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Accountability, ovvero la responsabilità dei politici

sadismoSi chiama accountability all’estero, è l’assunzione di responsabilità tipica di chi ha una posizione apicale, nei

paesi normali, ad esempio, un politico che perde le elezioni se ne assume la responsabilità e si dimette,

cose normali che in Italia non possono ovviamente capitare.

Si sa che da noi nessuno perde mai, se non si vince, comunque non si perde perché è andata meglio di

come si prevedeva, dichiarazioni tra l’ilare ed il surreale. Ma al ridicolo si sa che non c’è mai fine, così come

allo scaricare le responsabilità sui cittadini da parte dei politici. In piena crisi d’acqua da siccità il ministro

Galletti ha preso a cuore il problema, ora, in un paese che si calcola una perdita di rete del 40%, e che nella

civile Emilia-Romagna rossa patria di Galletti tocca comunque un grasso 25%, ci si sarebbe aspettati che il

responsabile del dicastero dell’Ambiente cercasse finanziamenti per mettere in sicurezza la rete idrica,

evitare le perdite e ridurre il tutto nei termini fisiologici, nulla di tutto questo.

L’esimio responsabile politico ha auspicato un aumento delle tariffe per ‘responsabilizzare’ gli utenti,

insomma, noi amministratori abbiamo una rete che butta via il 40% del prezioso oro blu? Allora voi cittadini

pagate il 60% che vi elargiamo di più così ne consumerete meno, più costi = meno docce, sconsolante!

Ma non è finita qui, passano pochi giorni e crolla un palazzo a Napoli, il primo pensiero del ministro Del Rio

qual è? Dare sgravi per il restauro del patrimonio edilizio? Agevolare i ripristini privati con la leva fiscale?

Niente di tutto questo, il geniale fidatissimo di Renzi partorisce l’idea di un ennesimo certificato da allegare

alle compravendite, un attestato di stabilità. Un sacrosanto principio di sicurezza si traduce in un ennesimo

aggravio di burocrazia e costi scaricati sui cittadini, oltre a quello di classe energetica già introdotto,

dovremmo preoccuparci anche di fare una ulteriore pratica con un ingegnere civile e fare un altro ulteriore

atto con tutti i relativi e conseguenti costi, sconsolante non è nemmeno più sufficiente a definire tutto ciò.

Siamo di fronte ad una classe politica che non si assume mai l’accountability, la responsabilità del governo,

la leva fiscale dovrebbe servire a raccogliere le risorse in proporzione alle possibilità e provvedere alla loro

redistribuzione in termini di servizi a tutti i cittadini. Ma siamo ad un punto in cui le entrate servono

semplicemente al mantenimento della burocrazia ed al pagamento degli interessi su di un debito pubblico

che continua ad aumentare al ritmo di 10 miliardi al mese. Forse, solo un inguaribile ottimista potrebbe

vedere la luce in fondo al tunnel.

MAURIZIO DONINI