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo afferma:

Uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia, senza alcuna limitazione di razza,

cittadinanza o religione. Essi hanno eguali diritti riguardo al matrimonio, durante il matrimonio e all’atto del suo

scioglimento. Il matrimonio potrà essere concluso soltanto con il libero e pieno consenso dei futuri coniugi. La

famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato.

L’art. 29 della Costituzione italiana “riconosce la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, ordinato

sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare”.

In nessuno dei passaggi sopracitati appare la distinzione tra famiglia formata da uomo-donna, uomo-uomo o donna-

donna, quindi dove trae fondamento la definizione di famiglia tradizionale come composta da uomo-donna?

Veramente l’etimologia della parola viene dal latino famila che vuol dire “gruppo di servi e schiavi patrimonio del

capo della gens”, la famiglia è quindi serva? Di tradizioni e consuetudini consolidate nei secoli? Uomo padrone

cacciatore e donna serva come intende il Moige? Anche qui non pare fondato, nell’antichità delle civiltà classiche,

greci, romani e simili, le unioni più o meno ufficiali tra uomini erano più la regola che l’eccezione, un esempio per

tutti Alessandro Magno ed Efestione.

A tutta questa dotta congrega di soloni moralisti potremmo consigliare la lettura e lo studio della Queer Theory,

coniata da Teresa De Lauretis nel 1990 a Callifornia University di Santa Cruz, nega la naturalità dell’identità sessuale e

di genere in base a termini generici come eterosessuale e/o omosessuale. Secondo questa teoria, sostenuta da

eminenti studiosi come Foucault, Derrida e Kristeva,  viene rifiutata la creazione di compartimenti in cui porre gli

individui in base alle proprie preferenze sessuali o identità. In pratica viene rigettato il modo di analizzare e

suddividere  i comportamenti dei soggetti come “naturali” o “innaturali” rispetto alla eterosessualità. Sintetizzando

la suddivisione tra identità sessuali è data non dall’essere, ma dalla costruzione sociale che vuole ingabbiare in

compartimenti ben definiti gli individui. In base a questa teoria ogni definizione di famiglia assegnata in base alle

proprie preferenze sessuali sarebbe artificiosa ed ingiusta.  Una buona lettura e materia di studio per tanta parte di

quella che amiamo definire “società civile”.

MAURIZIO DONINI