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Lavorare da casa? Ormai ci siamo abituati

Londra, 6 luglio 2020. Una nuova ricerca della Cass Business School e della IESE Business School per la società di consulenza in materia di Risorse Umane SD Worx ha scoperto che il 91% dei lavoratori europei a cui è stato chiesto di lavorare da casa durante la pandemia si sta abituando a non vedere i propri colleghi a quattr’occhi e ha generalmente accettato il cambiamento reso necessario dal lockdown.

Il team di ricerca ha intervistato 2.500 colletti bianchi (white-collar) impiegati in 6 paesi europei (Regno Unito, Belgio, Germania, Francia, Paesi Bassi e Spagna) per saperne di più sul loro modo di affrontare la nuova modalità di lavoro da casa un mese e mezzo dopo il lockdown. La ricerca si è focalizzata soprattutto sull’aspetto della mancanza di interazioni faccia a faccia con i colleghi, interpretando tale mancanza come una forma di lutto che stanno sperimentando gli impiegati in smart working.

Il lutto è un processo che si verifica quando una persona perde qualcuno o qualcosa, in questo caso il contatto con i colleghi all’interno dell’ufficio. Ogni individuo risponde a tale perdita in modo diverso, ma le emozioni associate possono essere suddivise in 5 fasi di elaborazione del lutto: negazione, rabbia, depressione, contrattazione e, infine, accettazione. Negazione, rabbia e depressione sono fasi considerate pessimistiche, mentre la contrattazione e l’accettazione sono considerate ottimistiche. Spesso, le persone provano queste emozioni allo stesso tempo.

Più di uno su tre si batte contro tristezza depressione

L’accettazione (91%) e la contrattazione (83%) sono le fasi che sono state più spesso riscontrate nei  lavoratori del Regno Unito. Ciò significa che la maggior parte delle persone intervistate è stata in grado di accettare la mancanza di un contatto diretto con i propri colleghi e di guardare avanti. Ciononostante, più di un dipendente su tre (43%) prova ancora sentimenti di depressione o tristezza, mentre il 37% è rimasto riluttante a lavorare senza contatto diretto con i colleghi; ciò provoca rabbia. Quattro impiegati su dieci provano sentimenti di negazione.

“Le persone cercano la continuità”, ha affermato la Dott.ssa Annelore Huyghe della Cass Business School di Londra. “L’isolamento interferisce con questo processo. Anche se il telelavoro a tempo pieno consente la continuità dei ruoli, interferisce con la continuità delle relazioni. La nostra ricerca dimostra che siamo esseri sociali che hanno bisogno di un contatto faccia a faccia con gli altri. Per molti, gli incontri nel corridoio o le chiacchiere alla macchinetta del caffè sono un importante rituale sociale”.

Il Dott. Jeroen Neckebrouck, della IESE Business School di Barcellona ha aggiunto: “Rafforzano il sentimento di gruppo – la sensazione di essere connessi agli altri – e quindi hanno un impatto positivo sul benessere dei dipendenti. Ed è proprio per questo che gli uffici continueranno a svolgere un ruolo importante nel futuro del lavoro”.

Il fattore età e il ruolo giocato dalla routine

L’età gioca un ruolo nelle differenze riscontrate, soprattutto quando si tratta di sentimenti pessimistici. Nei sei paesi europei in cui è stata condotta l’indagine, i giovani sembrano soffrire di più rispetto a quelli di età superiore ai 40 anni. Tra gli impiegati di meno di 30 anni, il 38% prova negazione, rabbia o depressione. Tra i 30 e i 40 il dato è del 36%, ma al di sopra dei 40 anni scende al 29% e tra gli over 65 è solo del 25% degli intervistati.

Qual è il modo migliore per affrontare il “lutto da ufficio”? Introdurre una routine quotidiana strutturata. Tra i dipendenti che hanno introdotto una routine ben strutturata durante lo smart working, l’81% prova sentimenti ottimistici e solo il 23% prova sentimenti pessimistici. Gli impiegati che non hanno, invece, una routine strutturata sono più inclini a sentimenti di lutto pessimistici (38%) e meno a sentimenti ottimistici (74%).

“Negli ultimi mesi, lo smart working ha più che dimostrato il suo valore”, afferma David Schoonens di SD WorxOccuperà senza dubbio una parte rilevante del nostro modo di lavorare in futuro. Tuttavia, la crisi indotta dal coronavirus ha eliminato i contatti interpersonali da un giorno all’altro e per molti si è trattata di una perdita che i datori di lavoro non dovrebbero sottovalutare. Dopo una situazione estrema in cui il lavoro da casa ha rappresentato il 100% o in cui si è assistito a un periodo di chiusura temporanea forzata, le aziende si stanno chiedendo, giustamente, come trovare un nuovo equilibrio. Quelle che terranno conto delle esigenze e delle preferenze dei propri dipendenti sono già un passo avanti per costruire una nuova normalità che sarà diversa da azienda a azienda”.

Informazioni sul sondaggio

La società SD Worx, la Cass Business School di Londra e la IESE Business School di Barcellona hanno condotto un’indagine congiunta in Belgio, Germania, Francia, Paesi Bassi, Spagna e Regno Unito sulle esperienze di telelavoro di un campione rappresentativo di 3.384 impiegati. La ricerca si è focalizzata su 2.595 dipendenti in servizio al momento dell’indagine.