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Infolampo: Famiglie – Europa

Famiglie per obbligo
Con il pretesto dei diritti dei minori e dei padri separati il disegno di legge Pillon mette all’indice le
donne che vogliono uscire da relazioni violente, incrementa il conflitto, allunga i tempi di separazione,
nega le disparità economiche tra i coniugi
di Silvia Garambois
I bambini. I figli di separati. L’affido condiviso. Temi delicatissimi che attraversano le coscienze di tanti,
la vita di tanti. Temi sui quali interviene con l’accetta il “ddl
Pillon”, un disegno di legge che prende il nome dal
parlamentare leghista che lo ha presentato, e che senza mezzi
termini viene considerato un testo che ci fa precipitare nel
passato e che non tutela i minori.
E anche nei casi meno gravi (cioè dove non ci sono problemi di
violenza) mette un mucchio di zeppe alla possibilità di una
coppia “scoppiata”, o esausta, di separarsi, a partire dall’obbligo
di una “mediazione familiare” a pagamento. Famiglie per forza.
Le separazioni in Italia sono molte, più di 70mila all’anno, e
coinvolgono 66mila minori. “La separazione è sempre un
momento critico” afferma la direttrice Istat Linda Laura
Sabbadini, specificando il dato più grave, cioè che “il 51% delle
separate ha subito violenza dal partner”.
C’è un fronte di donne e di uomini che si sta muovendo in tutto
il Paese e che denuncia che con queste norme vengono
“attaccati diritti civili fondamentali, perché il disegno di legge incide pesantemente sulla vita e sulle
emozioni dei minori, mette a rischio le donne che vogliono uscire da relazioni violente, incrementa il
conflitto e allunga i tempi di separazione dei coniugi, non considera le disparità economiche ancora
presenti tra i generi in Italia e costituisce una pesante ingerenza dello Stato nelle scelte di vita delle
persone”.
Ci sono assemblee di donne e di uomini che chiedono il ritiro del disegno di legge, considerato
“inemendabile”, ci sono raccolte di firme, a Milano è nato il comitato “NoPillon” che martedì ha tenuto la
sua prima riunione alla Camera del lavoro del capoluogo lombardo.
A muoversi a favore di questo decreto è stata la lobby dei “padri separati”, che conta su adesioni potenti e
testimonial famosi come l’attivissimo Tiberio Timperi, che è riuscita a far passare nel senso comune il
fatto che un uomo separato va in rovina. La realtà dei numeri non racconta la stessa storia, pur con tutte le
eccezioni e i casi particolari e dolorosi che ci possono essere: dopo la separazione, infatti, la situazione
economica peggiora per entrambi i coniugi, ma le donne – che partono mediamente da una situazione
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Spese per l’istruzione: lo
«sconto fiscale» sconosciuto

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Sovranisti all’attacco dell’Europa per una sovranità che
non avranno mai
Nei rapporti tra l’attuale governo italiano e le istituzioni europee abbiamo varcato una soglia di non
ritorno? Matteo Salvini insiste e rilancia la sua campagna sul (presunto) etilismo di Jean-Claude
Juncker. Luigi di Maio continua a sostenere che la crescita dello spread è una manovra diretta, cioè
consapevolmente voluta, dai commissari europei. Cosa che se fosse vera sarebbe da denuncia penale.
di Paolo Soldini
Attenzione. Non si tratta di esternazioni dettate dalla rabbia, voci dal sen fuggite, intemperanze da
maleducati, autocertificazioni di disobbedienza alla political correctness, primitivismo. L’impressione –
speriamo sbagliata – è che dietro ci sia di più, molto di più, di semplici, per quanto irresponsabili, intenti
di propaganda utili a galvanizzare il proprio popolo. Bisogna chiederselo: è cominciata una deliberata
manovra di rottura? L’obiettivo dei capi della Lega e dei Cinquestelle è creare un incidente, una
contrapposizione così radicale che non sarà possibile, poi, riparare?
La domanda è più che legittima perché per quanti dubbi si possano avere sulla lucidità politica di Salvini
e Di Maio, è davvero difficile pensare che non si rendano conto del fatto che ci sono soglie oltre le quali
la diplomazia non può più nulla. Superato un certo livello di polemica, e gli insulti personali (“sei un
ubriacone”, “state facendo aggiotaggio”) attingono quel livello, si innesca una spirale che non è più
possibile fermare.
Ma se siamo in presenza di una manovra politica calcolata, occorre chiedersi qual è il suo obiettivo. Non
quello immediato, che è evidente, ma quello a lungo termine. La risposta apparentemente semplice è che i
leghisti e i cinquestelle vogliono, come tutti protagonisti della confusa ma possente galassia del
populismo nella sua versione sovranista, “indebolire l’Europa”.
In che modo, però? Appare abbastanza evidente che i sovranisti di tutte le latitudini europee hanno
cominciato da molte settimane la loro campagna per le elezioni del Parlamento europeo del prossimo
maggio e per ora, nella colpevole assenza degli altri, sono praticamente soli sulla scena. Probabilmente
non ci sarà la “lega delle leghe” su cui fantasticava qualche tempo fa Salvini perché sarebbe
estremamente difficile mettere su un’alleanza basata su un programma tra forze che considerano ciascuna
per sé assoluto il proprio interesse nazionale. Un’alleanza stabile tra forze nazionaliste è una evidente (e
insormontabile) contradictio in terminis. Nel parlamento che uscirà dalle urne di maggio ci sarà
comunque un campo genericamente sovranista che cercherà l’alleanza con la destra moderata del PPE (o
nel PPE) per eleggere il presidente della Commissione, indirizzarne la composizione politica e cementare
una chiara maggioranza di centro-destra o destra-centro nell’assemblea di Strasburgo.
Non stiamo qui a considerare se i populisti sovranisti ci riusciranno o no. Se saranno abbastanza forti nei
diversi paesi per eleggere un gran numero di eurodeputati e se i conservatori moderati li aiuteranno o li
contrasteranno. Stiamo cercando di capire che cosa hanno in testa, qual è il loro obiettivo. Quale sarebbe
la “loro” Unione europea, diversa e contraria da quella che – come ripetono ogni giorno i tanti salvini
d’Europa – “non ci piace” perché è governata da “burocrati che nessuno ha eletto”?
Un’area di libero scambio senza moneta comune e senza politiche economiche concordate? Una
autodefinita comunità culturale variamente fondata in opposizione ad altri: il cristianesimo contro l’islam,
il libero mercato contro il “socialismo”, i “valori occidentali” contro quelli del resto del mondo? Una
struttura intergovernativa in cui Commissione e Parlamento (se esistessero ancora) sarebbero meri
esecutori degli indirizzi del Consiglio, cioè dei governi? Un mero ente dispensatore di sussìdi per le aree
meno sviluppate, senza alcuna pretesa di indirizzo sulle scelte nazionali, come lo intendono di fatto i
paesi di Visegrád? O che altro?
Non possiamo saperlo. E non per mancanza di fantasia nostra, ma perché, con ogni evidenza, non lo
sanno neppure loro, i sovranisti.
Ma è lecito cercare anche un altro significato dietro la guerra all’Europa che si sta combattendo, almeno
in Italia. L’obiettivo parrebbe essere non tanto indebolire l’Unione ma distruggerla. La fata morgana che i
gruppi dirigenti di Lega e cinquestelle fanno danzare davanti agli occhi dell’opinione pubblica, titillando
gli istinti animali delle loro basi, è l’uscita dall’euro, nonostante le smentite e le rassicurazioni che i
“poliziotti buoni” del governo fanno seguire alle sparate dei “poliziotti cattivi” in un balletto che sta
diventando ogni giorno più ridicolo.
Nelle condizioni date l’uscita dall’euro non sarebbe soltanto l’uscita dall’eurogruppo, ma, quasi
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