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Rancore vs generosità – La spinta gentile contro la disaffezione

“Non si è distribuito il dividendo sociale della ripresa economica e il blocco della mobilità sociale crea
rancore”;
Rapporto Censis 2017
Hanno soprannominato il XXI Secolo come il ‘tempo del rancore’, la crisi che ha morso l’economia non ha
solo assalito le economie delle famiglie, ma ha disgregato il tessuto sociale vero e proprio. La dissoluzione
dei partiti politici tradizionali ha tolto i punti di riferimento che facevano da calmiere, la sparizione del
posto fisso, l’avvento di un precariato che è quasi fortuna rispetto alla disoccupazione. La crescente fuga
dei giovani verso lidi esteri, l’immigrazione cialtronescamente cavalcata da varie parti, la distruzione del
ceto medio o perlomeno il timore di poterlo perdere da un momento all’altro, hanno creato un popolo di
rancorosi.
Stando al rapporto Censis sono 7 persone su 10 concentrati tra giovani e poveri, con una diffusa paura
verso gli immigrati, benché gli sbarchi siano fortemente calati, soprattutto tra le casalinghe (72%), i
disoccupati (71%) e gli operai (63%). Debordante la sfiducia nella classe politica, più di 8 italiani su 10 non si
fidano più dei partiti, e nemmeno nelle istituzioni e nella democrazia stessa, che non funziona bene per 6
italiani su 10. La parte più ‘ignorante’ e meno acculturata ed informata della società, dove non casualmente
ha fortemente attecchito la brexit e la tragedia Trump, la campagna inglese ed i farmer del midwest.
All’estremo opposto potremmo mettere idealmente il Nobel all’economia Richard Thaler ed il suo nudging,
la spinta gentile, l’accompagnare i cittadini con dolcezza verso le decisioni prese dai governi invece di
ricorrere all’autoritarismo. Rancore contro gentilezza, le due facce di una stessa medaglia verrebbe da dire.
Ma guardando questi due fenomeni si osserva sempre un fenomeno di masse di individui, che si muovono
all’unisono, ma sempre di singole persone si tratta. Le scelte ed i modi personali sono quelli che poi
diventano movimenti collettivi.
Ma quando si criticano i comportamenti altrui, ci si sofferma mai a considerare i propri? Quale è stata
l’ultima volta che avete fatto ‘qualcosa’ per ‘altri’? Presumibilmente le persone più care ed a voi più vicine?
Non quello che voi pensate sia il meglio per loro, senza porsi il dubbio se sia ‘veramente’ quello che
desiderano. Perché magari i vostri interlocutori vi hanno fatto capire cosa desiderano, ma se questo non
corrisponde ai vostri desiderata fate il piccolo sacrificio di accontentarli? Perché è su queste distonie che
nasce e si alimenta il rancore, sul comprendere che ciò che viene fatto per voi in realtà non è fatto per chi
riceve, ma per chi dona. Si fanno aderire i propri desideri a quelli di chi si vuole omaggiare, ma difficilmente
questi ne sarà contento, anzi, si chiederà perché non gli avete ‘donato’ quello che volevano. Che sia pigrizia,
menefreghismo, o semplice cecità, il rancore attecchirà con forza.
MAURIZIO DONINI