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Passione e Morte di Gesù Cristo

Sabato 24 febbraio a Jesi si terrà il primo di una serie di incontri programmati per
la quaresima 2018 in diverse località delle Province di Ancona e Macerata. Con
inizio alle ore 17,00 presso il Teatro il Piccolo in via San Giuseppe, verrà
presentato il libro “Passione e Morte di Gesù Cristo nei dialetti italiani” edito nei
quaderni del Consiglio Regionale delle Marche, con la partecipazione di alcuni
attori dialettali che leggeranno brani del vangelo di Marco e poesie ispirate al
tragico epilogo della vita di Nostro Signore conclusasi sulla colina del Golgota,
appena fuori dalle mura di Gerusalemme.
Con il coordinamento di Beatrice Testadiferro, aprirà l’evento una relazione di
Don Giuliano Fiorentini, Parroco di San Giuseppe, incentrata sulla particolarità
del Vangelo di San Marco che si differenzia del racconto degli altri Evangelisti.
Seguirà la lettura del capitolo 15 nei dialetti di Ascoli Piceno, Macerata, Jesi e
Fano. L’autore del libro Manlio Baleani illustrerà la ricchezza degli idiomi italiani
che vanno dal Patois valdostano al Logodorese sardo, passando ovviamente per la
nostra Regione presente con quattro poesie nella parlata popolare di Ancona,
Porto Recanati, San Severino Marche e Senigallia. Degna conclusione
dell’avvenimento sarà la lettura di un brano inedito dal titolo significativo: Disma
il primo dei redenti sulla croce.
La scelta degli organizzatori di iniziare da Jesi è suffragata dal fatto che nella
stessa cittadina si tiene ormai la tradizionale rappresentazione della Passione al
Parco del Ventaglio la sera della Domenica delle Palme. Manifestazione che viene
citata nello stesso libro che, in appendice, presenta i riti popolari della settimana
santa che si svolgono nelle ragioni italiane.
L’invito è rivolto a quanti vorranno ascoltare nella lingua del popolo ciò che visse
il Signore. Dal dramma del tradimento e l’abbandono dei suoi fino alla furia cieca
di un popolo sobillato dai suoi capi e la conveniente neutralità delle autorità
imperiali. Per concludersi con il grido di dolore che si leva alle tre del pomeriggio
di una cupa primavera di due mila anni fa.