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CNA Terr.le Fermo: mascherine a 0,30 e 0,50 centesimi?

Non fossero bastati gli annunci del commissario Arcuri a creare confusione e mettere in cattiva luce
l’attività delle aziende che hanno riconvertito la produzione, sulle mascherine adesso c’è chi
addirittura rilancia, abbassando il prezzo a 0,30 centesimi.
Investimenti in ricerca e sviluppo, riorganizzazione della produzione e della forza lavoro,
approvvigionamento di materiali, test di laboratorio imposti e certificazioni ottenute (ufficiali, non
carta straccia): “I prodotti che vengono sbandierati come panacea per i cittadini a prezzi iper
concorrenziali hanno alle spalle un lavoro del genere? Sappiamo come vengono realizzati e la filiera
che li produce? – si chiede il Presidente Territoriale CNA Fermo Paolo Silenzi – Temiamo proprio
di no. Deve essere chiaro: le mascherine che si acquistano a 0,30 o 0,50 centesimi, oltre iva, sono
prodotti monouso, che possono essere indossati al massimo per quattro ore e poi vanno gettati. Come
CNA – rimarca Silenzi – abbiamo aiutato le aziende a riconvertirsi, si sono sobbarcate spese e
investimenti per realizzare prodotti di elevata qualità, sanificabili e riutilizzabili. Per questi
imprenditori, oggi, sentirsi dare degli ‘speculatori’ non è per niente incoraggiante, oltre che
profondamente ingiusto”.
Senza dimenticare che è stato Conte ad annunciare un abbattimento totale dell’iva sulle mascherine,
annuncio a cui ancora, a differenza del prezzo imposto da subito, non è seguito nulla.
Aggiunge il Direttore Generale Alessandro Migliore: “Invece di mettere in cassa integrazione i
dipendenti, le aziende li hanno fatti lavorare. Qui ci sono persone, c’è un territorio, un sistema
economico, non parliamo di macchine a produzione continua industriale. Purtroppo lo Stato ha dato
prova di non conoscere i costi di cui si fanno carico gli artigiani e di non saper tutelare il meglio del
made in Italy che, lo ricordiamo, ha una tassazione altissima. Altro che liberisti da divano, noi
abbiamo il dovere di continuare a tutelare l’artigianato e gli associati che si sono riconvertiti. E non
dimentichiamo che si tratta di quegli stessi imprenditori a cui Invitalia, quindi lo Stato, aveva
proposto incentivi economici in proporzione ai tempi di riconversione proprio per via dell’emergenza
e della necessità di ottenere dpi per il Paese in tempi brevissimi ”.
Nella questione mascherine il passaggio relativo al costo della manodopera è tutt’altro che
secondario: “E’ mai possibile che in Italia il costo del lavoro debba essere giustificato solo per
pagare le tasse? – dicono Silenzi e Migliore – E che all’azienda in regola venga imposto un prezzo
che non gli consentirà nemmeno di pagarle queste tasse? Siamo di fronte ad un paradosso che dovrà
per forza di cose essere risolto, visto che la situazione che stiamo vivendo ci accompagnerà,
comunque, ancora per molti mesi”.
Fermo, 07 maggio 2020 L’Ufficio Stampa