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Il metodo Montessori per anziani con demenza

img_2461-2Longevità attiva in ambito rurale: domani, a Chiaravalle, il convegno internazionale “L’anziano
al centro di un progetto di vita” e le opportunità offerte dal metodo Montessori per la cura della
demenza. Casini: “Marche pioniere dell’agricoltura sociale”. Genga: “Modello da integrare nella
rete dei servizi territoriali”
La longevità attiva che si sposa con un ambito economico importante, come quello rurale, per dar vita
a uno studio scientifico basato sul metodo montessoriano. Il punto verrà fatto nel convegno di domani,
al Teatro Valle di Chiaravalle, promosso dalla Regione Marche, nell’ambito delle iniziative del Psr e
dall’Inrca. Relatori internazionali illustreranno le esperienze avviate all’estero, dove il metodo
montessoriano, collegato alla cultura geriatrica, non è una novità. L’evento è stato presentato oggi, in
occasione della Giornata mondiale dell’Alzheimer. “La Regione Marche è pioniera dell’agricoltura
sociale – ha detto la vice presidente Anna Casini – Per le sperimentazioni avviate è presa come
riferimento e rientra tra le cinque regioni presenti nell’Osservatorio nazionale dell’agricoltura sociale
istituito dal Ministero. Abbiamo lavorato sulla diffusione degli agrinido, sui progetti degli orti (orti
scolastici, orticoltura urbana e penitenziaria), abbiamo dato vita alla longevità attiva in ambito rurale.
Ora iniziamo a guardarci attorno, oltre le sperimentazioni avviate, per ricercare quei supporti
scientifici necessari a sviluppare un welfare rurale virtuoso. Sono temi che non possono essere
affrontati solo dal mondo agricolo”. L’Inrca, ha aggiunto il direttore generale Gianni Genga, “è
interessata a definire un modello di agricoltura sociale integrato nella rete dei sevizi territoriali
residenziali e semi residenziali. Il modello pionieristico promosso dalla Regione Marche è avviato, ma
la sfida per l’Istituto è estenderlo, per accrescere l’accoglienza delle persone con fragilità cognitiva,
facendo tesoro dell’esperienza maturata dai Paesi del Nord Europa”. Il metodo montessoriano, nella
cura dell’Alzheimer, “rappresenta un’opportunità per sperimentare nuovi approcci assistenziali ai
malati che si affidano alle nostre strutture, ospedali, case di riposo e centri diurni – ha spiegato
Fabrizia Lattanzio, direttore scientifico Inrca – La prospettiva montessoriana, nota per richiedere la
collaborazione attiva della persona, può ben integrarsi con il modello di accoglienza dell’impresa
rurale che ha dimostrato, attraverso l’orticoltura e laboratori vari, di essere un luogo adatto a
stimolare le capacità dell’anziano. È importante, infatti, organizzare attività che consentano di
recuperare e mantenere le abilità fisiche e cognitive pregresse, anche attraverso semplici compiti
quotidiani di cura dell’ambiente circostante”. Secondo il presidente della Fondazione Chiaravalle
Montessori, Alfio Albani, “occorre legare l’umanesimo alla scienza, la settorialità non funziona più:
come diceva Maria Montessori, Nel bambino c’è già tutto l’uomo, guardate l’uomo attraverso il bambino.
Nell’ultimo decennio si è andato sempre più a delineare un rapporto funzionale tra i precetti
montessoriani e l’assistenza ai pazienti affetti da demenza senile”. All’incontro con la stampa, presso
Villa Gusso, erano presenti i relatori internazionali del convegno di domani. Per il professor Cameron
Camp (Usa), è necessario creare una prospettiva che si orienti al futuro in maniera non ideologica, ma
pratica: “Una visione montessoriana della demenza, dove l’esperienza acquisita dall’anziano non venga
dispersa”. Erkes Jerome (Francia) ha rimarcato che “occorre guardare al mondo con gli occhi degli
anziani: non siamo ancora formati a questa visione quando parliamo di loro. Siamo più orientati ai loro
problemi, piuttosto che alle loro abilità”.