CulturaUltimissime Notizie

Passione e Morte di Gesù Cristo nei dialetti italiani

passioneemorteE’ una piccola operazione culturale ricca di profondo significato quella messa in atto da Manlio Baleani che

ha cercato di valorizzare e riscoprire quella fede popolare che forse un po’ tutti abbiamo dimenticato.

Baleani, autore e cultore appassionato della letteratura dialettale, ha presentato venerdì 7 aprile nella Sala

Paolo VI a Loreto il suo ultimo libro “Passione e Morte di Gesù Cristo nei dialetti italiani”. Il direttore di

“Presenza” Marino Cesaroni ha moderato il dibattito, introducendo oltre all’autore anche i relatori

intervenuti. Tra questi, il vescovo della città mariana Mons. Giovanni Tonucci che ha curato la prefazione

del testo nonché la versione in dialetto fanese El Vangel cum l’ha scrit San Marc, insieme a Massimo

Ciavaglia. “Passione e Morte di Gesù Cristo nei dialetti italiani” è stato pubblicato nella collana dei

“Quaderni del Consiglio Regionale”, con un’icastica copertina raffigurante “La Crocifissione” di Lorenzo

Lotto, oggi conservata a Monte San Giusto (MC) nella Chiesa di Santa Maria della Pietà. Come ha

sottolineato Daniele Salvi, capo di gabinetto del Presidente dell’Assemblea legislativa delle Marche, il

Consiglio Regionale ha scelto di sposare questo progetto e di presentarlo alla fine di maggio al Salone

Internazionale del Libro di Torino come testimonianza autentica e originale. Quel sentire popolare di

matrice dialettale, voce accorata di una regione come le Marche intrisa di un profondo senso religioso, ha

tracciato la storia della gente comune guidando l’unità di un popolo che proprio nella fede ha trovato la sua

salvezza. Il libro nasce dall’idea alquanto originale di Don Maurizio Fileni, prete jesino amico dell’autore

Baleani che nell’arco di un anno ha trascritto a mano sui muri della sua canonica il Vangelo di Marco

tradotto in dialetto locale. Un evento universale carico di pathos come la sofferenza del Cristo sulla croce

viene così scelto da Manlio Baleani a partire dal Cap. 15 del Vangelo di San Marco tradotto nei dialetti di

Ascoli Piceno, Atella, Bari, Cembra, Fano, Fidenza, Forlì, Guastalla, Jesi, Legnano, Macerata, Milano, Napoli,

Roma, Udine. Nella seconda parte l’autore propone invece delle versioni in prosa e poesia dagli altri Vangeli

nei dialetti di Ancona, Aosta, Arezzo, Bari, Cagliari, Cosenza, Crotone, Faenza, Gemona, Lodi, Milano, Olbia,

Palermo, Pinerolo, Porto Recanati, Rimini, Roma, S. Severino Marche, Sassari, Senigallia, Spello, Venezia. Un

viaggio alla scoperta della nostra Italia più vera, perché in fondo “il dialetto è sempre la lingua degli affetti,

un fatto confidenziale, intimo, familiare” come apostrofa Andrea Camilleri in dialogo con il linguista Tullio

De Mauro nel libro “La lingua batte dove il dente duole”. Baleani conclude questa rivisitazione in chiave

dialettale con uno dei più antichi documenti del volgare italiano, ovvero i riti popolari della Settimana

Santa, con “un Pianto delle Marie”. La presentazione del libro è stata intervallata dalla lettura teatrale nei

dialetti di Ascoli, Macerata, Fano, Jesi, Porto Recanati, Ancona, Montignano di Senigallia e San Severino

Marche. “Nell’epidermide di un uomo si possono trovare, sopra, le ferite superficiali, vergate in italiano, in

francese, in latino; sotto ci sono le ferite più antiche, quelle delle parole del dialetto, che rimarginandosi

hanno fatto delle croste. Queste ferite, se toccate, provocano una reazione a catena, difficile da spiegare a

chi non ha il dialetto” puntualizza De Mauro citando un passo tratto da Libera nos a malo dello scrittore

vicentino Luigi Meneghello. La ricchezza di una lingua e dei suoi dialetti che sono linfa ed espressione più

vera del vulgus merita di essere conservata e tramandata ai posteri, perché come ricordava Ignazio Buttitta

poeta contemporaneo di origini siciliane “Un popolo diventa povero e servo quando gli rubano la lingua

ricevuta dai padri: è perso per sempre.” E anche se ci siamo persi, noi dobbiamo ritrovarci recuperando le

nostre radici e la nostra umanità. Benedetta Grendene