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Elisabetta Salvatori chiude la stagione di prosa del Teatro Misa di Arcevia

Sant’Anna di Stazzema, in Versilia, nell’estate del 1944 era un piccolo centro sulle Alpi Apuane, dove molti sfollati avevano trovato rifugio per scampare agli orrori della guerra. Un sabato mattina, in quel luogo protetto dalle montagne, tre colonne di nazisti guidati dai fascisti versiliesi, irrompono nel paese con brutalità inaudita: 560 persone vengono uccise in poco meno di tre ore, soprattutto donne e bambini.

La struggente ricostruzione degli ultimi momenti di vita degli abitanti prima dell’eccidio del 12 agosto 1944 è al centro dello spettacolo scena “Scalpiccii sotto i platani. L’eccidio di Sant’Anna di Stazzema”, monologo di e con Elisabetta Salvatori e Matteo Caramelli al violino, in scena sabato 28 aprile alle ore 21,15 al Teatro Misa di Arcevia. Lo spettacolo conclude la Stagione di prosa promossa dal Comune di Arcevia con la direzione dell’ATGTP Associazione Teatro Giovani Teatro Pirata.

In scena Elisabetta Salvatori, figura di riferimento del teatro di narrazione italiano, in una delicata rappresentazione di teatro civile, Un racconto vibrante e commovente, scritto e interpretato con estrema sensibilità e profondo rispetto, per ricordare i bambini, le donne e gli anziani vittime di questa tragedia, “null’altro rei che di aver chiesto a questi monti riparo dalle furie della guerra”

“La prima cosa che si incontra salendo a Sant’Anna di Stazzema – spiega la Salvatori – è una piazza grande, adibita a parcheggio. Una piazza smisurata in confronto a un paesino tanto minuscolo: è piazza Anna Pardini. E da questo nome, che è il nome di una bimba, comincia il ricordo. Comincia il racconto e si comincia a comprendere il significato del silenzio di Sant’Anna di Stazzema”. “Ho sentito l’esigenza di scrivere storie che mi appartenessero e che raccontassero la mia terra – prosegue – e così è accaduto anche con Sant’Anna di Stazzema. Quindici anni fa sono salita da sola in paese e senza contatti, per vedere l’effetto che mi faceva e la prima cosa che mi ha colpito è questo silenzio incredibile. Il paese parla di sproprio con il silenzio. Ho percepito il dolore che albergava in quelle strade e in quei luoghi, me lo hanno descritto i pochi sopravvissuti e ne sono stata risucchiata”.

Il testo dello spettacolo è stato scritto sulla base delle testimonianze dei pochi sopravvissuti, che all’epoca erano bambini o ragazzi: Ennio (risparmiato da un tedesco che sparò in aria), Marietto (testimone oculare della morte di sua madre), Leopolda (l’unica bambina sopravvissuta del girotondo), Cesira (la testimone più grande e sorella di Anna Pardini). Per scrivere la drammaturgia dello spettacolo è stato fondamentale attraversare il dolore degli altri, assaporarlo, e poi restituirlo con parole e suoni che non lasciassero scampo ad un nuovo e diverso dolore.

 

 

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