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UBI risultati al 30 Giugno

Utile netto contabile del semestre a 208,9 milioni

Utile al netto delle poste non ricorrenti a 222,1 milioni, il miglior risultato degli ultimi 10 anni
(+70,9% rispetto al primo semestre 2017 che includeva per soli 3 mesi i risultati delle 3 banche

acquisite1
)

CET1 fully loaded all’11,42% nonostante l’impatto dell’allargamento degli spread sulla

riserva di valutazione dei titoli in portafoglio

(il dato non include utilizzi di DTA future e include pro-quota l’ipotesi di un dividendo)
Scendono di oltre 370 milioni rispetto al 31 marzo e di 405 milioni rispetto all’1.1.2018 i crediti
deteriorati lordi per attestarsi al 12,41% (11% proforma la cessione GACS recentemente

annunciata)

Tasso di recupero2

sui crediti deteriorati lordi dell’11% annualizzato.
Tasso di recupero sulle sofferenze del 5,9% annualizzato
(in ambedue i casi il 2trim conferma il positivo andamento del 1trim)

Costo del credito annualizzato a 57 punti base
Raccolta totale in crescita nel semestre dell’1,4% a 193,5 miliardi:
– Raccolta diretta a 95 miliardi (94,4 all’1.1.2018)
– Raccolta indiretta 98,5 miliardi (96,5 all’1.1.2018).

Performance particolarmente rilevante dei prodotti di bancassurance, passati a 24,2

miliardi (+12,2% vs 1.1.2018 e +6,5% vs marzo 2018)

Andamento in costante incremento del risparmio gestito attestatosi a 44,5 miliardi
(+1,4% vs 1.1.2018 e +0,8% vs marzo 2018) in un mercato particolarmente difficile, con

incremento delle quote di mercato

Impieghi in bonis3

in crescita nel semestre a 84,2 miliardi (+0,8%)

***
2trim2018 / 1trim2018

Sale del 4,7% (2trim/1trim2018) il margine d’interesse a 458,4 milioni:
contributo particolarmente positivo dell’attività di intermediazione con la clientela

(+15 milioni)4

1
I primi 6 mesi del 2017 includono le 3 banche acquisite a partire dal 1 aprile 2017. Si nota che nel primo trimestre del 2017 le 3
banche avevano riportato un risultato negativo e che quindi la loro inclusione pro-forma avrebbe portato ad un raffronto anno su anno
ancora più favorevole.
2
Calcolato come incassi / (stock crediti deteriorati lordi di inizio periodo + variazioni in aumento)
3 Voce 40. 2) dello Stato Patrimoniale consolidato riclassificato.

2

Buona tenuta delle commissioni a 400,6 milioni nonostante la volatilità dei mercati
Scendono ancora del 3,5% (2trim/1trim 2018) gli oneri operativi a 601,4 milioni

Utile del 2trim2018 a 91,2 milioni (117,7 nel 1trim2018)
Utile al netto delle poste non ricorrenti a 101,1 milioni (121 nel 1trim2018)

Default rate5

del 2trim2018 annualizzato all’1,48%

* * *

Bergamo, 3 agosto 2018 – Il Consiglio di Gestione di Unione di Banche Italiane Spa (UBI Banca) ha
approvato i risultati consolidati del primo semestre del 2018, che si sono chiusi con un utile di 208,9
milioni o di 222,1 milioni al netto delle poste non ricorrenti legate alla realizzazione del Piano
Industriale, che procede in linea e spesso in anticipo rispetto alle attese.
L’andamento economico del Gruppo
Nota metodologica
I risultati consolidati del Gruppo UBI includono, a partire dal 1 aprile 2017, le 3 Banche
recentemente acquisite. A causa della differenza di perimetro, non è quindi significativo il raffronto del
1 semestre 2018 con il 1 semestre 2017. I risultati del 1sem2018 sono consultabili in allegato.
Per contro, risulta più significativo il raffronto congiunturale trimestrale a perimetro omogeneo e in
regime di IFRS9 (2trim2018 rispetto al 1trim2018). Si procederà inoltre per completezza
dell’informativa ad un confronto con le risultanze del 2trim2017, contabilizzate ancora in vigenza dello
IAS39, ma riesposte per tener conto delle nuove classificazioni introdotte dal 5° aggiornamento, datato
22/12/2017, della Circolare Banca d’Italia n. 262/2005, applicabile a partire dall’1/1/2018.
I risultati economici del Gruppo
Il secondo trimestre del 2018 si è chiuso con un utile netto di 91,2 milioni (117,7 milioni di euro nel
1trim2018), confermando le tendenze positive, sia in termini di ricavi che di costi, rilevate nel primo
trimestre dell’anno. Il 2trim2017 si era chiuso con un utile di 629 milioni, fortemente influenzato
dall’inclusione del badwill per 612,9 milioni.
Al netto delle componenti non ricorrenti, l’utile netto del 2trim2018 si è attestato a 101,1 milioni (121
milioni di euro nel 1trim2018 e 43,7 nel 2trim2017).
Nel 2trim2018, il risultato della gestione operativa si è attestato a 310,1 milioni, in incremento sia
rispetto ai 302 milioni registrati nel 1trim2018 (304,6 nel 2trim2017) grazie alla crescita complessiva
dei proventi “core” (margine d’interesse e commissioni) e alla forte riduzione degli oneri operativi.
Nel dettaglio, i proventi operativi del 2trim2018 si sono attestati a 911,4 milioni di euro rispetto ai
925,1 milioni del 1 trimestre 2018 (940,8 del 2trim2017 che comprendevano circa 56 milioni non
ricorrenti legati alla vendita parziale del portafoglio HTM).
Nell’ambito dei proventi operativi, il margine d’interesse definito in base all’IFRS9 si è attestato a
458,4 milioni rispetto ai 437,8 del 1trim2018 e ai 398 – contabilizzati in base allo IAS39 – del
2trim2017, con le seguenti componenti:

4
Al netto degli impatto dell’IFRS9
5 Default rate: flussi lordi annualizzati da crediti performing a crediti deteriorati/ consistenze iniziali di crediti performing lordi (voce
40. 2) dello Stato Patrimoniale consolidato riclassificato)

3

– al netto degli impatti propri dell’applicazione dell’IFRS96

, il margine derivante dall’attività di
intermediazione creditizia con la clientela ha confermato per il 4° trimestre consecutivo il trend di
crescita progressiva, passando a circa 395 milioni dai 380 milioni nel 1trim2018, e dai 356 del
2trim2017, primo trimestre di consolidamento delle 3 banche acquisite.
Si conferma la riduzione del costo del funding, con un mark down rispetto all’Euribor 1 mese sceso
a -66 punti base nel 2trim2018 (era -72pb nel 1trim2018 e -87pb nel 2trim2017), consentendo allo
spread di risalire a 175pb7

nel 2trim2018 (rispetto ai 170pb del 1trim2018 e ai 167 del 2trim2017)

grazie anche alla stabilizzazione del mark up.
– il contributo delle attività finanziarie nel 2trim2018 è salito a 43 milioni circa, invertendo la
tendenza in riduzione registrata fino al 1trim2018 (39 milioni nel 1trim2018 rispetto ai 49 del
2trim2017). Il miglioramento è stato conseguito grazie ad un’attività di ricomposizione del
portafoglio titoli che ha peraltro comportato nel trimestre un’ulteriore contrazione delle consistenze
e la riduzione della sensitivity alla variazione degli spread.
– l’apporto al margine d’interesse dell’attività sull’interbancario, che comprende il TLTRO2, si attesta
nel 2trim2018 a -1,3 milioni rispetto agli 1,7 milioni del 1trim2018 e ai -6,9 milioni del 2trim2017.
Nel 2trim2018 le commissioni nette hanno dimostrato una buona tenuta, attestandosi a 400,6 milioni
rispetto ai 407,3 milioni del 1trim2018. Si riduce leggermente 2trim2018 su 1trim2018 il contributo dei
servizi legati all’attività in titoli (-2,7 milioni a 227,8 milioni), che vedono crescere le commissioni
legate all’attività di gestione dei portafogli (+7,5 milioni) mentre si sono contratte le commissioni
relative all’attività di collocamento titoli e di distribuzione di servizi di terzi (complessivamente -11,3
milioni) meno sostenuta nel 2 trimestre dell’anno. L’apporto delle commissioni relative all’attività
bancaria tradizionale (-4,1 milioni a 172,8 milioni) si è contratto in relazione alla cadenza dei
finanziamenti legati soprattutto all’attività di Corporate e Investment Banking, mentre risultano in
crescita le commissioni legate alla gestione dei conti correnti, ad incassi e pagamenti e alla monetica.
Per quanto riguarda l’apporto commissionale dell’attività bancaria tradizionale, esso è atteso
rafforzarsi nei trimestri a venire, in relazione a iniziative commerciali già avviate nella prima
parte dell’anno.
Nel confronto anno/anno, le commissioni del 2trim2018, pari a 400,6 milioni, si confrontano con il dato
del 2trim2017, pari a 410,5 milioni. La riduzione rispetto al 2trim2017 è da attribuire essenzialmente
all’uscita di UBI Intl, avvenuta nel novembre 2017 (-2,5 milioni), alla presenza di commissioni passive
su cartolarizzazioni effettuate a fine 2017, dovute a partire dal 2018 (-4 milioni), e all’insussistenza di
commissioni attive percepite su operazioni di finanza strutturata non ordinarie legate all’acquisizione
delle 3 banche presenti solo nel 2017 (-5,8 milioni) .
Il risultato dell’attività di negoziazione e copertura si è attestato a 18,5 milioni (33,7 nel 1trim20188
),

con i seguenti andamenti:
– il risultato netto dell’attività di negoziazione si è attestato a 22,5 milioni (12,8 nel 1trim2018)
– il risultato netto dell’attività di copertura è risultato negativo per 2,7 milioni (-1,5 nel 1trim2018)
– l’utile da cessione e riacquisto di attività e passività finanziarie si è attestato a 11,2 milioni (22,3
nel1trim2018)
– il risultato netto delle attività/passività valutate al fair value è risultato negativo per 12,6 milioni
(+0,1 milioni nel 1trim2018)
Si conferma solido il risultato della gestione assicurativa, riferito alle società apportate al Gruppo
dalla ex Banca Tirrenica, che totalizza 5,5 milioni nel 2trim2018 come nel 1trim2018 (erano 4,1 milioni
nel 2trim2017).

6
Impatti IFRS9 sul margine d’interesse. Nel 2trim2018: +35,5 milioni relativi a interessi su crediti (time reversal e svalutazione
interessi su inadempienze probabili), -13,4 milioni relativi a modifiche contrattuali che non determinano una cancellazione del
credito. Nel 1trim2018: +25,7 milioni relativi a interessi su crediti (time reversal e svalutazione interessi su inadempienze
probabili), -8,7 milioni relativi a modifiche contrattuali che non determinano una cancellazione del credito.
7
Trattasi di spread che non include i benefici del TLTRO2.
8
83,4 nel 2trim2017 non confrontabile con i trimestri 2018.

4

Il continuo controllo dei costi si è riflesso positivamente sugli oneri operativi, che sono scesi
costantemente al livello più basso dall’acquisizione delle 3 Banche, attestandosi a 601,4 milioni
rispetto ai 623,1 del 1trim2018 e ai 636,2 nel 2trim2017. Il calo è stato rispettivamente del 3,5%
trimestre/trimestre e del 5,5% anno su anno.
In particolare:
le spese per il personale ammontano a 374,3 milioni (-0,3% vs 1trim2018 e –5,5% vs 2trim2017) e
riflettono la strategia di esodi volontari, assistita al contempo da assunzioni di giovani risorse
qualificate, inclusa nel Piano Industriale. Nel 3trim2018 saranno verificate le compatibilità per la
firma di un nuovo accordo sindacale a conferma della strategia delineata;
nonostante l’inclusione di un contributo straordinario al Fondo di Risoluzione per 12,9 milioni, le
altre spese amministrative si sono ridotte passando a 186,6 milioni dai precedenti 205,9, che
includevano la stima del contributo ordinario annuo di 34,2 milioni al Fondo di Risoluzione. Nel
2trim2017, le altre spese amministrative ammontavano a 199,7 milioni.
Nel secondo trimestre dell’anno sono state iscritte rettifiche di valore nette per deterioramento
crediti verso la clientela per 140,5 milioni di euro, configurando un costo del rischio annualizzato9
di
61 punti base (117,7 milioni nel 1trim2018, con un costo del rischio di 51 pb, e 147,8 nel 2trim2017,
quest’ultimo non confrontabile con gli altri periodi in quanto contabilizzato in base allo IAS39 che
includeva nella voce riversamento del badwill).
La copertura dei crediti in bonis del Gruppo risulta elevata e pari allo 0,65%.
Le imposte stimate per il 2trim2018 ammontano a 55,6 milioni, configurando un tax rate del 35,7%
(32,6% nel 1trim2018 e 52,7% nel 2trim2017). In conseguenza della deducibilità fiscale completa degli
impatti della FTA dell’IFRS9 sull’utile 2018, si stima che non si configureranno nel corrente esercizio i
presupposti per la rilevazione contabile delle attività fiscali sulle perdite degli esercizi pregressi delle 3
Banche acquisite.
Infine, al netto di imposte e terzi, il secondo trimestre dell’anno ha registrato oneri non ricorrenti
relativi al Piano Industriale per circa 1,2 milioni rispetto ai 3,4 milioni del 1trim2018 e ai 13,9 del
2trim2017.

* * *

Gli aggregati patrimoniali
NOTA METODOLOGICA
Il commento che segue si riferisce alle situazioni contabili (30.6.2018, 31.3.2018 e 1.1.2018) che
recepiscono l’IFRS9 e l’applicazione del 5° aggiornamento della Circolare Banca d’Italia n. 262/2005.
Al 30 giugno 2018, i crediti netti verso la clientela10 si attestano complessivamente a 91,3 miliardi,
rispetto ai 91,6 del 31.3.2018 e ai 91 dell’1.1.2018.
All’interno dell’aggregato,
– i crediti netti in bonis risultano in costante leggera crescita da inizio anno, attestandosi a 84,2
miliardi (erano 83,5 all’1.1.2018), sostenuti dalla buona performance della nuova divisione
Corporate and Investment Banking (+1 miliardo dall’1.1.2018);
– i crediti deteriorati netti risultano in costante contrazione, passando a 7,14 miliardi dai 7,38 del 31
marzo 2018 a dai 7,45 miliardi dell’1.1.2018.
Più in dettaglio, per quanto riguarda l’evoluzione dei crediti deteriorati:

9
Calcolato come rapporto tra voce 130a (crediti verso la clientela) del Conto Economico consolidato riclassificato e la voce 40 2)
dello lo Stato Patrimoniale consolidato riclassificato, annualizzato
10 Voce 40. 2) dello Stato Patrimoniale consolidato riclassificato.

5

– lo stock11 di crediti deteriorati totali diminuisce in termini lordi di oltre 370 milioni a 12.008
milioni dai 12.379 del 31.3.2018 (e di 405 milioni rispetto ai 12.414 milioni all’1.1.2018).
L’incidenza dei crediti deteriorati lordi sul totale dei crediti lordi passa al 12,41% dal 12,74% del
31 marzo 2018 (era il 12,85% all’1.1.2018).
Proforma la cessione GACS recentemente annunciata, l’incidenza dello stock di crediti
deteriorati lordi scenderebbe all’11%.
La contrazione degli stock di crediti deteriorati in termini netti è stata di circa 241 milioni a
7.143 milioni dai 7.384 del 31.3.2018 (e di circa 305 milioni dai 7.448 milioni all’1.1.2018).
L’incidenza dei crediti deteriorati netti sul totale dei crediti netti passa al 7,82% dall’8,06% del 31
marzo 2018 (era l’8,19% all’1.1.2018)
La copertura totale dei crediti deteriorati è salita, includendo gli stralci, al 50,53% (era il
49,83% al 31.3.2018 e il 49,54% all’1.1.2018) mentre risulta, escludendo gli stralci, al 40,52% (era
il 40,35% al 31.3.2018 e il 40% all’1.1.2018).
In particolare, le sofferenze sono ulteriormente scese a 7.193 milioni in termini lordi, e a 3.473
milioni in termini netti (erano 7.340 e 3.519 all’1.1.2018), con una copertura inclusi gli stralci del
63,90% ed esclusi gli stralci del 51,71%.
– I nuovi flussi lordi di crediti da bonis a deteriorati hanno configurato nel secondo trimestre
dell’anno un default rate annualizzato pari all’1,48%, in ulteriore riduzione rispetto all’1,85%
registrato nel primo trimestre dell’anno. Sul semestre, il default rate annualizzato si attesta
all’1,67%.
– Nonostante la contrazione degli stock di crediti deteriorati, il Texas ratio12 sale al 101,4% per
effetto della riduzione, al denominatore, del patrimonio netto, impattato dalla negatività della
riserva di valutazione dei titoli in portafoglio a seguito dell’allargamento degli spread. La prima
cessione di sofferenze mediante cartolarizzazione annunciata in data 1 agosto è attesa ridurre tale
percentuale di circa 10 punti percentuali.
Al 30 giugno 2018, la raccolta diretta del Gruppo ammonta a 95 miliardi, e risulta in crescita sia
rispetto ai 94,2 miliardi del 31 marzo 2018 che ai 94,4 miliardi registrati all’1.1.2018.
Per quanto riguarda in particolare l’evoluzione della raccolta diretta nel secondo trimestre dell’anno:
– sale la raccolta diretta da clientela ordinaria a 78,9 miliardi (dai 78,6 del 31 marzo 2018) per
effetto di una ricomposizione virtuosa che vede la raccolta meno onerosa a vista (conti correnti e
depositi) crescere ancora a 66,7 miliardi (dai 64,6 del 31 marzo 2018) mentre si riducono le
obbligazioni collocate sulla clientela captive (-1 miliardo) a 8,4 miliardi – nonostante un’emissione
di circa 500 milioni effettuata nel corso del secondo trimestre dell’anno -, i depositi a scadenza e
residuali forme tecniche (-0,4 miliardi a 3,2 miliardi) e i certificati di deposito (-0,2 miliardi a 0,6
miliardi);
– sale la raccolta istituzionale a 16,1 miliardi13 (15,6 miliardi a marzo 2018), che include, oltre ai
consueti strumenti di raccolta, la prima emissione di Senior Non Preferred effettuata con valuta 5
aprile 2018 per 500 milioni, sotto programma EMTN.
La raccolta indiretta si conferma ancora in crescita progressiva a 98,5 miliardi dai 96,5 dell’1.1.2018:
– il risparmio gestito in senso stretto cresce a 44,5 miliardi dai precedenti 43,8 (+1,4%);
incrementano le quote di mercato del Gruppo (settore bancario) al 6,97% rispetto al 6,81% del
marzo 2018 e al 6,7% dell’1.1.2018.
– la raccolta assicurativa si attesta a 24,2 miliardi (+12,2%);

11 Vedasi tabelle allegate
12 Calcolato come Crediti deteriorati netti totali / ((patrimonio netto escluso l’utile e i terzi) – attività immateriali totali). Era 98,9% a
marzo 2018
13 Di cui covered bonds 10,7 miliardi (erano 10,6 al 31.3.2018) , EMTN 4,7 miliardi (erano 4,3), pronti contro termine per 0,7
miliardi (invariati).

6

– la raccolta amministrata ammonta a 29,8 miliardi (31 miliardi all’1.1.2018), impattata dall’effetto
performance che ha pesato sul semestre per -1,6 miliardi.
L’esposizione del Gruppo verso la BCE a titolo di TLTRO2 è pari a 12,5 miliardi di euro nominali.
Il profilo di scadenza contrattuale di tale esposizione TLTRO2, iscritta tra i “Debiti verso Banche” e
quindi non inclusa nella raccolta diretta, prevede il rimborso di 10 miliardi a giugno 2020 e 2,5 miliardi
a marzo 2021.
Il Gruppo continua a beneficiare della solida posizione di liquidità, con indici (Net Stable Funding Ratio
e Liquidity Coverage Ratio) costantemente superiori a 1, e uno stock di attività stanziabili
complessivamente pari, al 30 giugno 2018, a 30,5 miliardi di euro (di cui 15,6 disponibili) già al netto
degli haircut, e inclusi 7 miliardi di liquidità depositata presso la BCE .
Coerentemente con la strategia di de-risking perseguita nel Piano Industriale, le attività finanziarie14
del Gruppo si sono ulteriormente ridotte nel 2trim2018, raggiungendo al 30 giugno una consistenza di
15,7 miliardi di euro (16,9 al 31.3.2018 e 17,1 all’1.1.2018), di cui 9,9 miliardi relativi a titoli di stato
italiani (10,4 al 31.3.2018 e 11,4 all’1.1.2018). Si riduce la modified duration e la sensitivity alla
variazione degli spread.
Al 30 giugno 2018, il patrimonio netto del Gruppo, incluso l’utile, ammonta a 8.964.893 mila euro, in
discesa rispetto ai 9.300.846 mila euro del 31.3.2018 per effetto della contrazione della riserva di
valutazione del portafoglio titoli a seguito dell’allargamento degli spread.
Sempre al 30 giugno 2018, il CET1 di Gruppo si attesta all’11,78% phased in (ben al di sopra del
requisito SREP per il 2018, pari all’8,625%) e all’11,42% fully loaded (era rispettivamente il 12%
phased in e l’11,64% fully loaded al 31 marzo 2018). L’impatto negativo dell’allargamento degli spread
sulla riserva di valutazione del portafoglio titoli di proprietà (circa 56 punti base) è stato infatti
parzialmente compensato dalla quota di utile del periodo capitalizzata (al netto pro-quota di un’ipotesi di
dividendo) e dalla chiusura della shortfall a seguito di maggiori rettifiche (complessivamente circa 26
punti base).
Il CET1 non include alcun beneficio da utilizzo di DTA delle tre Banche acquisite. Si rammenta inoltre
che i crediti ai clienti propri delle 3 Banche acquisite sono ancora inclusi a modello standardizzato;
l’estensione del modello IRB è attesa nel corso del 2018.
Alla fine del primo semestre dell’anno, il Total Capital Ratio del Gruppo ammonta al 14,13% phased in
(era il 14,47% al 31.3.2018) e al 13,77% fully loaded (era il 14,13% al 31.3.2018).
Infine, al 30.06.2018 il leverage ratio del Gruppo si attesta al 5,37% phased-in e al 5,19% fully loaded.

* * *

Al 30 giugno 2018, la forza lavoro del Gruppo UBI Banca risultava costituita da 21.124 risorse rispetto
alle 21.228 risorse di fine marzo 2018 (erano 22.122 a giugno 2017, prima data di reporting dopo
l’acquisizione delle 3 Banche in Centro Italia).
A fine giugno, l’articolazione territoriale nazionale conta 1.812 sportelli. Si rammenta che a giugno
2017, prima data di reporting dopo l’acquisizione delle 3 Banche, il Gruppo contava 1.948 sportelli.

* * *

14 Somma delle voci 20.3), 30.3) e 40.3) – titoli dello Stato Patrimoniale consolidato riclassificato.

7

Dichiarazione del Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari
Elisabetta Stegher, quale Dirigente Preposto alla redazione dei documenti contabili societari di Unione di
Banche Italiane Spa attesta, in conformità a quanto previsto dal secondo comma dell’articolo 154 bis del
“Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria”, che l’informativa contabile
contenuta nel presente comunicato corrisponde alle risultanze documentali, ai libri e alle scritture
contabili.

* * *

Prevedibile evoluzione della gestione
Alle attuali condizioni di mercato, la graduale crescita del margine di interesse è attesa proseguire anche
nel secondo semestre 2018.
Si conferma una gestione prudente del portafoglio titoli governativi italiani, orientata alla riduzione
dell’esposizione.
Si prevede una sostanziale tenuta delle commissioni nette.
Proseguirà l’attento governo dei costi. Nel 3 trimestre 2018 saranno verificate le compatibilità per la
firma di un nuovo accordo sindacale volto a consentire ulteriori uscite in linea con le previsioni di Piano
Industriale
Si prevede di mantenere il trend di riduzione del costo del credito rispetto al 2017.
Infine, in aggiunta alla cartolarizzazione – assistita da garanzia statale – di un portafoglio di sofferenze
appena perfezionata, si prevede di realizzare una nuova operazione di cessione di sofferenze (senza
cartolarizzazione) entro fine 2018/inizio 2019, che andrà nel senso di consentire il raggiungimento di un
ratio di crediti deteriorati lordi inferiore al 10% in anticipo rispetto a quanto già comunicato. Entrambe le
operazioni risultano coerenti con gli scenari di vendita ipotizzati in sede di FTA di IFRS9.

* * *

Variazione data di approvazione dei risultati consolidati al 30 settembre 2018
Si informa che il Consiglio di Gestione si riunirà per l’approvazione dei risultati consolidati al 30
settembre 2018 in data 6 novembre p.v. anziché in data 8 novembre p.v., come indicato nel calendario
finanziario pubblicato a inizio anno.

Per ulteriori informazioni:
UBI Banca – Investor Relations – tel. +39 035 3922217
E-mail: investor.relations@ubibanca.it
UBI Banca – Media Relations – tel. +39 027781 4213 – 4938
E-mail: media.relations@ubibanca.it

Intervista a Victor Massiah, CEO di UBI Banca,
sui risultati semestrali – 3 agosto 2018

Dott. Massiah, sugli NPL avete appena annunciato un'operazione di cartolarizzazione con GACS, cui
seguirà un'altra operazione senza ricorso a cartolarizzazione, che si inseriscono comunque nella strategia
di privilegiare la gestione in proprio, con l'obiettivo di entrare nell'orbita single digit entro il 2019.  Ci
aiuta a ricostruire il percorso e  lo scenario?
Mi permetta innanzitutto di fare una premessa: noi, lo confermo, abbiamo una strategia di gestione interna
dei crediti problematici. Perché abbiamo confermato questa strategia? Perché i tassi di recupero che noi
stiamo vedendo sono alti e sono in miglioramento, e quindi sono un segnale della capacità della nostra
struttura di gestire internamente questi crediti. C’era peraltro la possibilità, che hanno colto tutte le
maggiori banche italiane, di approfittare della nuova applicazione del principio IFRS9 per fare una
operazione una tantum che dal punto di vista contabile permetterà di scaricare sulla componente
patrimoniale gli esiti di questa cartolarizzazione. Per noi è una azione composta da due fasi diverse. La
prima, che si è appena conclusa, sulla quale abbiamo prodotto un comunicato nella giornata di mercoledì,
riguarda la cartolarizzazione garantita dalle GACS. Questa cartolarizzazione ha, sostanzialmente, avuto un
rating elevato da parte delle agenzie, ed è in corso in questo momento la richiesta al ministero
dell’economia e delle finanze per le garanzie statali GACS. La seconda operazione sarà senza GACS, ma
sempre all’interno della “first time adoption” dell’IFSR9, e si dovrebbe concludere a cavallo tra la fine del
2018 e l’inizio del 2019. L’insieme di queste due operazioni e il buon ritmo che sta prendendo la gestione
interna, in termine di riduzione dei crediti lordi non performanti, ci dovrebbe portare nell’anno 2019 – e
forse anche in anticipo sulla fine del 2019 – a ridurre a cifra unica, “single digit”, il rapporto tra crediti non
performanti e impieghi totali. È questo un obiettivo ambizioso ma, come ho detto, più che raggiungibile,
che ci posiziona tra le migliori banche italiane in termini di questo rapporto e dà garanzie al mercato della
solidità e della tranquillità della gestione del nostro credito non performante.

La prima trimestrale del 2018 ha fatto registrare tutti segni positivi. E su tutte le componenti di esercizio.
Nel secondo trimestre, con le tre banche acquisite ormai pienamente incorporate in UBI e indicazioni
positive dall’utile, dai costi operativi, dai ricavi e dal costo del credito, possiamo ritenere consolidati
questi trend?
Innanzitutto tengo a precisare che sarebbe stato un vero peccato smentire tutti quei trend positivi e infatti
li abbiamo confermati. Complessivamente l’insieme di queste due trimestrali ci porta a fare una semestrale
che è la migliore degli ultimi dieci anni, ma che soprattutto si caratterizza per componenti non
completamente attese dal mercato, lo dico in termini positivi, ad esempio l’importante incremento del

margine di interesse, che non tutte le banche italiane hanno visto in questo semestre, e la componente di
tenuta delle commissioni in un contesto ambientale particolarmente volatile, come è stato quello del
secondo trimestre. Come da tradizione abbiamo eccellente controllo dei costi e anche il costo del credito
mi pare assolutamente sotto controllo, con un costo complessivo che è, diciamo così, sul primo quartile per
quanto riguarda la qualità. È ovviamente una performance che va tenuta nel tempo, ma ci sembra che ci
siano tutte le componenti per poterla mantenere, perché le tre banche che abbiamo acquisito ormai sono
perfettamente integrate all’interno del nostro Gruppo; certo esistono dei margini di miglioramento e sono
quelli che sostanzialmente ci permettono di guardare con una certa tranquillità al futuro, ma
complessivamente, diciamo così, la parte straordinaria della progettazione è stata completata e anzi io
vorrei ringraziare tutte le risorse che hanno contribuito a questo esito perché è stato conseguito in tempi
estremamente ridotti e con eccellenti risultati.

Come vede l’evoluzione della situazione economica in questi mesi?
I dati del secondo trimestre per quanto riguarda l’economia sono stati leggermente più deboli rispetto a
quelli del primo. Credo che questo derivi anche da una situazione di grande incertezza, che non è
attribuibile solo al contesto italiano, ma anche a questa “guerra dei dazi”, questa “guerra commerciale” che
si è aperta un po’ in tutto il mondo. Abbiamo visto delle situazioni particolarmente volatili anche qui, con
ipotesi di pesanti dazi tra Stati Uniti ed Europa che però, per fortuna, sembrerebbero andare a scemare
dopo l’accordo fra Trump e Junker, ma è comunque una situazione volatile. Se queste situazioni trovassero
un loro punto di atterraggio tranquillo io sono abbastanza ottimista: credo che, pur in un ciclo più
moderato, siamo comunque in un ciclo di crescita importante. È evidente che se invece si accentuassero
queste componenti di litigiosità questo in qualche modo avrebbe delle implicazioni non positive sulla
crescita complessiva. Ricordiamoci però che venivamo da anni di “zero virgola” e in questo momento siamo
un po’ preoccupati perché un 1,3 è diventato un 1,1. Io resterei ancora tranquillo su questi livelli.
Importante, evidentemente, avere di fronte a noi provvedimenti market friendly, quindi che incoraggino gli
imprenditori, le aziende a creare nuova occupazione, che è evidentemente una componente
importantissima per la crescita della nostra economia.

Avete appena lanciato una campagna pubblicitaria fortemente incentrata sulla "protezione" del cliente
con diverse soluzioni assicurative. Più ampiamente, siete stati i primi a lanciare una divisione che
concretizza la visione del Gruppo in tema di wealth e welfare. Quanto pesano oggi questi impegni per la
banca e quali evoluzioni vede nei prossimi anni?
Direi che ”non pesano”: sono degli investimenti importantissimi, sono determinanti per garantire quella
che viene definita la “crescita sostenibile”, sia nostra che dei nostri clienti. I nostri clienti vanno protetti.
Credo che la lezione dei dieci anni di crisi è che prima di pensare ad accumulare nuova ricchezza,

innanzitutto la ricchezza va protetta. Abbiamo, credo, tutti – privati e aziende – imparato quanto sia
volatile, quanto sia possibile distruggere anni e anni di lavoro in un attimo. Quindi ricordarsi l’importanza
della protezione è determinante, di nuovo, per la solidità complessiva e per la sostenibilità complessiva.
Sappiamo poi che viviamo in una comunità, in uno stato, che ha nel debito pubblico la parte più debole
della propria economia e conseguentemente che sul welfare ci deve essere anche un contributo della
componente privata, del mercato; noi abbiamo operato proponendo alla nostra clientela delle soluzioni
che vanno in tal senso e, devo dire, con palesi segnali di successo, come prima fase. Essendo un prodotto di
lungo periodo produce anche componenti reddituali nel lungo periodo.
Ma noi abbiamo dimostrato di essere pazienti durante la crisi, figuriamoci se non siamo pazienti durante la
crescita.