Bce e gli altri – la governance europea
Italians dream that the Ecb will make their life easier than the Bundesbank does now… The new central
bank is certain to establish itself at the outset as a direct continuation of the German central bank.
Rudi Dornbusch
La frase riportata dal grande economista tedesco, è stata poi in parte smentita dallo spoiler in favore di
Mario Draghi, ma non cambia l’essenza del problema della governance europea. Tralasciando la BEI e gli
organi di giustizia, la struttura politica della UE si fonda su tre pilastri fondamentali, il Parlamento Europeo,
il Consiglio dell’Unione Europea, la Commissione UE, poi c’è la BCE.
Se andiamo nel dettaglio vediamo come in realtà l’unico organo con veri poteri esecutivi sia la BCE, che è
anche l’unico organo non eletto. Il Parlamento in realtà ha pochissimo potere, si limita ad approvare le
proposte della Commissione, teoricamente può sciogliere la stessa Commissione, ma in realtà si tratta più
di una ipotesi che di una reale possibilità. Il Consiglio della UE è composto dai ministri nazionali competenti,
si occupa di tutte le materie importanti, dagli esteri alla sicurezza, ma anche qui siamo di fronte più a buoni
propositi che a reali poteri. Le decisioni importanti devono essere prese non a maggioranza, ma
all’unanimità, e questo già blocca praticamente qualunque iniziativa stante l’attuale numero ed
eterogeneità della Comunità. Aggiungiamo che in realtà nessuno dei campi di azione è nei ‘veri’ poteri del
Consiglio, nessuno stato membro ha delegato la politica estera e la sicurezza alla UE, non esiste una difesa
comune, e mrs. Pesc, la signora Mogherini, posta a suo tempo in quel ruolo da Renzi per liberare la
poltrona degli esteri a Gentiloni, ha la stessa importanza di un fermaporte in assenza di vento.
La Commissione è l’organo decisionale della UE, ma la sostanza è che si occupa di ordinaria
amministrazione, di controllare il rispetto delle norme ed iniziare le eventuali procedure di infrazione,
distribuire i fondi. Ma in tutti questi casi i tempi sono biblicamente lunghi il che toglie efficacia all’azione di
governo, una procedura di infrazione va a concludersi dopo anni, e magari ci sono ricorsi alla Corte di
Giustizia.
Resta la BCE, che sotto la guida di Mario Draghi, ha conquistato una autorevolezza sconosciuta alle
precedenti gestioni. E’ un organo collegiale che in realtà risente della guida del governatore in carica, ma
comunque prende decisioni assolutamente indipendenti dai governi degli stati membri e le sue azioni
hanno effetto immediato sulla finanza e quindi sulla governance europea. Basti pensare come con poche
parole il governatore Draghi stroncò la speculazione (il famoso bazooka) ai danni del nostro paese e gli
effetti del Quantitative Easing nelle politiche degli stati europei.
Quanto esposto evidenzia come ci sia un problema fondamentale nella governance europea, il peccato
originale di pensare che la moneta unica (nel caso dell’Eurogruppo) ed una politica monetaria unificata,
portassero all’Unione politica e sociale vera e propria. Gli egoismi nazionali hanno impedito che si arrivasse
ad una politica estera unica, ad una difesa comune, a bilanci e sistemi fiscali congrui e compatibili, condivisi
e non in concorrenza. Se si vuole arrivare a creare, o meglio ricreare, un sentire comune europeo si dovrà
fare ben altro che limitarsi agli acquisti di titoli da parte della Banca Centrale Europea.
MAURIZIO DONINI