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banner-previdenza-x-cittadini1Previdenza, si riapre la «fase 2»
Incontro a Roma tra governo e sindacati. Rivalutazione degli assegni, blocco dell’aumento automatico
dell’età di pensionamento, Ape sociale: questi i primi temi in agenda. Ghiselli (Cgil): “È arrivato il
momento in cui l’esecutivo scopra le proprie carte”
Riparte oggi (mercoledì 30 agosto) il dialogo tra governo e sindacati sulle pensioni. Al centro del vertice i
tanti argomenti previsti nella cosiddetta “fase 2” del confronto iniziato mesi fa. L’appuntamento è a
Roma, alle ore 12, presso la sede del ministero del Lavoro (in via Veneto 56). “Un incontro importante”
ha spiegato ai microfoni di RadioArticolo1 il segretario confederale
della Cgil Roberto Ghiselli: “È arrivato il momento in cui
l’esecutivo deve scoprire le carte su temi cruciali come la flessibilità
in uscita, il riconoscimento del lavoro di cura delle donne, la
previdenza complementare, la rivalutazione delle pensioni dal 2019
e la questione dell’innalzamento dell’età pensionabile legata alle
aspettative di vita”.
Da parte del governo, intanto, si affacciano nuove ipotesi, come
quella (già prospettata da Renzi quando era premier) di aumentare di
40 euro mensili l’assegno per i quattro milioni di pensionati
incapienti, per una spesa complessiva superiore ai 2 miliardi di euro.
“Non ne sappiamo nulla” commenta Ghiselli: “Siamo stati i primi a
porre il tema del sostegno alle pensioni più basse e qualche risultato
lo abbiamo già ottenuto, ad esempio con l’estensione e il
rafforzamento della quattordicesima. L’intervento generico di cui si

parla mi pare che invece risponda più a una logica di tipo pre-
elettorale”. Il tema della povertà dei pensionati c’è, osserva il

sindacalista, ma “va affrontato come tema sociale e presuppone una
serie di misure e d’interventi non soltanto economici, ma anche
assistenziali e legati ai servizi, e che tenga conto della condizione
complessiva del nucleo familiare”.
Allo studio dell’esecutivo, inoltre, ci sarebbero alcune misure che potrebbero rappresentare una

primissima risposta alle richieste sindacali. Tre i campi d’intervento: l’introduzione di una “mini-
garanzia” per i giovani con carriere discontinue, da realizzare cumulando il trattamento (totalmente

contributivo) destinato ai giovani con forme di sostegno al reddito di tipo sociale o destinati alle fasce più
povere; le misure per sviluppare la previdenza complementare, a partire dal favorire l’utilizzazione per
tutti della Rendita integrativa temporanea anticipata (Rita); la creazione di uno speciale bonus
contributivo per le donne, in modo da agevolarne l’accesso all’Ape sociale.
Tornando all’incontro di oggi, un capitolo chiave è quello della rivalutazione delle pensioni nel 2019
legato al costo della vita e all’inflazione (che quest’anno si attesta all’1,2-1,3 per cento). Gli assegni,
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Brasile, il colpo di Temer al cuore dell’Amazzonia
Il presidente dà il via libera alle trivellazioni in un’area protetta di 46 mila km2. In un anno, persi 8 mila
km2. A questi ritmi si rischia il disastro entro fine secolo. Interessi, tribù a rischio, precedenti: le cose da
sapere.
di Carlo Terzano
È bastato un tratto di penna per mettere a rischio uno degli ultimi territori vergini del pianeta. Appena
l’inchiostro della firma del presidente del Brasile, Michel Temer, si è asciugato, la notizia è stata diffusa:
la National Reserve of Copper and Associates, un’area protetta di 46 mila chilometri (10 mila più del
Belgio, 3 mila più della Danimarca) nel cuore dell’Amazzonia è stata abolita per fare posto alle
trivellazioni, in quella che appare come una nuova, devastante, corsa all’oro.
1. Il piano: scavi alla ricerca di giacimenti di metalli preziosi
Il piano, approvato dall’esecutivo brasiliano, prevede di scavare negli stati di Parà e Amapà, posti sulla
foce del Rio delle Amazzoni e ricoperti ancora dall’intricata e lussureggiante vegetazione tropicale, alla
ricerca di giacimenti di metalli preziosi (oro, ferro, nichel e rame). Secondo le compagnie, filoni di
notevole importanza si troverebbero infatti nella «Floresta Nacional de Mulata», il cuore della Riserva
Biologica di Maicuru.
2. Il governo: debole con i colossi dell’alta finanza
Il governo di Temer difende la propria scelta sostenendo che «la misura è finalizzata ad attrarre
investimenti esteri e creare nuovi posti di lavoro nel pieno rispetto della sostenibilità ambientale» e la
inserisce tra le mosse necessarie per tirare fuori il Brasile dalla recessione nella quale è caduto nel 2014
(per gli analisti, la peggiore crisi economica degli ultimi 80 anni). Sono però in molti a credere che
l’esecutivo, sempre più asservito ai mercati finanziari e ai grandi imprenditori, abbia ceduto alle pressioni
dei colossi mondiali dell’estrazione mineraria. Anche le recenti privatizzazioni, dalla compagnia elettrica
Eletrobas al gestore delle autostrade Ecorodovias, le cui azioni sono finite sopratutto a gruppi esteri,
hanno allertato le opposizioni, che sostengono che il Presidente non stia tutelando gli interessi del Paese
ma stia svendendo i gioielli di famiglia nazionali.
3. L’opposizione: «Il più grande attacco all’Amazzonia degli ultimi 50 anni»
Per il senatore dell’opposizione Randolfe Rodrigues, rappresentante proprio di uno degli stati interessati
dal piano del governo, «questo decreto è il più forte attacco all’Amazzonia degli ultimi 50 anni, nessuno
immaginava che l’esecutivo Temer potesse osare tanto». Ma non saranno le opposizioni o gli
ambientalisti a fermare Temer, che è appena scampato all’accusa di impeachment per corruzione grazie al
voto favorevole del Parlamento e può, con l’appoggio delle lobby, contare sui voti dell’Assemblea.
4. Le conseguenze: a rischio la sopravvivenza delle ultime popolazioni primitive
Sul piatto che Temer intende offrire alle multinazionali, non ci sono solo 46 mila chilometri quadrati di
foresta pluviale incontaminata. Secondo gli studiosi, infatti, la foce del Rio delle Amazzoni è la casa delle
ultime tribù “incontattate” che vivono nella giungla allo stato primitivo. Lo stesso governo in passato ha
stilato una mappa secondo la quale sarebbero una quindicina le zone occupate dagli Indios negli stati di
Parà e Amapà. Un migliaio circa il numero degli indiani sopravvissuti, ma la decisione di non stabilire
alcun tipo di rapporto per tutelarli (nel recente passato epidemie di raffreddore e morbillo hanno decimato
le popolazioni che sono entrate in contatto con l’uomo moderno, come è accaduto al popolo dei Matis) ha
reso impossibile fare stime attendibili. Si sa solo che oggi i gruppi isolati dal mondo sarebbero un
centinaio, alcune tribù conterebbero più di 300 esemplari, altre, già sull’orlo dell’estinzione, sarebbero
ormai ridotte a pochi nuclei familiari.
5. I campesinos: i contadini senza terra sono una minaccia
È facile ipotizzare cosa accadrebbe a queste popolazioni che non sono mai entrate in contatto con l’uomo
moderno se, di colpo, enormi macchine per lo spostamento della terra facessero irruzione nel loro habitat
immutato da millenni. Il vero pericolo per gli ultimi primitivi è però rappresentato dai «campesinos», i
contadini senza terra, che attendono l’apertura di nuove strade nel cuore della foresta per iniziare a
coltivare i terreni diventati raggiungibili.
6. Il precedente: dai Piripkura all'”Uomo della buca”
Già in passato intere tribù sono state trucidate in questo modo, come è accaduto ai Piripkura del Mato
Grosso (si ipotizza che i pochi sopravvissuti alle mattanze siano morti negli Anni 90), ai Tucan o all’
“Uomo della buca”, ultimo esponente di un popolo ucciso dagli allevatori di bestiame, che ha vissuto

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