Attualità a cura di Maurizio Donini

Coronavirus vs democrazia

“Il dubbio è scomodo ma solo gli imbecilli non ne hanno.”
Voltaire

Il Coronavirus Covid19 non ha solo impattato pesantemente sulla situazione ospedaliera e sociale
del nostro paese portando al collasso una sanità pubblica abbandonata da anni sull’altare dei
risparmi, ma ha portato alla sospensione della democrazia. Premetto che questo pensiero non
vuole e non ha la possibilità di mettere in dubbio la bontà e la necessità dei provvedimenti messi
in atto per combattere la pandemia, ma solo di innescare una riflessione.
Per contrastare il virus sono state sospese completamente i diritti e le libertà civili delle persone,
solo uscire di casa è passibile di denuncia penale, esercitare il proprio diritto alla mobilità è
diventato un reato, uscire solo per estrema necessità e percorsi ben definiti, pena una pesante
condanna. Non è solo la libertà personale che è stata contratta all’estremo, ma si è avviata anche
l’inanità della democrazia, rimandati referendum ed elezioni, la massima espressione di
democrazia, il parlamento non si riunisce praticamente più e le decisioni vengono prese solo dal
capo del governo. Tutto assolutamente legittimo e legale, e certamente avere l’esercito armato
con le armi spianate per le strade italiane è “per il nostro bene”. Quando ne saremo usciti (?)
ringrazieremo ed eleveremo peana di gioia, ma come diceva Cartesio, “Ego cogito, ergo sum, sive
existo. – Io penso, dunque sono, ossia esisto.”, tradotto ‘Abbi Dubbi’, perché coltivare in maniera
sana il dubbio, tiene in addestramento il cervello e apre la mente.
I casi in cui le forze di sicurezza e l’esercito sono intervenuti ‘per il bene dei cittadini’ sono
innumerevoli, 1939 i nazisti invadono i Sudeti per ‘proteggere’ i propri cittadini oltre confine,
creando il protettorato di Boemia e Moravia. Nel 1968 i russi invasero Praga mettendo fine alla
‘Primavera’, la motivazione ufficiale dell’esercito nelle strade era ‘per il bene dei cittadini’. Non
diverse le motivazioni per i ‘colonnelli’ in Grecia nel 1967; gli ‘ammiragli’ in Argentina nel 1976. La
lista potrebbe proseguire ancora a lungo, resta il fatto che tutte queste contrazioni delle libertà
personali sono state fatte in nome del benessere degli stessi cittadini.
Dopo che avremo passato questo periodo di crisi, possiamo sperare che i nostri politici non ci
abbiano preso gusto a spostare elezioni e imporre limitazioni per un qualche altro motivo? Perché
si sa che in Italia l’emergenza è la normalità, e ricordiamoci che parliamo di politici che a epidemia
conclamata facevano aperitivi in piazza a Milano, apericena gratis in piazza San Marco, abbracci
nei centri anziani, tutto mentre gli ospedali già si riempivano di malati.
MAURIZIO DONINI