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QUANDO SI STA’ DALLA PARTE SBAGLIATA

Abbiamo appreso, da un comunicato sindacale e da alcuni articoli pubblicati dalla stampa, delle
forti preoccupazioni, espresse dalla FIM e dalla UILM e dalla Confindustria, in merito al futuro
professionale di Giuseppe Bono, attuale amministratore delegato della Fincantieri. Si tratta di una
vera e propria alzata di scudi a difesa di Giuseppe Bono che, stante ad alcune indiscrezioni rese note
la scorsa settimana dal “Fatto quotidiano”, potrebbe essere avvicendato, per decisione del governo,
alla guida del gruppo Fincantieri. Come FIOM, abbiamo deciso di non unirci a queste “grida”,
preventive, di dolore per l’eventuale sostituzione dell’attuale amministratore delegato,
consapevoli che non sia compito del sindacato indicare o scegliere l’amministratore delegato
di Fincantieri, né di qualsiasi altra azienda. Non lo facciamo, inoltre, anche per una valutazione
differente dei risultati industriali e della gestione del gruppo e dei cantieri, compreso quello di
Ancona. Non è tutto oro quel ciò che luccica e ciò che appare non sempre, quasi mai nei cantieri,
rappresenta la realtà concreta che riguarda la condizione di vita e di lavoro di migliaia e migliaia di
lavoratori del gruppo, diretti e degli appalti. Come non ricordare, ad esempio, che quattro anni
fa proprio l’attuale amministratore delegato di Fincantieri, facendo leva anche sulle divisioni
sindacali, decise di intervenire pesantemente sulla contrattazione disdettando tutti gli accordi
integrativi aziendali concordati con il sindacato e pretendendo di ridurre il salario fisso dei
lavoratori, di aumentare quello variabile e di allargare le quote di welfare contrattuale per
sostituire i premi fissi precedentemente erogati ad operai, tecnici ed impiegati. Se la si vuole,
invece, vedere sul piano industriale e produttivo ad Ancona, come in tutti gli altri cantieri del
gruppo, la costruzione della nave è ormai quasi totalmente appaltata a ditte terze ma anche a cantieri
rumeni croati. Siamo in una condizione di una percentuale di 1 lavoratore Fincantieri contro 5 degli
appalti. Ed è proprio il ricorso sfrenato all’appalto e al sub appalto, la forsennata riduzione
dei costi a partire da quello del lavoro che ha caratterizzato la gestione del gruppo da parte di
Giuseppe Bono e del management Fincantieri, che ha peggiorato le condizione di lavoro,
cancellato i diritti, aumentato gli orari di lavoro, ridotto gli standard salute e sicurezza, ma
anche aumentato l’illegalità, il lavoro nero, l’evasione fiscale e contributiva, come anche le
recenti cronache giudiziarie e gli interventi della magistratura stanno evidenziando in questi
mesi. Ma di tutto questo, della progressiva perdita della capacità industriale del cantiere,
dell’assenza di investimenti produttivi e del contestuale aumento dello sfruttamento dei lavoratori,
del degrado del sistema degli appalti e delle “paghe globali, illegali, con cui vengono retribuiti
migliaia di lavoratori delle ditte, Confindustria sembra non se ne sia accorta.
Ancona 28/2/2019 SEGRETERIA FIOM & R.S.U. FIOM