Attualità a cura di Maurizio Donini

Il barometro politico di Novembre 2021

Il panorama politico degli ultimi mesi è, in realtà, abbastanza bloccato su due temi fondamentali, il
primo è la presenza governo Draghi che è varie spanne sopra tutti gli attori dell’arco costituzionale
e quindi intoccabile. Il secondo è l’elezione del Presidente della Repubblica. Se tutti i mal di pancia
dei politici svaniscono quando di scontrano con la squadra dell’ex-Presidente della BCE, sul
secondo scenario si stanno predisponendo le truppe, alzando i muri di frisia e scavando le trincee.
In mezzo le elezioni amministrative dove il centro-destra, come spesso gli capita, ha fatto flop, non
capendo ancora che a livello locale conta più la persona dell’appartenenza. Invidie e piccoli scontri
interni tra Lega e FdI; una Forza Italia che non si rassegna ad un ruolo comprimario e arriva a
ipotizzare che il Caimano possa diventare Presidente; tutto questo ha portato a presentare una
schiera di candidati da operetta che persino Paperoga avrebbe battuto senza troppe difficoltà.
Viceversa, è probabilmente eccessiva l’euforia di Letta e del centro-sinistra in generale, perché pur
premiati a livello di sindaci, i sondaggi sulle intenzioni di voto continuano a penalizzarli, e i disastri
messi insieme da Giuseppe Conte non aiutano di certo i giallo-rosa. L’ex-premier, nelle sue due
estensioni, si era prodigato a occupare ogni posto possibile mettendoci i suoi uomini, la cui unica
dote era l’assoluta fedeltà al capo. Appena insediato, Mario Draghi ha iniziato a smantellare il
sistema M5S, passato velocemente da movimento anti-partito, a nuova balena bianca con fame di
lauti e ben remunerati posti di comando. L’avvocato non ha nemmeno ben saldo nemmeno il
controllo del partito, come si è visto nella sostituzione dei capi delle compagini parlamentari del
movimento.
L’ultimo atto del declino contiano si è visto con le nomine RAI, persi i suoi riferimenti, giuseppi ha
preso cappello dichiarando che lui e i suoi sodali non andranno più sulle reti RAI. Sicuramente la
democrazia e la società sopravviveranno senza problemi alla, finalmente, assenza dell’avvocato
del popolo a reti unificate. Negli ultimi anni abbiamo visto sparire Salvini, che ne era ospite fisso, e
siamo ancora felici e sereni. Resiste la misteriosa presenza fissa delle grandi firme del Fatto
Quotidiano dalla Gruber, inesauribili nel difendere Conte riprendendo lo stesso fil rouge
complottista già usato a suo tempo da Berlusconi, ma con numeri risibili.
Resta IV di Renzi, che si muove a tutto campo, da ex-segretario del PD a (forse) nuova gamba del
centro-destra, o forse solo guastatore ovunque in cerca di visibilità, Sicuramente divertenti i suoi
scontri con Conte, rinominato “coniglio mannaro” per la capacità di sottrarsi a qualunque
confronto. Resta da vedere cosa la politica ci farà trovare sotto l’albero di Natale.
MAURIZIO DONINI