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Intervista al Consigliere Delegato di UBI Banca Victor Massiah sui risultati consolidati al 31.3.2020 – 8 maggio 2020

Dottor Massiah, i risultati di questo trimestre sono stati particolarmente positivi per UBI Banca. Dal suo osservatorio privilegiato, può aiutarci a guardare oltre?

Io devo dire che dobbiamo essere particolarmente contenti di presentare dei risultati in crescita in confronto all’anno precedente, considerato da dove siamo partiti. Un trimestre ovviamente impattato da tutto quello che sappiamo e riuscire a consegnare proventi sostanzialmente in linea con l’anno precedente, nonostante un mese di marzo in cui si è fermato tutto, costi in discesa nonostante l’assorbimento dell’impatto del Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro e una qualità del credito che si conferma estremamente buona, nonostante che noi si siano fatti degli accantonamenti ulteriori prudenziali sulle componenti di credito più deboli, cioè quelli che chiamiamo gli “Unlikely to Pay” che tentiamo evidentemente ancora di riportare in vita, di riportare a performing, ma che comunque abbiamo ritenuto di coprire ulteriormente, in maniera specifica su quei settori più impattati dal Covid – faccio un esempio ovvio a tutti, il turismo – ecco, portare a casa un risultato complessivo così importante ed in crescita – insisto – sull’anno precedente, nonostante qualche accantonamento in più, beh è una dimostrazione notevole di capacità di gestire anche un momento così particolarmente difficile come quello che abbiamo attraversato. Se pensiamo che l’abbiamo fatto con buona parte dei dipendenti che hanno lavorato in remoto, con le filiali che erano aperte solo a tempi ridotti, con i clienti che evidentemente avevano subito l’impatto psicologico che avevano subito, beh, questo ulteriormente rende ancor più nobile il risultato. Ma abbiamo pensato solo al conto economico? No, usciamo con una componente patrimoniale molto più forte: abbiamo un CET 1 che è abbondantemente sopra il 12,80, in un contesto in cui anche se volessimo mettere da parte, perché ovviamente noi cercheremo se la BCE ci darà la possibilità di farlo, di compensare comunque gli azionisti in autunno, anche se volessimo detrarre i ventisei basis point dei dividendi, avremmo comunque un CET 1 superiore al 12,50. Abbiamo Liquidity Coverage Ratio che è sopra ai 180. Abbiamo un Net Stable Funding Ratio che è sopra tutti i requisiti della vigilanza. Abbiamo un MREL che è abbondantemente sopra ai requisiti della vigilanza. Abbiamo un Total Capital Ratio che dopo l’AT1, che per fortuna devo dire con una tempestività che si è rivelata particolarmente importante, l’AT1 che abbiamo emesso a gennaio ci porta il Total Capital Ratio a livelli molto elevati. Tutto questo insieme di cose dice che UBI Banca, in sintesi estrema, è una banca che nonostante la crisi, e nonostante una crisi nei suoi territori, è ancora più forte di prima. 

Quale ruolo per UBI Banca in un sistema del credito che richiede competitività, radicamento territoriale e conoscenza dei clienti per aiutare il sistema a ripartire dopo la crisi?

Prevedere il futuro è complicato per tutti. Da un lato ci sono evidentemente impatti immediati sul PIL estremamente negativi che abbiamo cominciato a leggere; è altrettanto vero che ci sono dei fattori mitiganti particolarmente forti e l’esito complessivo di questa cosa è incerto, dobbiamo evidentemente ripensare il modo di lavorare e interagire. Ciò detto è molto importante ricordare cosa è successo nelle precedenti crisi. Qualcuno dice che è la dimensione a essere determinante, ma in realtà l’insegnamento delle precedenti crisi è che abbiamo visto delle banche molto grandi far molto bene e banche molto grandi far molto male, banche medie fare bene e banche medie fare male, banche piccole fare bene e banche piccole fare male. Quale è stato allora il fattore chiave? Non la dimensione in assoluto, ma la capacità di saper gestire il credito nei momenti di grande difficoltà. Le banche che sono entrate in difficoltà sono state banche che hanno subito in maniera molto più pesante delle altre l’impatto del credito non performante. Qui, per UBI, possiamo rivendicare due fattori: nella crisi precedente, fra le maggiori banche italiane noi siamo stati quelli che hanno avuto il minore picco di crediti non performanti, come rapporto fra NPE Ratio. Siamo stati, in più – e questo è il secondo fattore che secondo me guiderà in maniera determinante la gestione della crisi – siamo stati tra quelli che hanno continuato a investire in tecnologia. Questo fatto di aver continuato a investire in tecnologia è stato determinante e credo che tutti l’abbiano potuto vedere nella gestione dell’attuale crisi: ci siamo trasformati in un attimo in banche remote, in banche dove buona parte del personale lavorava da casa, senza avere una capacità tecnologica estremamente elevata, tutto questo non sarebbe stato possibile. Quindi in sintesi, capacità di gestire il credito e capacità di gestire la tecnologia, fattori determinanti per cavalcare bene la crisi; è ovvio che il punto di partenza deve essere solido ma abbiamo visto che CET 1 e qualità del credito di partenza sono particolarmente di alta qualità per noi, quindi io sono molto ottimista sulla capacità di UBI di gestire questa crisi. 

“Rilancio Italia”, un programma integrato del valore di dieci miliardi di Euro che è stato organizzato in poche settimane ancora prima dei primi decreti governativi per sostenere famiglie, imprese e terzo settore. A circa cinque settimane dall’avvio, può darci qualche prima evidenza?

Siamo il 50% di tutti i crediti erogati a livello di sistema Italia fino a 25mila euro. Una cifra enorme in termini di quota considerato che la nostra quota normale di mercato è attorno al 6%; stiamo processando oltre 2 miliardi di crediti 662, per quelle aziende che hanno diritto alla garanzia fino a 800mila euro, il ticket medio guarda caso è di 700mila euro; oltre 110mila moratorie per circa 17 miliardi, se considerato che il numero delle moratorie nel Paese è attorno al milione e cento, stiamo dicendo che 1 moratoria su 10 e oltre è fatta da UBI, di nuovo più che proporzionato alle quote di mercato normali. Una banca che ha saputo reagire molto più velocemente degli altri, e di nuovo torna la capacità di gestione del credito insieme alla tecnologia: il 50% dei crediti fino a 25mila euro siamo riusciti a farlo, questa quota sproporzionata, perché avevamo la tecnologia e abbiamo trovato una soluzione per interagire in maniera massiva col Medio Credito Centrale a una velocità che gli altri non hanno saputo avere.