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Cangini e Fiori: «Ceroni ha ridotto Forza Italia ai minimi termini, noi la rilanceremo».

«Il dissennato sostegno alla candidatura Spacca alle scorse regionali ha diviso il centrodestra incoraggiando la crescita della Lega»

Forza Italia scompare? «No, anzi la rilanceremo al netto dei rancori e delle ambizioni frustrate di alcuni». E’ la sfida del senatore Andrea Cangini e del coordinatore nazionale degli enti locali azzurri, Marcello Fiori che non ci stanno alle critiche sull’attuale situazione del partito di Berlusconi nelle Marche. E, punto per punto, replicano e rilanciano. «Dopo tre lustri di gestione Ceroni -accusano i due big del partito azzurro- scientificamente tesa a scoraggiare ogni possibile ricambio e/o rafforzamento dei dirigenti politici del territorio, Forza Italia era ridotta ai minimi termini: 165 iscritti in tutta la regione, assenza di qualunque struttura di partito in città rilevanti come Ascoli. Al netto del dissennato sostegno alla candidatura Spacca alle scorse regionali, che ha diviso il centrodestra incoraggiando la crescita della Lega, i risultati elettorali sono stati coerenti con la qualità della gestione politica anche quando il Pdl veleggiava attorno al 40%.

Andrea Cangini

Basti ricordare le imbarazzanti amministrative 2016: un dato su tutti, a Jesi prendemmo l’1,2%». E giù con gli esempi: «A Falconara dicono sempre Cangini e Fiori- anche nella precedente tornata amministrativa, su richiesta di Brandoni, Forza Italia non era presente con il suo simbolo. Richiesta formulata anche in questa occasione e accolta dal precedente coordinatore. A Falconara Forza Italia conta 1 iscritto. Chi contesta i risultati delle ultime amministrative, farebbe bene a ricordare che nell’era Ceroni Forza Italia non ha mai neanche sfiorato la vittoria ad Ancona né a Grottammare o Porto S. Elpidio. Abbiamo invece confermato Falconara e vinto in 5 comuni più piccoli con raggruppamenti civici e di centrodestra. Attribuire a chi è appena arrivato l’ondata grillina o la ripartizione assurda dei collegi con le altre forze del centrodestra è un’operazione in chiara malafede e figlia di un evidente pregiudizio. Se Ceroni e i membri del coordinamento regionale non avessero giocato a favore degli alleati nell’attribuzione dei collegi, oggi Forza Italia avrebbe molto probabilmente un deputato e un senatore in più. L’ex senatore Saltamartini l’unica volta che è stato eletto fu nel 2008, quando venne candidato in Sardegna. Questa sua esaltazione del legame con il territorio deve essere perciò una folgorazione recente. Remigio Ceroni non si è “dimesso”, è stato rimosso. Aveva concluso accordi con le altre forze politiche del centrodestra marchigiano e fatto pervenire la sua proposta ai vertici nazionali di Forza Italia. La proposta, compresa la sua autoricandidatura sia nel collegio che nel listino senatoriale, è stata giudicata irricevibile. Di qui l’esautoramento. Negli anni, tanti anni, Ceroni ha ricevuto dal partito molto più di quel che ha donato: pur non avendo alcuna prospettiva politica, l’attuale opera di sabotaggio cui è voluto dedicare dice tutto di lui. Marcello Fiori -proseguono- non è mai stato nominato commissario né coordinatore di Forza Italia nelle Marche, ma ha avuto l’incarico di presentare le liste nel collegio di Marche nord per le Politiche (per Marche sud lo ha fatto l’onorevole Baldelli) e di presentare le liste nei 16 comuni dove si è andati al voto. Non aveva, perciò, il potere di intervenire sulla struttura del partito.

Marcello Fiori

In ogni caso, è stato candidato senza aver richiesto ulteriori paracadute o garanzie: non è scappato con le liste elettorali nella borsa come fece Ceroni». Infine la sfida per il futuro: «Il percorso di ricostruzione di Forza Italia nelle Marche, come del resto in tutt’Italia -concludono- sarà lungo e richiede un lavoro paziente e capillare di ascolto e coinvolgimento degli amministratori, dei dirigenti, dei cittadini, delle associazioni di categoria, del mondo delle imprese e del lavoro, delle organizzazioni di volontariato che da troppo tempo colpevolmente non viene fatto. Servono un’identità chiara e forte, un’organizzazione capillare, una rinnovata classe dirigente che faccia perno sugli amministratori locali che hanno consenso e rappresentano le aspettative e i bisogni della propria comunità. Questo è quello che intendiamo fare per rilanciare Forza Italia, al netto dei rancori e delle ambizioni frustrate di alcuni».