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Iptv: Il business della pirateria

Iptv illegali o semplicemente Sky pirata. È questa l’ultima frontiera del business della pirateria che viaggia su banda
larga e riveste un mercato molto attivo direttamente proporzionale alla crescita capillare della rete in fibra nel nostro
Paese. Nel mercato dell’illegalità c’è una folta platea di circa due milioni d’italiani, che condivide la passione per il
calcio e al tempo stesso alimenta il business della pirateria. E gli operatori del settore registrano danni economici
con perdite per oltre 700 milioni di euro. Con l’Iptv o Internet Protocol Televison, i pirati vanno a ricodificare i
palinsesti televisivi delle maggiori piattaforme televisive (per esempio Sky, Neflix e “pay per view”) per poi
ridistribuirli online, sotto forma di flusso dati che gli utenti,abbonati in modo illecito, ricevono sui propri smat-tv,
pc o tablet, quando sono connessi alla rete. Oltre alla connessione alla rete, affinchè una trasmissione iptv funzioni,
sono necessari il dispositivo (tv-smart,pc, tablet) e il codice, che rappresenta la vera arma illegale. Questo codice
consiste in una stringata di qualche decina di pagine contenete migliaia di link con estensione TS o MP4. Un file con
estensione m3u contenete la lista canali che, una volta inserita tramite upload nel software per Iptv, diventa visibile
sul proprio dispositivo. Ogni tanto si riesce a scovare la centrale da cui partono queste trasmissioni di segnali
illegali. I criminali modificano illegalmente le impostazioni e farebbero bypassare uno Sky visto in Italia, inserendo
online una ricezione di un altro paese nel mondo. In questo modo si perdono le tracce della geolocalizzazione del
cliente con sky- pirata. Una mossa quanto mai astuta, geniale fino a quando,qualcosa non li tradisce. A fare gioco a
queste bande, è in aiuto il canale Telegram, la piattaforma che consente ai messaggi di autodistruggersi, senza
lasciare traccia alcuna. La legge in merito, prevede che chi viene beccato, acquistando abbonamenti pirata per tv,
smartphone e tablet, si rende responsabile del reato di ricettazione, con una confisca degli strumenti utilizzati per la
fruizione del servizio illegale e sanzioni, con multe fino a 25 mila euro e reclusione fino a otto anni. Non conviene
poi così tanto. Tra l’altro attivando questo tipo di abbonamento, i clienti si trovano a condividere con vere e proprie
attività criminali i propri dati personali, inclusi quelli anagrafici, lasciando così traccia delle attività illecite effettuate
ed esponendosi a loro volta anche ad ulteriori rischi informatici di vario tipo. Chiaramente la posizione più grave è
quella di chi ha in mano il sistema: chi trasmette il segnale in modo fraudolento e chi incassa i soldi, e non sempre
l’anonimato della rete può salvarlo. Se ci sono di mezzo ricariche Post Pay, rintracciare i clienti risulta molto facile.
Molti preferiscono per questo pagare tutto in contante. Basta poi digitare “Iptv Italia” su un qualsiasi Store Online,
per affacciarsi su un macrocosmo di offerte e soluzioni che, nonostante la palesi illegalità, fa poco per rimane sotto
traccia. E seppur la risoluzione di queste immagini risultino più scadenti di quelle originali, le organizzazioni
criminali in Italia rivestono un mercato molto fiorente e a buon mercato.
Fonte : “il sole 24 ore” di Paola Pieroni