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Infolampo: Riace – Montesilvano

Difendiamo Riace, difendiamo gli Sprar e la buona
accoglienza
Dopo l’arresto del sindaco, la deportazione degli immigrati. Nel mirino un modello di integrazione
possibile, capace di favorire la serena convivenza tra culture ed etnie diverse, rendendola un fattore di
sviluppo oltre che un valore
di Nuccio Iovene
Le iniziative, le mobilitazioni e le prese di posizione a sostegno di Mimmo Lucano e della comunità di
Riace, dal giorno della notizia del suo arresto e ora del trasferimento degli immigrati lì residenti, non si
fermano e anzi stanno facendo il giro del Mondo.
Tante le denunce, tante le prese di posizione indignate e
allarmate. Tra tutte vale la pena di richiamare quella del
segretario della Cgil Susanna Camusso che già domenica
aveva bollato la circolare del Viminale come “un atto
disumano, sbagliato, di dubbia legalità. La scelta del ministro
degli Interni di trasferire i migranti ospiti nello Sprar di Riace
in altre strutture è un atto scellerato, spropositato e va
bloccato”. Perché, sottolineava ancora la leader di corso
d’Italia si intende mettere la parole fine “ad un modello di
integrazione possibile, capace di favorire la serena convivenza
tra culture ed etnie diverse, rendendola un fattore di sviluppo
oltre che un valore. Quella serena convivenza che il ministro
degli Interni e il governo stanno minando nel nostro paese. Lo
si attacca per colpire tutto il sistema Spar. Non è più tollerabile che chi governa il paese soffi sul fuoco
del razzismo alimentando odio per crescere nei consensi, riportandoci tutti a rivivere le pagine più buie
della nostra storia”.
E’ utile allora provare a capire meglio il perché di tanto affetto e solidarietà da un lato, ed anche il perché
di tanto accanimento, manifestato negli ultimi tempi, allo scopo di delegittimare a tutti i costi quella
esperienza ed il suo Sindaco dall’altro. Poco più di duemila abitanti, più di un quarto dei quali immigrati,
nella Calabria profonda dello Jonio reggino quella di Riace e di Lucano non è una storia nata a tavolino,
come lui stesso ama ripetere, non è un esperimento sociale e amministrativo pianificato, ma nato nella e
dalla emergenza, dalla necessità di dare risposta alle persone, spesso donne e bambini in fuga, che il
destino ha portato lì e che in quel posto hanno poi deciso di restare.
Non un semplice luogo di transito, né un posto dove accogliere soggetti passivi e ignari del proprio
destino, ma una comunità in cui sperimentare e progettare insieme una convivenza possibile, un futuro
diverso, occasioni nuove sia per chi è accolto che per chi accoglie, entrambi da protagonisti, partecipi

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sprar-e-la-buona-accoglienza

Mancano cinque minuti alla
mezzanotte

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http://espresso.repubblica.it
C’è un’altra Riace, in Abruzzo: si chiama Montesilvano e
il sindaco è di centrodestra
La cittadina vicino Pescara è un modello di integrazione per i migranti, ora riconosciuto anche dai
media stranieri. Grazie a piccole strutture sul territorio che non creano ghetti e aiutano a migliorare la
vivibilità
di Maurizio Di Fazio
C’è un’altra Riace, in Abruzzo: si chiama Montesilvano e il sindaco è di centrodestra
Alcuni ospiti degli Sprar impegnati nella sistemazione della spiaggia per disabili
L’integrazione dei migranti, il considerarli come un valore aggiunto e non un pericolo imminente o un
problema. L’idea e la pratica di una società aperta, in controtendenza rispetto alla tossica retorica
dell’allarme invasione dei sacri confini nazionali da serrare col lucchetto.
Oltre a Riace esistono anche altri modelli virtuosi da prendere a esempio, e non stupisce che se ne
accorgano prima altrove. «Le città europee devono reagire! Barcellona con Riace!” ha esclamato qualche
giorno fa Ada Colau, sindaco della metropoli spagnola, che si è schierata contro l’arresto del sindaco
calabro Domenico Lucano, colpevole di aver ripopolato un borgo in via di estinzione nel nome
dell’accoglienza.
«A Montesilvano, una cittadina abruzzese di 55 mila abitanti, 500 immigrati sono stati accolti con lo
strumento degli Sprar e tutti loro godono di formazione e istruzione, a cominciare dai bambini» ha scritto
invece l’agenzia di stampa France Press, in un articolo che sta facendo il giro del mondo.
Nel servizio, firmato da Fanny Carrier, Montesilvano è indicata come un prototipo vincente per
l’abbattimento di ogni ghetto etnico e l’inclusione di extracomunitari molto spesso in fuga da guerre e
odissee indicibili. «L’arresto di Lucano è immediatamente successivo al disegno di legge sulla sicurezza e
l’immigrazione del ministro dell’interno Matteo Salvini, che vuole ridurre i piccoli progetti di
immigrazione ispirati al modello Riace e raggruppare tutti i richiedenti asilo nei grandi centri» scrive la
giornalista francese, che poi aggiunge: «Il sindaco di Montesilvano, Francesco Maragno, ha invece
sostenuto la chiusura di due mega-centri vicini (“due ghetti”) e l’inaugurazione di strutture più piccole».
I risultati si sono visti subito: «le persone hanno iniziato a percepire gli stranieri non più come un
problema, ma come un valore aggiunto: oggi hanno di fronte persone che mettono la loro opera a servizio
della comunità che li ospita» ci spiega il primo cittadino, eletto in una coalizione di centrodestra.
Per decenni ritenuta un po’ un satellite-dormitorio della vicinissima Pescara, grazie anche alla spinta
propulsiva dei migranti se indirizzati sui binari giusti, Montesilvano sta rifiorendo. «Il mio Comune è un
modello di gestione oculata dei migranti, e sono felice che se ne siano accorti i media internazionali – ci
dice ancora Maragno -. Siamo passati dai Cas (grandi centri di accoglienza straordinaria), con flussi
illimitati di migranti sui quali non avevamo voce in capitolo e che avevano provocato qualche problema
in materia di ordine pubblico, ai cosiddetti Sprar, “sistemi di protezione per richiedenti asilo e rifugiati”.
Già l’anno scorso il nostro progetto era stato valutato dall’ex ministro dell’Interno Minniti come il più
corposo e articolato a livello nazionale. Grazie a queste piccole strutture, gestite direttamente dal
Comune, la situazione è mutata radicalmente. e in meglio».
Evitando gli assembramenti-monstre precedenti, che per Salvini dovrebbero diventare la norma, la
vivibilità di questa località balneare sta così migliorando. «I migranti sono accolti all’interno di cinque
strutture, volutamente diffuse su tutto il territorio per scongiurare concentrazioni pericolose e ghettizzanti
e consentirne la piena integrazione».
Centinaia di migranti, prima “balcanizzati” e allo sbando, sono stati impiegati in numerose attività di
rilevanza pubblica, in lavori socialmente utili come la cura e la manutenzione della spiaggia per i
diversamente abili, dei servizi cimiteriali e del verde. Ci hanno guadagnato loro, gli stranieri, che si sono
sentiti finalmente utili e calati nel contesto urbano in cui vivono, non più individui di terza classe
(«persone, non più numeri» annota il sindaco); ci hanno guadagnato tantissimo i cittadini di
Montesilvano, sia in termini di vivibilità che di (ri)apertura mentale.
Pure qui, come a Riace, sebbene da posizioni politiche differenti, ha preso piede una bella comunità
allargata. In centri come Montesilvano (o come Prato, in Toscana) la concretezza delle giornate
quotidiane parla ormai una lingua decisamente differente. Merito delle energie e dei sentimenti che si
sono messi in moto. Merito di un soprassalto di intelligenza politica nell’interesse di tutti. «Se mi sento

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chiama-montesilvano-e-il-sindaco-e-di-centrodestra-1.327664?ref=HEF_RULLO