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Il barometro politico di agosto 2018 – i primi 100 giorni di governo

La storia di “quello che faremo nei nostri primi 100 giorni di governo” pare essere un comune
denominatore di qualunque governo della Repubblica. Non ha fatto eccezione l’esecutivo giallo-verde
formato da Pentastellati e Lega, e non è cambiato nemmeno il fatto che ha tanti annunci non abbia fatto
seguito nulla di concreto. Se, purtroppo, Trump ha realizzato molto di quello che aveva promesso, il
programma realizzato dal duo M5S + Lega si può riassumere in un grande foglio bianco. Il numero di leggi
approvate sta a 0, c’è stato il provvedimento che taglia i vitalizi, con qualche spicciolo risparmiato per le
esauste casse pubbliche. Poi abbiamo avuto il decreto dignità, ancora in pieno iter parlamentare, poi molto
battage pubblicitario e comunicativo, qualche decina di migranti respinti o usati come icona in Sicilia, a
fronte di centinaia di sbarchi altrove non pubblicizzati. Altra comunicazione mediatica sul disastro del Ponte Morandi, annunci di revoca o decadenza fini a sé stessi, se le colpe possono ‘apparire’ evidenti, resta il fatto che non c’è ancora nessun indagato e nemmeno uno straccio di riga di una qualche perizia tecnica che possa essere usata in tribunale.
Ma se il nulla assoluto producesse altrettanto nulla sarebbe già un buon risultato, invece gli slogan e
l’attendismo, il tutto unito al fatto di avere un governo guidato da un premier immagine come Conte, ma
privo di reali poteri e con il solo scopo di essere il ponte tra i due dioscuri Di Maio e Salvini, è quanto mai
negativo. Le aspettative sui futuri provvedimenti, la mancanza di chiarezza sulle fonti di finanziamento di
provvedimenti annunciati come flat tax e reddito di cittadinanza, proclami contro i mercati e l’Europa,
hanno fatto cadere la fiducia degli stessi mercati verso il nostro paese.
Gridare che non si è schiavi dello spread fa tanto ‘claque’ fra gli italiani, che non si rendono conto di quanto
questo poi gli costi. Moody’s e Fitch hanno rimandato la revisione del rating (bassissimo) dell’Italia, ma
mettendo un outlook negativo. Le prospettive negative si traducono in uno spread maggiore, gli investitori
esteri per rifinanziare il nostro paese, in presenza di aspettative negative, chiedono un rendimento
maggiore, a pagare siamo tutti noi. Il debito aumenta per il fatto di dover pagare maggiori interessi, i nostri
tassi sono arrivati ad essere il doppio della Spagna, molto meno penalizzata malgrado la caduta del governo Rajoy per corruzione ed i moti indipendentisti catalani.
Purtroppo la scelta della classe dirigente del Movimento si è rivelata fallimentare sotto il profilo qualitativo, quella della Lega non ha mai brillato per intelligenza e quindi su questo fronte nulla di nuovo. Trovare soluzioni a parte un radicale cambio di line-up governativa, al momento impensabile, è impresa difficile se non impossibile. Forse un chiarimento all’interno dei rapporti di forza della maggioranza, iniziare a mettere in atto provvedimenti a basso costo e forte impatto, lotta all’evasione con riduzione dell’uso di contante, cancellazione delle accise ‘storiche’ sugli idrocarburi, semplificazione burocratica e sviluppo della concorrenza per liberare risorse a favore dei cittadini che possano tradursi in un aumento della domanda.
Ma gli annunci del governo vanno tutti in direzione opposta, si parla di nazionalizzazioni e spesa pubblica in aumento come se niente fosse, in questo caso anche il nostro outlook non può che essere negativo.
MAURIZIO DONINI