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TERRE CHE TREMANO, COLDIRETTI MARCHE AL CONVEGNO DI L’AQUILA

Il cuore dell’Italia centrale continua a battere nonostante le scosse. Nelle Marche come in Abruzzo, Umbria e Lazio. Proprio a L’Aquila, dieci anni dopo il sisma, il centro storico torna a rinascere all’insegna del cibo made in Italy. Domani,venerdì 28 giugno alle 10.30, in Piazza del Duomo ospiterà l’evento “L’Aquila made in Italy: valori e progetti dieci anni dopo il sisma”, promosso da Coldiretti Abruzzo. Ci sarà anche la presidente di Coldiretti Marche, Maria Letizia Gardoni, insieme alle aziende marchigiane che parteciperanno al mercato di Campagna Amica con le tipicità delle zone colpite dai terremoti del 2009 e del 2016-17. La piazza del capoluogo abruzzere sarà animata da venerdì a domenica per lanciare un messaggio di rinascita e ricostruzione con gli imprenditori agricoli di Coldiretti. “Il terremoto del 2009 così come quello più recente del 2016-17 – spiega la presidente Gardoni – ha cambiato profondamente la storia dei territori coinvolti, delle imprese, dei cittadini. Il dramma appenninico deve essere vissuto, interpretato, approcciato come una questione nazionale perché è in questa dorsale che si concentrano le eccellenze produttive, le radici culturali, i pregi artistici ed architettonici dell’intero Paese. Oggi, il centro Italia è una vasta terra mutata che mostra quotidianamente la necessità di tornare a vivere, crescere, produrre, accogliere. Solo ricreando le condizioni ambientali ed economiche sarà possibile immaginare una reale ricostruzione. Oltre 70 aziende partecipanti, spazi dedicati alle fattorie didattiche per bambini, street food, agrichef e uno spazio riservato alla riflessione, con una serie di seminari e tavole rotonde in cui verranno trattati i tempi più importanti per il futuro dell’economia dell’Appennino. Agroalimentare, dunque, protagonista della rinascita. “Il ruolo dell’agricoltura e delle sue imprese – conclude la presidente Gardoni – diventa sempre più necessario per mantenere saldo l’uomo ed il lavoro nelle aree colpite, evitando l’abbandono dei luoghi e lo scivolamento a valle delle comunità. È necessaria una maggiore consapevolezza dell’ancora perpetuato stato emergenziale in cui versano gli Appennini e la volontà politica di rimettere al centro delle priorità d’intervento la ricostruzione di un’area così fondamentale per il nostro Paese”.