Conoscere le Marche
MARZO 2018 – n° 83 – Anno VII – Lettera Turistica del B&B “ La casa delle rondini “ di STAFFOLO (Ancona) – Marche – ITALIA
n
° 83 … per meglio conoscere le MARCHE
Il numero 82 de’ #informaamici.it è stato inviato a 2.300 indirizzi e-mail
Le Marche da scoprire
L’Italia in una regione
Parco Naturale Regionale
Gola della Rossa e di Frasassi
insieme alle Grotte
Patrimonio dell’Umanità
Essenzialità e
Spiritualità
Pagina 3 Essenzialità e Spiritualità
Due caratteristiche marchigiane
Pagina 4 Essenzialità e Spiritualità
Anche il paesaggio è essenziale
Pagina 5 Essenzialità e Spiritualità
La spiritualità monumentale
Pagina 6 Il Parco Naturale Gola della Rossa e di Frasassi
Il cuore verde delle Marche (racconto con immagini)
Pagina 7 Le Grotte di Frasassi – La scoperta
“Oh mio Dio!” Non credevo ai miei occhi
Pagina 8 Le Grotte e il Parco – Patrimonio dell’Umanità – la nostra campagna per il 2018
Quando nasce la leggenda di Frasassi – 2
Pagina 9 2018 – Anno del cibo italiano – Nelle Marche cibo e territorio
Antipasto del Mare Adriatico
Pagina 10 Personaggi
Una mostra in ricordo di Valeria Moriconi
Pagina 11 Per partecipare – a cura di Federica Micheli
A JESI nel mese di MARZO
Pagina 12 La casa delle rondini
Dal Balcone della Vallesina
Pagina 13 La teca dei ricordi – immagini e commenti dei nostri ospiti
Jesi – attorno al monumento a Pergolesi
Pagina 14 Noi per voi – le Aziende che ci fa piacere segnalare
La Bona Usanza
Pagina 15 # informaamici.it
La gerenza
Pagina 16 Noi per voi – le Aziende che ci fa piacere segnalare
Segnalazioni
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Anno VII – MARZO 2018 – n°83
In questo numero
Il tema del mese:
ESSENZIALITA’ e SPIRITUALITA’
nelle MARCHE
#informaamici.it
è il periodico d’informazione turistica del B&B
“La casa delle rondini”- Residenza di Campagna – di Staffolo in provincia di Ancona.
La periodicità è mensile ed è pubblicato sotto forma di “lettera turistica” inviata via e-mail a tutti gli ospiti
del B&B, gli amici della struttura e quanti non ci hanno negato il consenso circa l’utilizzo dell’indirizzo
email a cui inviamo la lettera turistica mensile.
Lettera Turistica Anno VII – MARZO 2018 n° 83 – Pagina 2
Nel ventunesimo secolo parlare di essenzialità e spiritualità può sembrare un
esercizio sterile ed improduttivo, tanto complessa, utilitaristica ed edonistica è
diventata la società in cui viviamo.
Ai più sembrano concetti ed aspirazioni privi di significato.
Eppure, noi siamo convinti che pur essendo uomini e donne di questo secolo,
quando ci interroghiamo circa l’essenzialità e la spiritualità, importante è il
punto di partenza di chi ha interesse ad indagare e molto spesso oltre la
disponibilità individuale ci sono dei luoghi capaci di sostenere ed alimentare
questa ricerca. Le Marche dispongono di questa caratteristica territoriale e
ambientale.
Santa Casa di Loreto
definita da Giovanni
Paolo II “ il primo San-
tuario di portata inter-
nazionale dedicato alla
Vergine e vero cuore
mariano della cristiani-
tà”.
Quello che altrove sembra impossibile nelle Marche
si può. E’ questa una regione ricca di storia, tradi-
zione, cultura ed arte, dove la spiritualità ha potuto
svilupparsi, nel corso dei secoli, in spettacolari con-
testi naturali ed urbani, che tuttora conservano un in-
discutibile fascino che sono portatori di sane rifles-
sioni. Spiritualità, quindi son solo a sfondo religioso,
ma una essenzialità e spiritualità a tutto tondo, nel
cui ambito, quella laica è ed è stata penalizzata in
quanto priva di reperti storici, a differenza di quella
religiosa che può vantare un ricco patrimonio monu-
mentale. Grazie alla sua conformazione e alla con-
siderazione come terra di transito, le Marche, grazie
alla riforma benedettina, sia cluniacense, sia cister-
cense che camaldolese, accolsero oltre ai tanti
pellegrini, figure di alta spiritualità quali San Ro-
mualdo e San Pier Damiani.Qui, Camaldolesi, Cister-
censi e poi Francescani costellarono il territorio di
monasteri, abbazie, conventi, alcuni dei quali aprono
oggi le loro porte a ospiti e visitatori come un tempo
le aprivano a pellegrini e viandanti. In particolare, già
nell’Alto Medioevo, il Piceno divenne terra d’elezione
dei monaci Farfensi e, nel XII secolo, i Cistercensi di
el ventunesimo secolo parla-
re di essenzialità e spiritualità
può sembrare un esercizio sterile ed
improduttivo, tanto complessa, utilita-
ristica ed edonistica è diventata la
società in cui viviamo. Ai più sem-
brano concetti ed aspirazioni privi di
significato. Eppure, noi siamo convinti
che pur essendo uomini e donne di
questo secolo, quando ci interroghia-
mo circa la essenzialità e la spiritua-
lità, importante è il punto di vista uni-
tamente alle condizioni ed al contesto
in cui si vive. L’essenzialità dell’oggi
si confonde, molto spesso, col super-
fluo, tanto che non a caso reputiamo
indispensabili anche tante cose di cui,
facilmente, potremmo fare a meno.
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Lettera Turistica Anno VII – MARZO 2018 n° 83 – Pagina 3
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Essenzialità e Spiritualità
Due caratteristiche marchigiane
N
di San Bernardo scelsero come sedi delle proprie
abbazie due località marchigiane, Chiaravalle nelle
campagne della Vallesina e Fiastra nella Valle del
Chienti. L’aspirazione all’essenzialità e alla spiritua-
lità rappresenta quasi una caratteristica della storia
della popolazione marchigiana, schietta e leale, che
nel corso dei secoli ha visto materializzarsi i suoi
valori in particolare nella semplicità e nella profon-
dità dei messaggi benedettino e poi francescano.
Le Marche hanno dato i natali anche a santi che
hanno segnato la storia e la cultura, facendo fiorire
centri spirituali lungo le valli marchigiane. Nelle Mar
che sono nati grandi ed illustri Papi, come Sisto V.
Ma su tutti i luoghi di culto marchigiani spicca la
Così come non ci aiuta il contesto in cui viviamo, come quello urbano o di conurbazioni urbane dove milioni
di persone sono costrette a gestirsi il proprio spazio vitale. Dove si è perso, anzi, per le giovani generazioni
non c’è mai stato un coerente rapporto con la natura. Ampi spazi, boschi, prati e tanto verde.
azzurro mare e tra cui sono poche le cime montuose
che oltrepassano i duemila metri. Un insieme armo-
nico di colline che per le rotondità di cui fanno sfog-
gio potrebbero essere facilmente paragonate alla
calda superficie di un corpo femminile. Questo pae-
saggio è capace di suscitare piacevoli sensazioni
specialmente quando è complice il Sole, la cui luce, i
cui raggi, sono capaci di fornire, nelle prime ore della
giornata, una scenografia mobile man mano che il
percorso sorgente della nostra stella la fa arrivare a
mezzogiorno, nel suo punto più alto. Scenografia
mobile che non è possibile ritrovare sia nei panorami
marini che terrestri di pianura e, a pensarci bene
nemmeno nei panorami montuosi. Sul mare ed in
pianura l’illuminazione è uniforme nei panorami
montani non c’è gradualità o c’è luce o ombra. Tra le
colline delle Marche rurali, nelle prime ore di una
giornata assolata, è possibile partecipare da qual-
siasi posizione ad uno spettacolo unico. L’ascesa
graduale del Sole illumina progressivamente i punti
più alti delle colline e, minuto per minuto, questo
campo illuminato si allarga. Se su quel colle c’è un
paesino si illumina prima il campanile della sua
chiesa e poi tutto il resto. Questo vale anche per le
colline circostanti e attraverso una successione di
immagini diverse, come se fosse una moviola, ci
viene proposto lo spettacolo. L’essenzialità paesaggi-
stica reca e mostra anche l’azione antropica che non
oltraggia lo sguardo. Quando nel panorama sono
compresi centri abitati, dai più grandi fino ai piccoli
gioielli urbani che sono i borghi medioevali, la visuale
non è mai monocromatica, dominata da quel tetro
colore grigio del cemento cittadino. La tavolozza cro-
matica del paesaggio marchigiano è molto ricca ed è
tale in qualsiasi stagione. Il colore che predomina è
sempre il verde, avvalorato dal colore giallo dei gira-
soli in estate e ritemprato dal colore ruggine delle fo-
glie appassite in autunno. Un paesaggio spettacola-
re che se percorso può, per ognuno di noi, diventare
il campo in cui esercitare una moderna spiritualità.
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Lettera Turistica Anno VII – MARZO 2018 n° 83 – Pagina 4
#informaamici.it … per meglio conoscere Le MARCHE La nostra Storytelling
anti anni fa abitavo in una grande città. L’ap-
partamento dove vivevo faceva parte di un
fabbricato di sette piani e la stanza da me occupata
disponeva di un balcone da cui si poteva solo vedere
l’interno di un cortile di un palazzo prospiciente più
alto di quello in cui io mi trovavo. Altra visuale non
era possibile, dirimpetto, si poteva vedere solo l’in-
sieme dei balconi di servizio, collegati con le cucine,
dove serrande e inferriate erano di un intenso color
verde bottiglia. Di prima mattina, quando mi alzavo e
mi avvicinavo al balcone per verificare le condizioni
atmosferiche davanti a me si presentava sempre la
stessa visuale: balconi vuoti. Qualche volta però si
poteva vedere anche una delle tante donne che
abitavano di fronte nel mentre riponeva qualche
rifiuto nel bidoncino della spazzatura che tenevano
fuori dalla cucina in un angolo del balcone. All’epoca
non era ancora in auge la raccolta differenziata.
Ebbene, la visuale era molto triste, sempre la stessa
dove nemmeno i colori ti aiutavano. Il colore dominan
Anche il paesaggio è essenziale
T
Essenzialità e Spiritualità
e era il grigio cemento degli intonaci che avevano
già perso il loro colore originale. Di mattina, quindi e
da quel balcone, nessuna sensazione. Nelle grandi
città, lì dove abitavo e altrove, “la visuale è corta”. Ti
puoi affacciare su un cortile, su una strada, su un
incrocio; se sei fortunato tra un palazzo ed un altro
puoi vedere qualche albero, immaginare un paesag-
gio con delle montagne e perfino il mare. In tutte
queste condizioni o situazioni non si potranno mai
provare le sensazioni che ho potuto assaporare da
quando vivo in campagna, tra le dolci colline dell’en-
troterra marchigiano, nelle Marche rurali.
Questo perché? Perché lo skay line, l’orizzonte di
queste terre non è orizzontale. Il paesaggio che lo
determina è molto particolare. Tanto che se dovessi
indicare una caratteristica delle Marche, questa non
potrebbe non essere che il “paesaggio”. Per il sem-
plice motivo che il paesaggio marchigiano non solo è
caratteristico ma è anche sinteticamente racchiuso in
una essenzialità tutta particolare. E’ costituito da un
morbido insieme di colline ben curate, lambite da un
no ebbe un’umile sepoltura, nella nuda ter-
ra, a sinistra della porta della chiesa; nel
1489 il corpo fu traslato in un’urna marmo-
rea fatta scolpire dalla sorella Paolina
Ferretti, che fu posta a fianco dell’altare
maggiore. Nell’occasione la famiglia Ferretti
commissionò al pittore veneziano Carlo
Crivelli la realizzazione del dipinto “Beato
Gabriele in estasi”(1), ambientato nei giar-
dini del convento, che venne posto nella
chiesa. Questo dipinto oggi si trova presso
fossero ricche e troppo ampie. Tornato dall’Egitto e
visto che essa era troppo grande, nel giro di qualche
anno la fece ridurre di dimensioni. Dal 1230 al 1323 la
comunità che l’utilizzò fu la sola famiglia france-
scana di Ancona. L’aumento dei membri della co-
munità e la loro stessa attività resero necessari am-
pliamenti sia per la chiesa che per il convento; i primi
lavori avvennero tra il 1422 ed il 1425, al tempo del
padre guardiano Gabriele Ferretti, appartenente alla
nobile e potente famiglia anconetana, le cui enormi
ricchezze egli abbandonò per seguire la vita mona-
stica. Fra’ Gabriele, oltre al nuovo dormitorio per i frati,
fece aggiungere un nuovo corpo alla chiesa, trasfor-
mando l’edificio preesistente in presbiterio; inoltre la
dotò di un portico antistante. Dal 1449 egli fu nominato
superiore del convento di San Francesco ad Alto, in-
carico che mantenne fino al 1452, dopo di che conti-
nuò a vivere nel monastero, dove rimase fino alla mor-
te, il 12 novembre 1456. Il 9 dicembre dello stesso an
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Lettera Turistica Anno VII – MARZO 2018 n° 83 – Pagina 5
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La spiritualità monumentale
Essenzialità e Spiritualità
artiamo dal capoluogo di regione,
la città di Ancona, per mostrare at-
traverso alcuni alcuni siti significativi, per
importanza storica e monumentale, una te-
stimonianza tangibile della spiritualità che
nei secoli ha trovato attuazione nelle Mar-
che. Stiamo per parlare della chiesa con-
vento: San Francesco Ad Alto di Ancona.
Secondo la tradizione, il luogo in cui la
chiesa fu eretta era stato scelto dallo stes-
so San Francesco nel 1219 anno in cui
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la National Gallery di Londra. Alla
fine del XV secolo venne aggiunta
all‘edificio un’abside ed una sacre-
stia; l’aula venne inoltre suddivisa in
tre navate da due file di colonne. I
lavori durarono nel tempo, perché si
hanno notizie su altri interventi ed
altre spese, relativamente tra gli an-
ni 1588 e1614. Nel 1520 il mercante
di Ragusa (oggi Dubrovnik in Croa-
zia) Luigi Gozzi, come segno di gra-
titudine per la città che lo aveva ac-
colto, commissionò al pittore veneto
Tiziano una grande, quasi sette me-
tri quadrati, pala d’altare da porre a
era ad Ancona per imbarcarsi per
l’Egitto. Il suo viaggio era motivato
dalla volontà di portare una parola di
pace in una terra funestata dalle lot-
te tra Cristiani e Musulmani. La
denominazione “Ad Alto“ sarebbe
tratta, quindi, dalle parole stesse del
santo di Assisi, che le pronunciò
mentre si trovava sulle banchine del
porto, indicando il colle Astagno
come luogo in cui erigere il primo
convento francescano di Ancona.
Inizialmente la chiesa era di dimen-
sioni ridotte: lo stesso Santo non
voleva che le chiese dei suoi frati
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San Francesco ad Alto: “l’Apparizione della Vergine”
(foto in alto, recentemente esposta a Milano a Palazzo Marini), capola-
voro del periodo giovanile del grande pittore e sua
prima opera firmata. Per la medesima chiesa Carlo
Crivelli dipinse un altro capolavoro “La Madonna col
Bambino”(2) oggi ospitato presso la Pinacoteca Civi-
ca di Ancona dove è anche custodita la “Pala Gozzi”.
A seguito dell’Unità d’Italia la chiesa venne sconsa-
crata e secolarizzata. Gli arredi, le sculture e i dipinti
vennero dispersi in vari luoghi della città.
Attualmente il complesso francescano è sede del
distretto militare.
Sempre in Ancona è possibile visitare una delle
chiese medievali più interessanti d’Italia, in cui lo
stile romanico si fonde con quello bizantino. E’ il
Duomo di Ancona dedicato a San Ciriaco che sor-
ge in una scenografica posizione alla sommità di
un colle da dove domina tutta la città e il suo golfo.
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Lettera Turistica Anno VII – FEBBRAIO 2018 n° 82 – Pagina 6
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Il Parco Naturale Gola della Rossa e di Frasassi
Inoltre, nel cielo del Parco
si possono vedere anche:
l’Airone cenerino e Nittico-
ra, Martin e Merlo Acquaio-
lo (passeriformi). Ancora si
possono incrociare il Bian-
cone, il Nibbio reale, il Gu-
Il cuore verde delle Marche … (racconto con immagini)
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Foto 1 : Vincenzo Mollaretti
Foto 2 : Marika Bonci
stralunato, l’emozione era fortissima! Mi guardai an-
cora : mio Dio quanto mi sentivo piccolo di fronte a
quella immensità! Il sogno, il sogno di una grande
scoperta si stava avverando. Dopo qualche istante
ripresi a calarmi, scendevo, scendevo, ma Maurizio
era sempre piccolissimo, lontano, il pozzo sembrava
senza fine. Finalmente arrivai! Maurizio ed io ci guar-
dammo negli occhi e poi cominciammo ad abbrac-
ciarci e a darci pacche sulle spalle. Superati i primi
momenti di incredulità ci guardammo intorno; dal
punto in cui ci trovavamo riuscivamo a intravedere
solo una parete del pozzo: distava circa una trentina
di metri, tutto il resto era buio fitto. In lontananza s’in-
travedevano dei debolissimi luccichii, in alto una de-
bole macchia di luce indicava il punto da dove erava-
mo partiti, impressionante! L’oscurità era impressio-
nante, le dimensioni erano impressionanti, tutto era
impressionante! Iniziammo l’esplorazione costeg-
giando verso il basso l’unica parete che vedevamo.
Ci muovevamo con prudenza perché il suolo era
molto irregolare. Man mano che scendevamo il ter-
reno diventava sempre più accidentato, le pietre si
erano notevolmente ridotte di dimensioni e non era-
no più conglomerate come prima; adesso al nostro
passaggio franavano rotolando verso il basso e il lo-
ro fragore rimbombava nell’ambiente. Procedevamo
affiancati, gli occhi puntati per terra, attenti a dove
mettevamo i piedi; scendevamo in silenzio, con mol-
ta attenzione e molto rispetto per la grotta, un passo
falso e le conseguenze avrebbero potuto essere ca-
tastrofiche. Improvvisamente mi accorsi che il terre-
no era completamente cambiato, non c’erano più
pietre e il suolo ora risplendeva e luccicava sotto l’ef-
fetto della luce. Gli occhi erano sempre rivolti a terra;
davanti a me vidi una piccola pozza d’acqua, all’o-
recchio mi giunse il caratteristico gorgoglio delle goc-
ce d’acqua che cadono e poco più avanti riuscii a in-
travedere la base di un qualcosa che però non ca-
pivo cosa fosse: era la base di una parete o che al-
tro? Lentamente sollevai lo sguardo verso l’alto,
sempre più su, più su … «Oh mio Dio!». Non crede-
vo ai miei occhi, forse stavo sognando. Eravamo
circondati, sì, circondati da un gruppo di stalagmiti gi-
ganti alte, non saprei, dieci, forse quindici metri!
Emozione, incredulità, stupore, gioia, non so cosa
stessi provando, non ero neppure sicuro se ciò che
vedevo fosse reale. Avrei voluto dire qualche cosa,
ma non riuscivo a pronunciare nulla, le parole erano
bloccate in gola, avrei voluto urlare la mia gioia, ma
niente. Mi girai allora verso Maurizio, lui si stava vol-
tando verso di me, i nostri sguardi s’incrociarono per
un attimo, ci girammo di nuovo verso le stalagmiti,
poi di nuovo a guardarci negli occhi. Nel suo volto,
bocca aperta e sguardo incredulo, mi vedevo come
in uno specchio. Ci fissammo, nessuno dei due riuscì
a pronunciare una sillaba, le parole non servivano,
non bastavano, i nostri sguardi erano un fiume in pie-
na, un turbinio di emozioni che gridavano più forti di
mille parole!
Fabio STURBA (scopritore delle Grotte)
l 10 ottobre 1971 eravamo di nuovo sopra l’Abisso
Ancona, scoperto la settimana prima; dopo il primo
tentativo fallito il 3 ottobre, questa volta quasi tutti i soci
del Gruppo Speleologico Marchigiano CAI di Ancona era-
no presenti e decisi a raggiungere il fondo. Maurizio ed io
eravamo stati scelti per quella prima esplorazione; per
decidere chi fosse sceso per primo, il 3 ottobre avevamo
tirato a sorte e la fortuna, con mio grande disappunto,
aveva scelto lui. Maurizio era già sceso e adesso toccava
a me. Stavo in piedi all’inizio dello scivolo che immetteva
nel pozzo, zaino in spalla, corda di sicura legata, discen-
sore ben posizionato sulla corda, ero pronto! Emozio-
nato, ma pronto. Iniziai la discesa, la corda era molto pe-
sante e lentamente raggiunsi il terrazzino dove lo scivolo
finiva. Mi fermai e mi voltai per dare uno sguardo giù di
sotto. Nel punto in cui il terrazzino terminava, le pareti la-
terali dello scivolo piegavano bruscamente di 90 gradi e
si perdevano nel buio: davanti a me un immenso mare
nero senza confini. Sentii il cuore pulsare, ma non per la
paura, no! Emozione, gioia, eccitazione, ansia di esplora-
zione, tutte queste sensazioni si fondevano in uno strano
cocktail. Guardavo, ma non vedo nulla, neppure la luce di
Maurizio. Superato il terrazzino mi ritrovai sospeso nel
vuoto. Guardai in basso, la scaletta e la corda si perde-
vano nel buio ma ora vedevo distintamente la piccola
chiazza di luce prodotta dall’acetilene di Maurizio, lui no,
a mala pena riuscivo a distinguerlo: era solo una piccola
ombra nel chiarore. Iniziai a scendere, lentamente; scen-
dendo tendevo a ruotare su me stesso, a ogni giro vede-
vo comparire e sparire, ritmicamente, una sola parete del
pozzo, quella più vicina illuminata dalla mia acetilene, le
altre erano fuori portata della luce. Parete, buio, buio,
parete, buio, buio … Ero giunto a circa metà pozzo, buio,
buio, buio, buio … dov’era finita la parete? Sorpreso, mi
fermai per guardarmi intorno; la parete, l’unica che ve-
devo non c’era più! Guardai verso l‘alto e capii: poco più
sopra la parete piegava bruscamente e si allontanava
fino a scomparire nell’oscurità. Non avevo più alcun pun-
to di riferimento intorno a me, ero completamente sospe-
so nel vuoto e immerso nell’oscurità! Istintivamente strin-
si la corda. Guardai verso il basso, il chiarore prodotto
da Maurizio era sempre lontanissimo, come se non mi
fossi mosso, guardai verso l’alto, a mala pena riuscivo a
intravedere il bagliore delle luci dei compagni rimasti so-
pra. Rimasi fermo, sospeso, continuavo a guardarmi in-
torno, il buio mi circondava, mi avvolgeva come un nero
mantello. Il cuore mi batteva intensamente, ero incredulo,
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Le Grotte di Frasassi – La scoperta
«Oh mio Dio!» Non credevo ai miei occhi
Qui di seguito proponiamo la cronaca della discesa nell’ ”Abisso
Ancona” da parte di uno dei due speleologi che per primi sono
scesi nelle Grotte di Frasassi. Il racconto è di Fabio Sturba che
insieme a Maurizio Bolognini affrontò l’impressionante buio che fino
a quel momento aveva nascosto un tesoro inestimabile.
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Lettera Turistica Anno VII – MARZO 2018 n° 83 – Pagina 8
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Quando nasce la leggenda di Frasassi – 2
P
arlado delle Grotte di Frasassi può risultare
strano corredare l’articolo con immagini di
girasoli, uno scorcio di un vigna ed una fotografia
che tra l’altro abbiamo già
pubblicato il mese scorso.
L’abbiamo fatto perché dob-
biamo presentare, in una for-
ma abbastanza sintetica, il
dottor Mario Marchetti cofon-
del Gruppo Speleologico Marchigiano,
primo scopritore delle GROTTE di FRASASSI e co-
lui che introdusse nelle Marche la coltivazione dei
Girasoli e della D.O.C Rosso Conero. Infatti, tra le
sue numerose affermazioni professionali per le qua-
li è considerato un grande ed affermato agronomo,
è importante ricordare che è stato cofondatore della
Doc Rosso Conero e soprattutto il suo primo imbot-
tigliatore nelle Marche. Non molti però sanno che
contribuì anche all’economico, positivo cambiamen-
to colturale e paesaggistico delle colline dell’Italia
Centrale perché, dagli anni 60′ introdusse, dopo
una ricerca agronomica cofinanziata dal Ministero
dell’Agricoltura e dall’Ente di Sviluppo Agricolo delle
Marche, la coltivazione dei girasoli. Marchetti è sta-
to un poliedrico personaggio amante della terra a
360 gradi; padre della moderna speleologia delle
Marche, è stato lo speleologo scopritore della
“GROTTA del FIUME” (28 giugno 1948), primo fon-
damentale elemento del Complesso carsico delle
Grotte di Frasassi. La sua opera ha contribuito allo
sviluppo economico della regione permettendo, ieri,
oggi e domani, la creazione di tanti posti di lavoro;
le Marche e Genga dovrebbero essergli riconoscen-
ti con un segno tangibile.
La storia, dopo la scoperta del 1948, continua
Trascorsi 23 anni dalla prima scoperta della Grotta
del Fiume effettuata da Mario Marchetti, alcuni gio-
vani riuscirono nella straordinaria impresa di entrare
all’interno di Monte Valmontagnana, la cima più alta
della Gola di Frasassi (930 m.) Infatti, sabato 25
settembre 1971, per merito dello scopritore Rolando
Silvestri, fu rintracciato un piccolo buco in parete
che si rivelò l’ingresso di quella meravigliosa cavità
oggi conosciuta da tutti come “Grotta Grande del
Vento di Frasassi”. I cinque speleologi di Ancona
che parteciparono alla spedizione, dopo avere veri-
ficato anche altre piccole aperture, si concentrarono
su di un buco trovato da Rolando Silvestri che si era
presumibilmente aperto per lo scivolamento del
terreno superficiale di riporto essiccato dalla calda
estate. Il foro sembrava una tana con un’entrata dal
diametro grande circa come un volante di una mac-
loro stava nella parte più interna ebbe un’immediata
sensazione di freddo dietro la schiena. Non finirono
di commentare il fatto evidente che il fumo delle
sigarette, fumate da due di loro, si stava disper-
dendo molto rapidamente nonostante l’entrata dall’-
esterno fosse molto piccola, quando tutti insieme
gridarono: “C’è circolazione di aria per differenza di
pressione tra esterno ed interno! La grotta ha una
prosecuzione molto grande! Con le sigarette ac-
cese, dopo avere aspirato una boccata di fumo
profondissima, spalancarono uno ad uno la bocca a
ridosso della parete più interna dove, constatarono
senza ombra di dubbio, che il fumo veniva disperso
violentemente a causa di un forte passaggio d’aria
che fuoriusciva da alcuni piccoli fori. Impazziti dalla
gioia concentrarono tutte le luci in quel punto e ve-
rificarono che la parete era completamente com-
posta da materiale di riporto fortemente compattato.
Iniziarono allora subito a scavare con tutte le loro
forze utilizzando i pochi attrezzi a disposizione. Co-
me si può immaginare nessuno era disposto a mol-
lare, l’eccitazione era alle stelle. Dopo una serata di
frenetico lavoro, verso le 22, sfondarono il diafram-
ma del fronte di paleofrana che ostruiva il “Pas-
saggio del Vento“. Nessuno riuscì ad infilarsi dentro
lo strettissimo buco che erano riusciti ad aprire.
All’interno non si vedeva quasi nulla, si scorgeva
solo una piccola porzione di parete anche perché il
vento era tornato a circolare in maniera così vio-
lenta che spegneva tutte le lampade ad acetilene e
quasi impediva loro di tenere gli occhi aperti. Solo
nel fine settimana successivo, Fabio Sturba riuscì,
strisciando, ad infilarsi in quello stretto passaggio
che poi disostruì permettendo agli altri di entrare nel
cuore della montagna e di vedere, primi uomini do-
po un milione e quattrocentomila anni dalla sua
creazione, il mondo fiabesco di Frasassi, uno dei
complessi carsici più grandi d’Europa e forse la
grotta più bella e spettacolare aperta al pubblico.
Giancarlo CAPPANERA (scopritore delle Grotte)
china e, dopo averlo liberato a mani nude dalla terra
e sassi che ne ostruivano l’angusto ingresso, i gio-
vani esploratori constatarono che era possibile
inoltrarsi direttamente all’interno della montagna.
Con molta difficoltà strisciarono dentro un ambiente
che, mano a mano, si allargò fino a diventare gran-
de poco più di una stanza.
L’entusiasmo in loro crebbe immediata-
mente e si misero subito a vedere se
esisteva una prosecuzione che però non fu
trovata, nella stanza non si apriva nessun
cunicolo percorribile. Intanto,era giunta l’-
Le Grotte e il Parco – Patrimonio dell’Umanità – la nostra campagna per il 2018
datore del Gruppo Speleologico Marchi-
giano.
Mario Marchetti – Il dottor MARIO MAR-
CHETTI (1913-1966),fu fondatore del
ora del pranzo, così, tutti
sudati e un po’ delusi, si se-
dettero appoggiandosi alle
pareti ai margini di quel
piccolo ambiente e chi di
l mese scorso nel presentare la tradizione della
cucina marchigiana ci siamo soffermati sugli an-
tipasti. Abbiamo descritto l’evoluzione dell’an-
tipasto nelle abitudini culinarie della gente delle
Marche e presentato una prima e semplice ricetta:
Crostini con fegatini di pollo.
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si svolge la “Sagra dei Garagoi”. I pescatori del po-
sto sono maestri nel prepararli, dopo averli “sbroc-
cati” e puliti con procedimenti tradizionali. Essi sono
gli autentici “maestri” di questo frutto di mare, la loro
abilità culinaria é unica. Volendoli cucinare a casa
forniamo di seguito la ricetta tipica.
Crocette o Garagoj in porchetta
Per quattro persone sono sufficienti un chilo e
mezzo di crocette o garagoj che devono essere
ben lavate e sbeccate, cioè rotte alle due estremità
per permettere al mollusco di fuoruscire agevol-
mente dal guscio. Si tritano poi una manciata di
finocchio selvatico ed un rametto di rosmarino da
far soffriggere a parte in tegame con olio e qualche
spicchio di aglio schiacciato. Dopo qualche istante
vi si uniscono le crocette, preventivamente lessate
e giustamente salate. Disposte in una pentola abba-
stanza larga si bagnano con del vino bianco secco
e si aspetta la sua evaporazione prima di aggiun-
gervi della salsa di pomodoro diluita con poco ac-
qua. Lasciare cuocere il tutto, a fuoco lento, per una
ventina di minuti. Generalmente si servono calde,
ma sono ottime anche fredde.
2018 – Anno del cibo Italiano – nelle MARCHE cibo e territorio
Antipasti del mare Adriatico
I
sizione anche dei gamberetti bolliti, questi, pestati
nel mortaio, potrebbero essere incorporati alla
polpa delle grancevole per rendere più sostanzioso
il contenuto delle coppette.
Conchiglie,
murici,
crocette o garagoj
Crocette in Ancona, gara-
goj a Marotta nel pesarese,
conchiglie o mùrici in italia-
no, stiamo parlando di un
mollusco marino della fami-
glia dei “Gasteropodi”, con
conchiglia robusta, rugosa
Qui di seguito, indugiando
nel capitolo degli antipasti ci
soffermiamo su alcuni anti-
pasti di “mare” partendo dal-
le “grancevole” in quanto
questi crostacei sono molto
apprezzate per il pregio del-
le carni ritenute dai buongu-
stai davvero eccellenti.
Le grancevole lunghe circa 20
cm. presentano una corazza pie-
na di protuberanze, mentre le
zampe ed il dorso sono coperti di
peli. Di colore bruno-rossiccio, la
grancevola va consumata preferi-
bilmente nel periodo compreso
tra gennaio e febbraio quando, è
più ricca di uova. La scelta deve
indirizzarsi verso gli esemplari
femmine, più piccoli e più polposi.
I maschi, più grossi e tozzi, hanno polpa piuttosto
scarsa, anche se molto saporita. La loro preparazione
oltre che abilità richiede tempo e pazienza; per ques-
to motivo è difficile trovare la grancevole al ristorante.
Quando si trovano costano care.
Grancevoleal limone
Le grancevole devono essere pulite ben bene con
acqua corrente adoperando una spazzola piuttosto
dura per eliminare ogni residuo di qualsiasi natura
insinuatosi tra i bitorzoli del carapace. Per la cottura
si possono scegliere due strade: la prima, immergen-
do le grancevole in acqua fredda salata e farle poi
bollire per 20 minuti, insieme a foglie di alloro,
pepe in grani, fettine di limone o qualche goccia di
aceto; la seconda, potrebbe essere quella di gettarle
(possibil-mente ancora vive) in una pentola di acqua
bollente, di farle cuocere per 10 minuti e di lasciarle
poi raffred-dare nello stesso liquido di cottura. Le
grancevole cot-te assumono color corallo e vanno
spazzolate una seconda volta, prima di essere
spaccate in due, pra-ticando un taglio circolare nella
parte superiore del carapace, che si deve aver cura di
non rompere ma di spolpare quanto più è possibile in
tutte le sue parti. La polpa va recuperata anche dalle
chele, che si posso-no schiacciare o tagliare. Lo
stomaco e le interiora si eliminano, mentre si tiene da
parte il corallo, che andrà unito a tutta l’altra polpa e
condito con olio, succo di limone, prezzemolo ed aglio
tritato, sale e pepe. Il composto ben mescolato andrà
poi distribuito nei gusci capovolti delle stesse
grancevole, da pre-sentare in tavola su foglie di
lattuga. Avendo a dispo-
e fornita di spine. Un frutto di
mare di grande prelibatezza a
cui va il merito di rendere più
gradita e stimolante la cucina
marchigiana. Il garagolo è un
è un mollu-
sco tipico
della costa
Marchigiana,
la lumachina
di mare, che
si pesca nella fa-
scia costiera adria-
tica a circa 8-10
chilometri dalla co-
sta nel tratto che va
da Ancona fino a
Rimini. A Marotta di
Mondolfo, in aprile
coperta da Eduardo e lanciata al cinema da Lattuada,
fu consacrata dal sodalizio con Franco Enriquez.
Aveva solo 26 anni, quando Eduardo in quel lontano 1957,
dopo un provino attraverso il quale aveva saggiato la giovane
attrice, poté affermare : “ ‘a piccirella va ‘bbene ” . A quel tem-
po Valeria, nel fiore della sua giovinezza aveva già acquisito
diverse esperienze non solo artistiche ma anche di vita, tanto
che potremmo dire che di acqua, sotto i ponti, ne aveva già
vista passare parecchia. Nata a Jesi dalla famiglia Abruzzetti,
aveva cambiato il proprio cognome appena diciassettenne,
quando impavida, innamorata e focosa era scappata di casa
per trasferirsi a Roma e diventare la moglie del pittore Aldo
Inaugurata il 2 Febbraio per concludersi il 30
Aprile 2018, presso il Teatro Pergolesi di Jesi è
fruibile una mostra allestita in ricordo di Valeria
Moriconi. Una selezione di costumi teatrali,
copioni, quadri, manifesti, foto, elementi scenici
e documenti appartenuti alla grande attrice,
scomparsa nella sua città natale, Jesi, nel 2015.
La mostra è stata allestita presso la Sala espo-
sitiva del Teatro Pergolesi ed è visitabile duran-
te gli spettacoli di prosa. I costumi e gli oggetti
che furono cari a Valeria sono conservati da al-
cuni anni presso il Teatro Studio a lei intitolato,
in Piazza Federico II, temporaneamente chiuso
per lavori di adeguamento alle normative di si-
curezza. Nei locali attigui al Teatro ha sede il
Centro Studi e Attività Teatrali Valeria Morico-
ni, istituito dal Comune di Jesi e gestito dalla
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Una mostra in ricordo di Valeria Moriconi
S
Fondazione Pergolesi Spontini. Il Centro inaugurato il 21 giugno 2007, ha
come dotazione il ricchissimo Fondo documentario di Valeria Moriconi, do-
nato dalle cugine dell’attrice, Adriana e Luciana Olivieri, interamente inven-
tariato e ordinato con il contributo del Rotary Club di Jesi e realizzato con
la partecipazione dell’allora Banca Popolare di Ancona. Il Fondo archivi-
stico di Valeria Moriconi è considerato uno dei più ricchi e accurati d’Italia,
con una selezione di copioni, manoscritti, corrispondenza, articoli, pro-
grammi di sala, video, pubblicazioni, quadri, manifesti, locandine, bozzetti,
foto, ritratti, costumi, elementi scenici e altri documenti. Il Centro Studi
“Valeria Moriconi” resterà fruibile su appuntamento per i numerosi studiosi,
registi, operatori, docenti e studenti universitari, museologi e amatori che
ogni anno giungono da tutta Italia per consultare il materiale conservato nel
Fondo e per approfondimenti relativi a ricerche, tesi di laurea, spettacoli
teatrali e pubblicazioni. Queste attività sempre possibili sono sospese per il
solo periodo di effettiva esecuzione dei lavori nelle sale che ospitano il ma-
Personaggi
Moriconi. Sebbene il matrimonio non sempre la rese felice, la giovane marchigiana non si perdette d’animo:
approdò al cinema con alcune parti che suscitarono immediatamente l’attenzione di De Filippo, scopritore di
talenti oltre che uomo dall’immensa cultura. Da allora, fu lui il suo mentore e tutore, il genio che la lanciò alla
ribalta della scena teatrale in quella sera del 26 aprile 1957 con un ruolo da prima attrice nella commedia
“De Pretore Vincenzo” e, più tardi, la scelse come coprotagonista per la produzione televisiva “Chi è cchiù
felice ‘e me”.
teriale dedicato all’attrice jesina. A noi piace questa definizione che Valeria fa del teatro: “Il teatro è quello:
la possibilità, con una canna di bambù, di raccontare lo spazio, di raccontare il mare, con una foglia di
raccontare un bosco, con una tela bianca di raccontare un matrimonio, la storia attraverso i movimenti del
corpo, piccoli oggetti. L’essenzialità ad un punto tale… alla semplicità più semplice… un mondo di immagini
che diventa più forte della parola. Valeria Moriconi“.
Per la mostra l’ingresso è libero, per informazioni rivolgersi alla Fondazione Pergolesi Spontini – Via Mazzini, 14 Jesi – Telefono:
0731.202944 – Email: info@fpsjesi.com.
MOSTRE
Fino a Domenica 18 Marzo
Orati : tutti i giorni 9,30 -13,00 / 15,30 -18,30
Strapaesaggi
Incisioni di Morandi, Bartolini, Ciarrocchi
CONCERTI
Domenica 18 MARZO, ore 17,30
Stabat mater.
In ricorrenza della morte di Pergolesi
Cristina Picozzi , soprano – Roberta Sollazzo, contralto
– Giulio Fratini, organo positivo.
Palazzo Honorati-Carotti, Via Posterma
Per informazioni: www.fondazionelanari.it
SPETTACOLI TEATRALI
Martedì 13 MARZO, ore 21,00
Miss Marple, giochi di prestigio
Regia di Pierpaolo Sepe.
Produzione Compagnia Gli Ipocriti
Teatro G.B. Pergolesi, Piazza della Repubblica
Per informazioni:
www.fondazionepergolesispontini.com
Venerdì 30 MARZO, ore 21,00
Rosalinda Franklin –
Il segreto della vita
Di Anna Ziegler. Regia di Filippo Dini.
Produzione Teatro Eliseo
Teatro G.B. Pergolesi, Piazza della Repubblica
Per informazioni:
www.fondazionepergolesispontini.com
EVENTI
Giovedì 1 MARZO , ore 16,00
Visita guidata della Casa Museo Colocci
Vespucci ; alle ore 17,00 stesso luogo
Visita in cornice. Visita guidata a cura dell’arti-
giano Virgilio Contadini alle cornici delle tele del-
la Casa Museo Colocci-Vespucci
La visita guidata della casa si replica nei giorni:
Sabato 17 e Domenica 18 MARZO, ore 16,17,18
Piazza Colocci 1 – Prenotazione Obbligatoria al n: 0731
538342 – Per informazioni : www.jesieventi.it
Da Venerdì 2 a Domenica 4 MARZO,
Coppa Italia 2018 Lega Nazionale Pallacanestro
OLD WILD WEST
PalaTriccoli – Per informazioni : www.jesieventi.it
Sabato 24 e Domenica 25 MARZO
Giornate Fai di primavera
Per informazioni : www.jesieventi.it
Domenica 25 MARZO, ore 15,45
Visita guidata alla città di Jesi: itinerario storico
artistico e monumentale sul tema della
predicazione.
Centro storico – Per informazioni: www.jesieventi.it
Domenica 25 MARZO , ore 17.30
I simboli esoterici nascosti nell’arte di Piero Della
Francesca: I misteri dei Montefeltro.
Relatrice: MONIA FRATONI – Chiesa San Nicolò – Corso
Matteotti – A cura dell’Associazione Culturale Euterpe –
Per informazioni: www.jesieventi.it
Domenica 25 MARZO, ore 21,00
Sacra rappresentazione passione
e morte di Gesù.
Parco del Ventaglio
A cura dell’Associazione Culturale dell’Arco
Per informazioni: www.jesieventi.it
Lettera Turistica Anno VII – MARZO 2018 n° 83 – Pagina 11
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Per partecipare – a cura di Federica Micheli
a … JESI nel mese di MARZO
Pagina a cura dell’UFFICIO TURISMO-IAT
del Comune di Jesi – Piazza della Repubblica
60035 Jesi (An) Telefono 0731.538420
E-mail: turismo@comune.jesi.an.it
Web site: www.turismojesi.it
www.comune.jesi.an.it – www.jesieventi.it
ORARIO INVERNALE
da martedì a sabato 10.00 – 13.00 e 15.00 – 18.00
La nostra è una sintetica presentazione di alcune manifestazioni che sono
organizzate a Jesi nel mese di MARZO 2018. Per l’insieme degli altri Concerti,
Spettacoli teatrali, Conferenze, Convegni a Jesi contattare L’UFFICIO
TURISMO-IAT del COMUNE di Jesi i cui riferimenti sono nel box sopra indicati.
Lettera Turistica Anno VII – MARZO 2018 n° 83 – Pagina 12
Nelle Marche Rurali
STAFFOLO (AN)
Bandiera Arancione
del TCI
Vieni nelle Marche rurali.
E’ l’emozione che non hai ancora incontrato
che ti sta chiamando.
Nelle Marche rurali tutto ti racconta dell’uomo
che ha lavorato e che tuttora lavora, della natura
che prepara lo spettacolo dei cuori, del passato
che ti regala questo ricco e meraviglioso
presente. Vieni. Porta la tua famiglia e le persone
a cui voi bene, porta il desiderio e il gusto,
perché l’esperienza, la cura e l’arte di questa
gente genera da sempre prodotti unici, tipici,
prove concrete della dedizione e dell’amore per
la terra che vivono.
“La casa delle rondini”
è nelle Marche Rurali
a Staffolo in provincia di Ancona.
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La casa delle rondini
“ Le Marche, l’Italia in una regione”
Per le tariffe del soggiorno 2018
consultare il nostro sito web :
www.ilcasaledellerondini.it
Q uesta pagina è un’ideale bacheca di ricordi dedicata e redatta dagli Ospiti che hanno soggiornato
presso “La casa delle rondini“. Vengono qui pubblicate le foto che ci sono state inviate e i giudizi
espressi su di noi. A tutti i nostri Ospiti che dispongono di immagini quale ricordo del loro soggiorno a
Staffolo, se vogliono, ci possono spedire delle foto scattate presso o nelle vicinanze del B&B. Non
chiediamo foto ricordo delle persone. Queste devono rimanere nell’ambito dello spazio protetto del
privato. Così come la scelta delle fotografie compete solo all’insindacabile giudizio dell’autore.
Ringraziamo in anticipo coloro che aderiranno a questa iniziativa in quanto con le immagini inviatoci
ricorderemo meglio i piacevoli momenti trascorsi insieme.
Inviare a e-mail : info@ilcasaledellerondini.it
In assenza di foto e giudizi inseriremo delle immagini redazionali del territorio Intorno al B&B
Lettera Turistica Anno VII – MARZO 2018 n° 83 – Pagina 13
La teca dei ricordi
Immagini e commenti dei nostri Ospiti
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JESI (An)
ATTORNO al
MONUMENTO a
PERGOLESI
Tra gli altri prodotti:
I legumi: i ceci (Varietà “Quercia” piccoli e saporiti).
I fagioli solfini (delicatissimi e cremosi) .
La zuppa di Cicerchia (già pronta, a base di
cicerchia con purea di fagioli e ceci).
La Farina di Granoturco Quarantino ottenuta da
un‘antica varietà a 12 file, macinata a pietra, è lieve e
vellutata (ottima per polenta e pasticceria)
La Sapa (nettare d’uva) antico dolcificante ottenuto
dalla bollitura prolungata del mosto fiore, ottimo per
guarnire dolci e dessert
L’Agresto salsa agrodolce nota sin dall’antichità, a
base di sapa ed aceto, molto versatile su carni,
insalate,ecc…
Le creme sono disponibili in due tipi:
Crema a base di Cipolla di Suasa e l’altra
Crema a base di Carciofo di Jesi (con agresto),
queste due ultime preparazioni rappresentano
un’idea sfiziosa per gli aperitivi
Nel sito de’ La Buona Usanza è possibile trovare
maggiori informazioni sui prodotti, con possibilità di
acquistare i legumi anche sfusi. A richiesta si può
ricevere materiale informativo sulla storia dei
prodotti, ricette e consigli per gli abbinamenti.
Si è sempre bene accolti presso la sede della coo-
perativa dove è possibile acquistare direttamente i
prodotti.
Lettera Turistica Anno VII – MARZO 2018 n° 83 – Pagina 14
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Noi per voi – le Aziende che ci fa piacere segnalare
La Bona Usanza
LA BONA
USANZA
Cooperativa Agricola
E’ una piccola cooperativa agricola che tratta alcuni produttori marchigiani con cui riportare sulla tavola i
sapori della memoria. Tra i prodotti della cooperativa “La cicerchia di Serra de’ Conti” ed il “Lonzino di
fichi” costituiscono due Presidi SLOW FOOD.
Nel territorio di Serra de’
Conti, in provincia di An-
cona, si coltiva con tecni-
che a basso impatto am-
bientale una varietà parti-
colare di cicerchia: piatta e
spigolosa, con colorazioni
In questo contesto territoriale, nell’entroterra mar-
chigiano, a di Serra de’ Conti, è operativa “La Bona
Usanza” che è una piccola cooperativa che riunisce
alcuni produttori marchigiani con cui riportare sulla
tavola i sapori della memoria salvaguardando le tipi-
cità gastronomiche del territorio e tutelando la biodi-
versità agroalimentare. Tra i prodotti che la coopera-
tiva tratta ci sono due PRESIDI SLOW FOOD; la
Cicerchia di Serra De’ Conti (antichissimo legume
a cui ogni anno è dedicata una festa) e il Lonzino di
Fico (un dolce povero, della tradizione contadina, a
base di fichi secchi, frutta secca e mistrà).
che vanno dal gri-
gio al marrone ma-
culato, con una
buccia poco coria-
cea e un gusto
meno amaro delle
altre varietà. Non
ha bisogno così di
tempi lunghi di am-
mollo bastano 8 ore
e solo 45 minuti di cottura. Queste caratteristiche la
rendono apprezzabile al gusto e adatta a piacevoli
ricette sia tradizionali che innovative. È un ingre-
diente particolarmente versatile: ottima in zuppe e
minestre, ma anche cucinata in purea o servita co-
me contorno dello zampone. Con la farina di cicer-
chie, inoltre, si preparano maltagliati e pappardelle.
Cooperativa Agricola
LA BONA USANZA s.c.a.r.l
Via Saragat, 21
60030 Serra de’ Conti (An)
Fax : +39 0731878568
Mobile : +39 3343229360
Email : info@labonausanza.it
Lettera turistica periodica del B&B – La casa delle rondini
Residenza di Campagna – Contrada Campagliano 5
60039 – STAFFOLO (Ancona) – Marche – ITALIA
Data inizio pubblicazione Maggio 2011
Telefono e fax rete fissa: 0731779777
Rete mobile: 3316019619 (Amelia) – 3397874700 (Antonio)
La nostra posizione GPS :
Latitudine 43.44330, Longitudine 13.18784 – ( N 043° 26.598, E 13° 11.270 )
Sito web: – www.ilcasaledellerondini.it
Info : Informaamici.it@gmail.com
Info : info@ilcasaledellerondini.it
Facebook : http://facebook.com/lacasadellerondini
Il numero 82 è stato inviato a 2.300 recapiti email
Il numero 83 – MARZO 2018
è stato chiuso il 26 FEBBRAIO 2018
ed è stato realizzato con la collaborazione di :
Giancarlo CAPPANERA, Amelia CATALANO,
Antonio GUARINO, Federica MICHELI, Fabio STURBA.
Foto di copertina di : Angelo BOTTAZZI
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La nostra storytelling : l’ informazione turistica ragionata
Lettera Turistica Anno VII – MARZOO 2018 n° 83 – Pagina 15
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I giudizi dei nostri ospiti al 28
di FEBBRAIO 2018 ci hanno
assegnato un punteggio di :
9,4 /10
https://www.fac
ebook.com/BB-
La-Casa-delle-
Rondini-
194425030579
720/?fref=ts
“ La casa delle
rondini”
è segnalata nella
“Guida ai sapori e
ai piaceri delle Marche”
de la Repubblica
Edizione 2017-2018.
A pagina 285
nella categoria
Agriturismi e Bed &
Breakfast – nel Comune di
STAFFOLO (An).
ECOSOSTENIBILITA’
“ La casa delle rondini ”
utilizza
ENERGIA PULITA
grazie al suo impianto
FOTOVOLTAICO.
Tutte le LAMPADE
del B&B, interne ed esterne,
sono a “Basso Consumo“.
Inoltre per la fornitura di
acqua CALDA sanitaria si
utilizza un moderno
impianto di
“SOLARE TERMICO“
Gli ospiti de’ “ La casa delle rondini “ possono accedere alla
Biblioteca presente nella residenza di campagna che è
composta da 1.585 volumi suddivisi in 28 sezioni così
suddivise :
ARCHEOLOGIA, ARTE, BIOGRAFIE, BRICOLAGE,
DIZIONARI E VOCABOLARI, ENCICLOPEDIE,
FANTASCIENZA, FILOSOFIA, GASTRONOMIA,
GUIDE, LETTERATURA, LIBRI SCOLASTICI,
LIBRI STORICI, NARRATIVA ITALIANA, NARRATIVA
STRANIERA, NARRATIVA PER BAMBINI
ORTO E GIARDINO, POESIA, POLITICA ED
ECONOMIA, RELIGIONI , SAGGISTICA,
SCIENZE, SPORT, STORIA, TEATRO, TECNOLOGIA
TURISMO e VARIE
Staffolo
Lettera Turistica Anno VII – MARZO 2018 n° 83 – Pagina 16
OLIO EXTRAVERGINE
DI OLIVA
Via Ludovico Ariosto,9
60030 Maiolati Spontini (An)
BIGI ANDREA
Azienda Agricola
CARBONETTI
Azienda Agricola
BIRRA AGRICOLA
Via Aldo Moro ,9 60038
San Paolo di Jesi (An)
339 1524321 Punto vendita:
60039 Staffolo (An) Via Martin Luther King
info@birraagricolabigiandrea.it
www.birraagricolabigiandrea.it
0731 704408 – 339 1386355
info@oliocarbonetti.it www.oliocarbonetti.it
SIMONETTI
DINO
Azienda Agricola
GIORGIO
POETA
Azienda Agricola
Azienda Agricola Simonetti Dino
Via Castellaretta n.8 – Staffolo (AN)
Tel./Fax +39 0731 779264
Mobile – Michele : +39 339 63 55 294
Mobile – Mirco :+39 366 14 53 400
Emaill : vinisimonetti@libero.it
Web site : www.verdicchiostaffolo.com
Azienda Agricola Giorgio Poeta
Sede legale -Via Dante 71/E – Fabriano (An)
Laborat. : Via Santa Croce 65 – Fabriano (An)
Tel. +39 0732 041982