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È ufficiale: il tofersen è il primo farmaco efficace in fase 3 nel trattamento della SLA

Solo per i pazienti con mutazione SOD1 rallenta il declino della funzione clinica, della funzione

respiratoria, della forza muscolare

CAMBRIDGE, Massachusetts, 3 giugno 2022 – Una luce di speranza si accende oggi per la comunità dei pazienti
con la SLA. Questa malattia così poco certa nella sua storia e nella prospettiva futura, oggi subisce una battuta di
arresto grazie al progredire della ricerca. Annunciato oggi al congresso annuale ENCALS (European Network to
Cure ALS) i dati a 12 mesi dello studio in aperto mostrano un beneficio clinicamente significativo su diversi
parametri.
Prima di tutto i dati mostrano che il trattamento precoce con tofersen rallenta il declino sia della capacità
respiratoria vitale lenta sia della capacità muscolare. Non solo. Sono state osservate riduzioni della proteina
SOD1 totale e del neurofilamento, vale a dire di uno dei marcatori associati al danno assonale e alla neuro
degenerazione. La maggioranza dei partecipanti, inoltre, è sopravvissuta senza ventilazione permanente (PV), questo
lascia pensare che il farmaco agisca positivamente sia sulla sopravvivenza che sulla capacità di prevenire eventi
avversi.
“L’informazione che abbiamo ricevuto da Biogen pochi minuti fa su questi nuovi incredibili risultati dello studio è una
notizia che ci entusiasma – dichiara Fulvia Massimelli presidente nazionale AISLA, che continua: “il prof. Mario
Sabatelli ha fortemente creduto e combattuto per accelerare le risposte di questa molecola che, seppur in fase
sperimentale, dimostrava già chiaramente importanti risposte per il trattamento delle persone colpite da SLA con
mutazione del gene SOD1. AISLA ringrazia tutti i pazienti e le famiglie che hanno accettato di partecipare allo studio.
La fase determinante, tuttavia, è stata senz’altro l’apertura della somministrazione a tutti i pazienti SOD1. Non
possiamo che essere profondamente grati verso tutti i medici che li hanno seguiti, primi fra tutti i Centri Clinici NeMO
che non hanno esitato a mettere a disposizione ogni mezzo per accogliere i pazienti.
Un cambiamento di prospettiva terapeutica che segna per la prima volta, dopo 150 anni, l’inizio di una prima
nuova pagina della malattia. L’appello di AISLA è che tutti i pazienti SLA SOD-1 in Italia possano accedere
tempestivamente al farmaco. Il Centro di Ascolto AISLA (https://www.aisla.it/il-centro-di-ascolto/) è a completa
disposizione per agevolare ogni paziente con le caratteristiche adeguate per accedere al farmaco. È bene ricordare
che la mutazione su cui agisce è una forma genetica rara della malattia che riguarda circa il 2-3% delle
persone con SLA, cioè circa 120-150 persone in Italia. Ad oggi ci risultano trattate poco più d 50 persone (dato non
confermato).
"Nella SLA, le persone con malattia a progressione più rapida hanno livelli di neurofilamenti più elevati, molto
probabilmente perché i loro neuroni e assoni stanno degenerando più rapidamente" – ha affermato Merit Cudkowicz,
MD, co-principale ricercatore dello studio VALOR e co-fondatore della SLA nord-orientale Consortium, Direttore
dell'Healey & AMG Center for ALS e Chair of Neurology presso il Massachusetts General Hospital e Julieanne Dorn
Professor of Neurology presso la Harvard Medical School. “Tofersen ha abbassato i livelli di neurofilamento di circa il
40-50 percento. La combinazione di questi risultati dei biomarcatori e dei dati sugli esiti clinici fornisce ulteriori prove
del potenziale di tofersen di rallentare efficacemente la progressione incessante della SOD1-ALS”.
È un risultato molto importante per la comunità dei pazienti, sempre in attesa di avanzamenti che possano
garantire opportunità terapeutiche a tutti. La ricerca su questa malattia e su ulteriori approcci terapeutici,
però, non si può né si deve fermare.
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Ufficio Stampa
AISLA, Valentina Tomirotti |