“Il futuro è oggi”
“L’ipocrisia è il migliore omaggio che il vizio offre alla virtù” declamava La Rochefoucald tra le
sue massime, un aforisma che rende l’idea di quello che pensatori, filosofi e sociologi, con in testa
l’inglese Roger Scruton che ne ha coniato il nome, hanno denominato “Il XX Secolo, secolo del
risentimento”.
Un XX Secolo che viene dopo un ‘900 di delusione e depressione e che racchiude il desiderio di
vedere conformarsi i vicini alle nostre aspettative. Nietzsche affermava che il socialismo è
risentimento, per il controverso, quanto provocatore e iconoclasta filosofo conservatore Roger
Scruton si tratta degli anarchici contro i ricchi, del risentimento dei nazisti verso il successo
materiale degli ebrei, Stalin contro il sistema, le frange estremistiche dell’islam contro tutto quello
che rappresentano gli Stati Uniti. E’ la contrapposizione deontologicamente retorica tra sinistra e
destra post-tangentopoli e vicende berlusconiane seguenti che fanno sconfinare l’azione
moralizzatrice di una politica alla deriva verso una forma di puritanesimo estremo.
Il risentimento è il risultato di una serie di frustrazioni che impediscono alla persona di raggiungere
gli obbiettivi voluti o prefissati, generando una forma di invidia data dal sentirsi bloccati nel
perseguimento delle proprie aspirazione che porta gli attori in gioco a trovare conforto in una forma
di risentimento estremo.
Nel pensiero di Nietzsche viviamo in un insieme di società votate al risentimento, dove il bisogno e
la mancanza di vendetta rientrano verso il soggetto sotto forma di risentimento. Ma perché
definiamo questo XX Secolo come il Secolo del Risentimento? Se non possiamo essere d’accordo
con Scruton quando vuole assolvere sua emittenza Silvio Berlusconi dalle accuse di amoralità
affermando il suo diritto alla privacy; dimenticando lo stesso docente di St.Andrews la sostanziale
differenza tra essere un privato cittadino con i suoi vizi e virtù ed il rappresentante di un popolo che
non è detto voglia essere iconizzato con il bunga bunga piuttosto che con il mandolino.
Ma sicuramente possiamo concordare con Scruton quando afferma che “Se non ci facciamo più
quattro risate è colpa del politicamente corretto”, il che tradotto in soldoni vuol dire che il risentimento nasce
dalla litigiosità che permea le italiche tribù. Ricordiamo che siamo statisticamente il popolo più rissoso
del mondo occidentale se non del mondo stesso, tanto è vero che abbiamo il triplo di avvocati del
Regno Unito e quasi il doppio della Francia, numeri che non possono solo attribuirsi alla viscosità
delle leggi prodotte dai nostri improvvidi rappresentanti parlamentari.
Se su molte vicende, che alla fine rivestono poca importanza nel moto rotatorio terrestre che fa
correre la nostra vita, usassimo il sorriso e l’ironia invece della querela e delle denuncia non
faremmo probabilmente da argine all’onda di risacca del risentimento?
Sempre Scruton scrive che “i censori lavorano sodo, privando l’umanità del suo modo più naturale
di disinnescare i conflitti, e imponendo a tutti noi un tipo di deferenza apprensiva e cavillosa che, in
verità, è assai più vicina all’ostilità di qualsiasi battuta scherzosa”.
E’ il risentimento che nasce nei tanti moralisti progressisti liberatori che animati dal desiderio di voler
decidere un nuovo ordine, hanno preso il posto della rabbia provocata dagli antesignani antidemocratici
illiberali. Due opposti che portano allo stesso risultato, il trionfo del risentimento e da qui la volontà mutuata
dalla Rivoluzione Francese di una égalité votata religiosamente al conformismo di essere tutti citoyens, del
desiderio che gli altri si adeguino alle nostre aspettative.
Pensate forse che siano pensieri astratti? Se guardiamo anche solo alle vicende politiche ultime avvenute
quanto risentimento si è creato nel PD rispetto al Movimento 5 Stelle per l’aspettativa mancata di una
adesione dei “grillini” ai desiderata del loro partito? Come vedete tutto trova applicazione nella realtà, ricchi
contro poveri, partiti contro altri partiti, vicini contro condomini, se le risposte attese non sono politically
correct provocano risentimenti e diatribe invece che sorrisi e battute. E’ la scoperta che siamo intrisi di
paure, angosce ed ossessioni e che il futuro tanto atteso è oggi e non è quello che ci aspettavamo, i nostri
sogni traditi e infranti sull’altare di un secolo pregno di una modernità ottenuta con lacrime e sangue.
Per finire riprendiamo ancora il nostro amico-nemico Scruton quando afferma che “Il perdono e l’ironia
hanno reso migliore l’Occidente e adesso possono salvarlo”, una bella risata a volte può essere più efficace
di un ennesimo litigio.
MAURIZIO DONINI