Attualità a cura di Maurizio Donini

The Asch Experiment e il conformismo di massa

Una delle frasi ricorrenti al giorno d’oggi è “Lo dicono tutti”, assioma che riporta il fatto che tanto
una cosa è più ripetuta e diffusa, tanto più la notizia acquista veridicità facendosi forte del fatto
che l’azione sociale la rende degna di verità. Se oggi i social e la società liquida della
comunicazione amplificano il fenomeno, il suo apparire risale al 1951 con gli esperimenti di
ingegneria sociale del dottor Solomon Asch. Il docente polacco studiò il comportamento dei singoli
influenzati dal conformismo di gruppo, come una persona possa adeguare il suo pensiero e
giudizio a quello generalista, anche se palesemente assurdo, assumendo la stessa posizione degli
altri componenti.
In particolare il professor Asch formò un gruppo di 8 persone di cui 7 erano ‘complici’ e uno la
cavia; a tutti furono mostrate sequenze di linee rette di diversa altezza, con misure nettamente
differenziate. Fu chiesto a tutti i componenti quale fosse la linea più lunga e tutti indicarono quella
che effettivamente era la maggiore. Dopo alcune prove ‘corrette’, i 7 complici iniziarono a indicare
come maggiore una linea retta chiaramente più corta delle altre, il soggetto cavia era stata
designato a rispondere all’ultimo o penultimo posto, e si conformò al resto del gruppo indicando
anche lui la linea sbagliata. Con quello che è passato alla storia come Esperimento di Asch si
dimostrò come i comportamenti della massa possono influenzare il giudizio del singolo portandolo
a uniformarsi al pensiero comune (il 25 % dei partecipanti non si conforma, il 75% lo fa almeno
una volta, il 32% lo fa molte volte e il 5% lo fa a ogni ripetizione).
Gli spunti interessanti sono vari, l’individuo che assume un comportamento socialmente accettato
come proprio è inconsapevole di questo e ritiene che la sua sia una scelta individuale e ragionata.
Ma in realtà il suo decidere è influenzato dall’appartenenza a un particolare gruppo sociale, che sia
una famiglia o un gruppo di amici, piuttosto che sistemi più ampi o la società nella sua generalità. I
motivi che portano l’individuo a conformarsi al gruppo sono la convinzione che la maggioranza
abbia informazioni migliori di quelle in suo possesso e il timore di rendersi ridicoli assumendo una
posizione diversa da quella comune.
In una versione successiva il professor Asch studiò come combattere la tendenza al conformismo,
introdusse un paio di volontari non complici, dopo alcune sessione la cavia e i volontari iniziarono
a saldare un’alleanza fatta di sguardi e cenni di intesa aumentando significativamente la
percentuale di risposte corrette. Trovare possibili alleati all’interno di un gruppo rafforza
l’individuo e instaura un senso di protezione e appartenenza che permette di ragionare con la
propria testa e andare contro il pensiero comune. In sintesi bisogna piacere agli altri per quello che
si è e non per quello che si fa e che questo debba essere accettato dalla maggioranza.

Maurizio Donini