Attualità a cura di Maurizio DoniniUltimissime Notizie

Referendum Costituzionale – the day after

dimissionirenziSe Renzi non è stato un buon premier e nemmeno un buon politico, sicuramente lo è ancora meno come

scommettitore, aveva puntato sul far saltare il banco mettendosi in tasca la Camera con la nuova legge

elettorale, rimaneva il Senato da conquistare. La riforma Costituzionale del Senato è quanto di più

raffazzonato ed arzigogolato si potesse mettere assieme, ma il suo intento era tutt’altro che banale e

casuale. La trasformazione del Senato era funzionale e complementare alla legge elettorale per la Camera,

non potendo agire nella stessa maniera si lasciava il Senato, ma sempre coerente con la maggioranza

espressa alla Camera, in questa maniera tramite il premio di maggioranza con un pacchetto di voti minimo,

contando che solo il 50% degli italiani si reca alle urne, ci si poteva mettere nella tasca sinistra la Camera e

nella destra il Senato governando il paese con una oligarchica minoranza.

Ma i problemi sono nati quando la luna di miele con gli italiani è finita e la maggioranza dei voti si è

spostata dal PD al M5S, il premio sarebbe andato al Movimento fondato da Grillo facendo saltare tutte le

previsioni. Da qui l’improvvisa disponibilità a rivedere la legge elettorale con tutte le altre forze politiche

‘sistemiche’ terrorizzate da un eventuale successo pentastellato. Persa la prima scommessa il premier ha

personalizzato oltre misura la riforma costituzionale trasformandola in un referendum su sé stesso, sempre

dando per scontato che il 45-47% di consensi cui era arrivato fosse inattaccabile e quindi lo ponesse al

riparo da sorprese e che il Sì lo lanciasse verso la storia della politica italiana. Già, ma perché siamo arrivati

ad un referendum su un riforma costituzionale per la prima volta nella storia repubblicana a memoria?

Quando si fa una riforma costituzionale si cercano i punti di incontro con tutti gli attori interessati per

raccogliere il massimo consenso possibile e costruire una casa comune, si chiamano i migliori

costituzionalisti del paese per la traduzione tecnica degli indirizzi politici e si procede in armonia. Invece

cosa si inventa il buon Renzi? Affida l’impianto legislativo a Maria Elena Boschi, un personaggio cui nessuna

persona dotata di comune buon senso farebbe fare nemmeno il regolamento condominiale, e dopo avere

abolito le province senza abolirle, inventa una riforma costituzionale per cancellare il Senato, ma senza

cancellarlo. Anche qui il Presidente Emerito Valerio Onida, primo giurista italiano, con tutti gli altri

eccellenti costituzionalisti del paese, da Zagrebelski in giù, firmano un appello per fermarla giudicandola

improponibile e con deriva autoritaria. E cosa fa il buon Matteo? Come nei migliori films di Michael Moore

su Jr. Bush tira avanti, immune a qualunque critica o suggerimento, vaga per il paese prendendo sberleffi a

parte le assise di partito, manda MBE a fare bella scena in tutti i talk show pronti ad accoglierla, fino allo

scandalo di Banca Etruria che ne suggerisce una defilazione.

Ora a bocce ferme non è successo nulla di quanto paventato, mercati, spread, asteroidi contro il pianeta

Terra, anche perché il salto nel vuoto si sarebbe avuto con la vittoria del sì, con il no semplicemente nulla

cambia. A parte la fine politica di uno scommettitore che voleva fare la ‘stangata’ e si è ritrovato invece

‘mazziato e cornuto’, da perdente come è ora, quanti dei suoi sodali, come i verdiniani, ma con lui nelle

votazioni, gli continueranno a garantire lealtà?

MAURIZIO DONINI