Attualità a cura di Maurizio Donini

La distruzione creativa per un nuovo inizio

La distruzione creativa (in tedesco schöpferische Zerstörung), anche nota come burrasca di
Schumpeter, è un concetto delle scienze economiche associato dagli anni cinquanta all’economista
austriaco Joseph Schumpeter, che l’ha derivato dal lavoro di Karl Marx rendendola popolare come
teoria dell’economia dell’innovazione e del ciclo economico. (Wikipedia)
Autodistruzione da sovrapproduzione? Fine di una grande ricchezza per alimentare nuove
opportunità? In tanti si sono dedicati alle varie contaminazioni di questa teoria, Charles Darwin vi
si approcciò dal punto di vista naturalistico, ricordando come l’estinzione di una specie sia causata
della nascita di nuove forme di vita. La distruzione è spesso mutata come forma di arte, potremmo
ricordare l’impatto dei chitarristi rock degli anni ’70 quando distruggevano i propri strumenti di
fronte a folle adoranti, per arrivare all’estremismo di Jimi Hendrix che la bruciò sul palco.
Abbiamo assistito alla distruzione dei supporti musicali fisici a seguito della creazione dell’ascolto
in streaming; parimenti l’estinzione della stampa cartacea a favore degli e-book; ognuno può
apprezzare o condannare questi fatti, ma è indubbio che siamo di fronte a una distruzione che ha
dato origine a nuove forme di arte. La crisi economica del 2008, il disastro ecologico che stiamo
vivendo nell’epoca moderna, per ultimo la pandemia da covid-19, hanno distrutto larghe parti di
economia, ma hanno portato alla creazione di economia ESG, di players che vivono e operano nel
virtuale, di una nuova anima green. Posti di lavoro persi e aziende sparite da una parte, nuovi
impieghi e start-up dall’altra, distruzione e creazione accomunate in un unico sistema connesso.
Gli esempi si sprecano, la Eastman Kodak è fallita dopo essere stata la progenitrice della fotografia
a seguito dell’introduzione del digitale, non ha saputo darwinianamente adattarsi, ma molte
nuove aziende sono nate sfruttando le possibilità date da questa nuova tecnologia. Tutto muore e
tutto rinasce, al tramonto segue sempre l’alba, ci si potrebbe interrogare, infine, se il nuovo sia
meglio del vecchio, ma su questo potrebbero essere spesi fiumi di inchiostro (o bit) senza arrivare
a una conclusione definitiva…
MAURIZIO DONINI