News ItaliaUltimissime Notizie

Infolampo: Ammortizzatori – Def

Ammortizzatori, c’è la volontà di affrontare l’emergenza
Nell’analisi di Scacchetti (Cgil), il giudizio articolato sull’incontro al ministero tra Di Maio e sindacati.
Bene l’impegno del governo a rifinanziare la cigs per cessata attività anche il prossimo anno. Ancora
generico il capitolo sulle politiche attive
“I cambiamenti nel mercato del lavoro e la crisi che ancora colpisce numerosi territori e imprese rendono
indifferibile un intervento correttivo delle norme sugli ammortizzatori sociali, necessari per completare i
processi di riorganizzazione e di ristrutturazione”. Così Tania
Scacchetti, segretaria confederale della Cgil, torna nel dettaglio
su contenuti e risultati dell’incontro unitario col ministro Di
Maio e i tecnici del ministero del Lavoro che si è svolto il 1°
ottobre su richiesta di Cgil, Cisl e Uil.
Per i sindacati, ha ricordato la dirigente Cgil, “l’incontro sul
mercato del lavoro si inserisce in un quadro in cui sarebbe
importante recuperare un confronto più generale sulle politiche
di sviluppo e industriali”. A questo proposito le prime
indicazioni che sembra dare il Def per la Cgil non sono positive,
“sia perché mancano misure necessarie per la crescita, lo
sviluppo e la possibilità di creare nuove opportunità di lavoro sia
perché alcuni provvedimenti, come quelli fiscali, rischiano di
aumentare e non ridurre le crescenti disuguaglianze sociali”.
Quindi, se il giudizio sull’intervento contenuto nel decreto
urgenze che ripristina in date condizioni la possibilità di accesso
alla cigs per cessata attività è positivo, contemporaneamente
bisogna “rivedere limiti di durata e di modalità di utilizzo di cigo e cigs, rifinanziare gli ammortizzatori
nelle aree di crisi complessa, intervenire con ulteriori correttivi sul Fis (il Fondo integrazione salariale,
ndr), in particolare prevedendo coperture sotto i 6 dipendenti e sulla possibilità di utilizzo dell’assegno
ordinario sotto i 16 dipendenti”. Per la sindacalista è anche necessario “valutare correttivi sul decalage
della Naspi e sulla Naspi per gli stagionali e risolvere la questione della legge 240 per il settore
alimentare”. Grave, segnala Scacchetti, “l’assenza nel decreto urgenze degli ammortizzatori che servono
in questa fase a Genova”.
Per quanto riguarda le politiche attive, apprezzamento per la volontà del ministro di intervenire per
rafforzare i Centri per l’impiego. D’altro canto, dopo la definizione dei Lep (cioè i livelli essenziali di
prestazione) è necessario che essi siano “misurabili ed esigibili per garantire quello che consideriamo un
diritto sociale dei cittadini e che deve vedere una centralità del ruolo del pubblico a garanzia di un sistema
universale”.
Per la segretaria confederale Cgil, in ogni caso, ogni discussione sulla riorganizzazione dei Centri per
Leggi tutto: http://www.rassegna.it/articoli/ammortizzatori-sociali-si-prosegue-con-il-tavolo-tecnico
Mimmo Lucano è colpevole
d’innocenza

Leggi su http://espresso.repubblica.it

www.lettera43.it
Un Def non convenzionale non significa geniale
Gli elementi che preannunciano una recessione mondiale ci sono tutti. Eppure tra riduzione del debito e
crescita il nostro governo ostenta ottimismo. Non ci resta che aspettare e sperare.
di L’Alieno gentile
Ho scoperto Walter Isaacson per la sua biografia di Steve Jobs, piacendomi lo stile ho preso anche il libro
su Albert Einstein e quello sulla vita di Leonardo da Vinci. Grandi pensatori, ancorché personaggi molto
diversi: Leonardo ha fatto approfonditi studi di anatomia per poter disegnare il corpo umano come
nessuno aveva mai fatto prima e concepire progetti visionari; Einstein aveva una capacità di
immaginazione talmente vasta da elaborare esperimenti direttamente nella sua testa, come quelli sulla
curvatura della luce e sul suo comportamento corpuscolare, o come quando nel 1916 sentenziò che la
legge di gravitazione universale di Newton era sbagliata e che la verifica di ciò poteva essere trovata
nell’eclisse solare che si sarebbe vista nel 1919. Steve Jobs studiò calligrafia per poi scoprire che grazie
alla sua istruzione poteva pensare il primo computer con capacità tipografica. Tutti e tre questi geni
avevano la caratteristica di voler continuamente mettere in discussione l’autorità. Rifiutare le convenzioni
e alimentare la propria curiosità porta esiti insospettabili e inattesi. Non saprei nemmeno dire quante volte
una lettura rilassante abbia saputo offrirmi un nuovo punto di vista permettendomi di risolvere dei
problemi sul lavoro.
I QUATTRO ELEMENTI CHE PREANNUNCIANO UNA RECESSIONE
Sarebbe bello, in modo non convenzionale, poter prefigurare dove, come e quando scoppierà la prossima
crisi. Dopo la bolla internet del 2000-2001 e quella dei mutui subprime del 2007, molti sono alla ricerca
della causa detonante dello scoppio della prossima bolla, come se fosse inevitabile visto che questo ciclo
espansivo dura da 10 anni, come se i cicli morissero di vecchiaia. È un esercizio in cui si è cimentato
anche il premio Nobel Paul Krugman sul NY Times la scorsa settimana, immaginando che presto, non un
singolo grosso evento, ma una serie di piccole concause congiureranno insieme portando una recessione.
E allora proviamo a pensare anche noi in modo non convenzionale. Ci sono almeno quattro elementi che
storicamente preannunciano una recessione o almeno una fase di difficoltà per i mercati finanziari e sono
tutti presenti:
La guerra commerciale di Donald Trump, fatta di dichiarazioni e smentite, non sembra deprimere
l’economia né gli utili societari, la dinamica dell’inflazione dei salari sembra solo all’inizio. Il mercato
azionario americano è su livelli record, e per fermarlo evidentemente non basta qualche segnale
premonitore, servirà una recessione vera e propria. Il fatto è che gli indicatori anticipatori sono tutti su
valori ancora sostenuti, gli utili societari non sembrano aver ancora raggiunto il picco. I livelli di
indebitamento sono innegabilmente alti, ma i problemi di rimborso che si sono spesso verificati prima di
una recessione non si vedono da nessuna parte.
IL DEF E L’OTTIMISMO DEL GOVERNO ITALIANO
Di questo scenario libero da rischi immediati deve essere fortemente convinto il governo italiano, alla
luce dei dettagli che emergono sul Def. L’obiettivo di crescita per il Paese è all’1,6% per il 2019 e
all’1,7% per il 2020, il programma prevede una discesa del rapporto debito/Pil di un punto all’anno per i
prossimi tre anni. Ammesso che l’obiettivo di crescita venga centrato anche se sembra, come sempre,
molto ottimistico, per avere una discesa di debito di un punto, prevedendo una crescita inferiore al deficit,
bisognerebbe avere un deflattore ben diverso da quello attuale. Ma la cosa più incredibile è un’altra,
perché Giovanni Tria ha anche detto che «la discesa di debito/Pil sarà garantita anche da una clausola di
salvaguardia sulla spesa che sostituisce le clausole sulle entrate fiscali utilizzate finora in ogni manovra
per scrivere obiettivi di deficit e debito poi sempre rivisti». La traduzione in linguaggio comune di questa
frase è che in assenza di effettiva discesa del debito/Pil il ministero attiverà tagli automatici di spesa. È un
controsenso evidente e grave: la spesa pubblica andrebbe usata come strumento di sostegno in recessione,
risparmiando sui conti durante le fasi di crescita. Fare un piano che prevede tagli di spesa proprio nei
momenti di difficoltà sui numeri getta le premesse per difficoltà future rilevanti.
Sperando quindi che la recessione arrivi il più tardi possibile, che Krugman si stia sbagliando, che la
continua introduzione di stimoli monetari, di spesa e fiscali non produca il surriscaldamento
dell’economia, o che gli effetti potenzialmente inflazionistici dei dazi – rovesciando decenni di
globalizzazione – non finiscano per destabilizzare l’economia mondiale, proviamo a tirare una
conclusione: questo Def è certamente non convenzionale, ma questo non basta a renderlo geniale, anzi.
Diamoci il tempo di vedere come evolveranno gli eventi, e se quel tempo lo trascorreremo in compagnia
Leggi tutto: https://www.lettera43.it/it/articoli/economia/2018/10/03/def-debito-recessione-giovanni-tria/224110/