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Infolampo: Pedoni – Gerusalemme

Una campagna per la sicurezza degli utenti vulnerabili
della strada
Le nostre città sono spazi pericolosi. Difficile è la convivenza tra i diversi utenti della strada. Tanti,
troppi, i morti e gli incidenti stradali, anche se in leggera diminuzione. Tantissimi gli anziani coinvolti.
Per combattere questo fenomeno torna anche quest’anno la campagna nazionale per la sicurezza degli
utenti vulnerabili della strada “Siamo Tutti Pedoni”.
Simbolo della campagna è una panchina, intesa come luogo di relazioni, di fruizione sostenibile delle città
e anche, parlando di anziani, elemento essenziale per permettere a chi ha difficoltà negli spostamenti di
muoversi in autonomia con qualche piacevole sosta.
Vediamo qualche dato. Quasi la metà delle vittime della strada
complessive (il 44,5 %) tra pedoni, ciclisti, automobilisti e
motociclisti perde la vita nei nostri centri urbani. Tra le persone
che ogni anno perdono la vita in incidenti stradali in Italia, i pedoni
continuano ad essere un gruppo particolarmente vulnerabile e
rappresentano più di un sesto del totale: sono 570 le persone che
solo nel 2016 sono rimaste vittima di incidenti stradali mentre si
spostavano a piedi. Un numero, per intenderci, equivalente al totale
di tutti i passeggeri di un treno ad alta velocità, a pieno carico. Di
questi il 62% ha più di 65 anni, a dimostrazione che i più anziani
sono la categoria a maggiore rischio. 275 sono invece le vittime tra
i ciclisti per il 2016. Tra l’altro le prime anticipazioni sui dati 2017
sembrano segnare un nuovo dato negativo.
In questi giorni di passaggio tra autunno e inverno l’emergenza
sulle strade si acuisce. Infatti è questo il periodo più pericoloso
dell’anno per gli utenti vulnerabili perché minore è la visibilità e più difficile la viabilità. Per questo
“Siamo tutti pedoni” prende il via proprio oggi. Quest’anno si è deciso di allargare lo sguardo dalla
sicurezza stradale ad una più ampia visione sulle nostre città e sulla vita negli spazi pubblici. Da qui il
tema “Rigeneriamo la città” di questa edizione che si concentra proprio sul tema della rigenerazione
urbana.
La campagna si compone di una serie di azioni, a partire dalla diffusione nazionale della pubblicazione
“Rigeneriamo la città” che include approfondimenti sul rapporto tra mobilità in città, salute sicurezza e
vivibilità, dati dell’OMS su bambini e movimento autonomo in città, accanto ai consigli dei testimonial,
primo fra tutti Piero Angela, vignette, illustrazioni e infografiche sulla mobilità pedonale.
Come si legge nella presentazione, “Per garantire un sano sviluppo delle nostre comunità è infatti
necessario modificare le città nel profondo, immaginando nuove visioni ed infrastrutture che incentivino e
facilitino gli spostamenti a piedi, in bicicletta o con i mezzi di trasporto pubblico, mettendo in discussione
Leggi tutto: http://www.libereta.it/siamo_tutti_pedoni/

Quelle lettere di Natale a
deputati e senatori

Leggi su www.rassegna.it

http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it
Gerusalemme, Gerusalemme
L’ultima trovata di Donald Trump, il riconoscimento formale di Gerusalemme come capitale dello Stato

di Israele, non è che la conferma della inossidabile unione tra i capitalisti nordamericani e i sionisti-
colonialisti israeliani. Nessuno è giunto alla Casa Bianca senza l’appoggio della potentissima lobby

ebraica. E anche tra coloro che oggi criticano l’attuale presidente, politici o opinionisti, quanti hanno in
passato levato la loro voce contro i governi israeliani che mettevano in galera i palestinesi, ne
demolivano le case, ne sradicavano gli ulivi, uccidevano bambini donne vecchi e giovani, ne negavano i
diritti e le speranze? Quanti, negli Usa, e nella nostra Europa, hanno denunciato la palese ingiustizia e
l’oscena menzogna che stanno dietro la fondazione dello Stato di Israele?
di Angelo d’Orsi
Ora molti, moltissimi additano Trump, e giustamente, al pubblico ludibrio, con quella sua ridicola
frangetta che pare un riporto, e quella sua voce da papero, e quei suoi modi da tanghero, e la sua corte dei
miracoli… Trump si sta confermando il gaglioffo improponibile che era, ma ben sappiamo che la signora
Clinton non sarebbe stata poi meglio. E lo stesso Obama, che ha tentato, in punta di piedi, sottovoce, di
porre qualche limite all’arroganza di Benjamin Netanyahu, ed è stato subito fermato, ha comunque
sempre sostenuto la priorità della “sicurezza di Israele”.
Con la “Guerra dei Sei Giorni” di cinquant’anni fa si consumò uno dei più gravi delitti non soltanto
contro il popolo palestinese, ma contro l’intera umanità con l’annessione di una parte di Gerusalemme,
oltre che di altre cospicue fette di territorio: un crimine contro la storia, fu quel furto di Gerusalemme.
Già, perché Gerusalemme è sempre stata città universale, culla di popoli, credenze, fedi diverse, che
hanno coabitato e coesistito. Cristiani di varia confessione, mussulmani sciiti e sunniti, ebrei, e altro,
molto altro, hanno dato una fisionomia unica e particolarissima a questa città antichissima e nobilissima.
La sua occupazione manu militari da parte degli israeliani fu un atto gravissimo davanti al quale, al di là
di generiche condanne e di qualche modesto brontolio, vi fu una silenziosa accettazione del dato di fatto,
come prima e dopo davanti ad ogni atto politico o militare degli israeliani.
Da allora le diverse amministrazioni israeliane hanno condotto una scellerata politica di ebraizzazione
forzata della città, cercando di cancellare, brutalmente, la sua storia, di uccidere la sua identità multietnica
e multi religiosa, e soprattutto di eliminare ogni traccia di cultura araba, negando la presenza millenaria
dei palestinesi.
Ora Trump il goffo riprende una delibera della metà degli anni Novanta del Congresso Usa di
accettazione del ruolo di capitale israeliana, e le toglie la sospensione cautelativa operata da tutti gli
inquilini della White House fino ad oggi, e accede sostanzialmente alla perfetta intesa col bandito
Netanyahu: negli atti ufficiali israeliani si legge che Gerusalemme è “capitale eterna unica e indivisibile”
dello Stato di Israele. Il presidente statunitense afferma che è tempo di riconoscere il dato, anche se lo fa
in forma ambigua, e prendendo tempo. I commenti dei governanti europei sono stati ovviamente
impacciati timorosi, come ogni volta davanti a ciò che concerne la questione ebraico-palestinese. E che
dire della nostra stampa? La Repubblica ha relegato ieri 7 dicembre la notizia a pagina 23, mentre ha
dedicato copertina e le prime quattro pagine all’”aggressione” dei fascisti romani alla sede del giornale.
No comment.
L’annuncio ha invece subito scatenato la rabbia palestinese, e la reazione israeliana. Già si contano i
morti, mentre si moltiplicano i feriti. La parola intifada (“rivolta”) è corsa sulle bocche, ha fatto capolino
nei sommari dei giornali, è stata illuminata dagli schermi. E Gaza rischia di essere nuovamente la vittima
sacrificale dell’escalation. Nuove macerie, nuovi cadaveri, nuovo dolore. Una nuova sconfitta, dunque, si
annuncia per il popolo martire della nostra contemporaneità? Forse a breve sì, ma solo apparentemente: la
tenacia, la costanza, la forza di uomini e donne di ogni età, bambine e ragazzi, anziani, costituiscono un
esempio mirabile di resilienza e insieme di resistenza, anche nella palese disparità di mezzi, e di appoggi
internazionali: tanto soli i palestinesi, tanto appoggiati gli ebrei israeliani.
Eppure, eppure le cose andranno, alla lunga diversamente. Si legge nel comunicato stampa dell’ISM Italia
(8-12-2017): “ …il sionismo, un movimento coloniale di insediamento, ha fallito il suo obiettivo, iniziale
e finale, l’espulsione dalla Palestina storica o il genocidio dei palestinesi. Nella Palestina storica sei
milioni di palestinesi sono ancora lì, a fronte di sei milioni di ebrei israeliani. Nei paesi arabi che
circondano Israele i profughi palestinesi sono circa sei milioni”. E più avanti, si afferma, con un
ottimismo della speranza a cui voglio credere: “ Ha vinto, o meglio, finirà per vincere il sumud
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