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Marche: aumentano i contratti avviati, ma sono sempre più precari e di breve durata

Nei primi sei mesi del 2018, le aziende marchigiane hanno assunto 122mila persone, il 10,8 % in più
rispetto allo stesso periodo 2017.
Secondo i dati dell’Osservatorio sul precariato dell’INPS, elaborati dall’Ires Cgil Marche, la maggior parte
dei neo assunti ha un contratto a termine o precario (90,4%); solo il 9,6% è stato assunto con un contratto
a tempo indeterminato. Ben 4 contratti attivati su 10 sono a tempo determinato.
Tra le tipologie di lavoro precario, quella che registra un maggior incremento è il contratto in
somministrazione che aumenta, in un solo anno, del 23,1% e arriva a toccare quota 26mila attivazioni.
Cresce in maniera consistente il contratto intermittente (+4,4%) e, nei primi sei mesi del 2018, arriva a
quasi 18mila nuove assunzioni. La forma più utilizzata è quella del contratto a termine (48mila) e cresce,
rispetto allo stesso periodo del 2017, del 9,4%, ormai in aumento costante da diversi anni.
Continua anche a crescere, ed è un fatto positivo, il contratto di apprendistato che aumenta dell’11,8%
attestandosi su 6mila unità.
I contratti a tempo indeterminato crescono dell’11,4% ma, nel complesso delle assunzioni, mantengono il
loro peso residuale.
Le cessazioni di rapporti di lavoro , sempre nei primi sei mesi del 2018, sono state oltre 87mila e
aumentano del 20,5%, con un saldo positivo pari a 34mila.
Tra le varie forme di contratto, l’unica ad avere un saldo negativo tra assunzioni e cessazioni è il tempo
indeterminato con meno 4mila contratti: ciò significa che i contratti stabili attivati nel 2018 sono molto
meno di quelli cessati. Tra le altre forme di lavoro, tutte registrano invece un saldo positivo, in primo
luogo il tempo determinato che aumenta come saldo di oltre 17mila contratti.
Ad esclusione di Trentino e Valle d’Aosta dove le caratteristiche del mercato del lavoro sono molto
particolari vista la presenza di una fortissima incidenza del lavoro stagionale, le Marche continuano ad
essere l’ultima regione d’Italia per numero di contratti a tempo indeterminato attivati nell’anno 2018.
Le assunzioni a tempo indeterminato crescono ovunque, soprattutto nelle regioni del sud per effetto degli
sgravi contributivi inseriti nella legge di bilancio 2018 ma, nelle Marche, costituiscono una percentuale più
bassa sulle assunzioni totali (solo il 9,6%), ben sette punti al di sotto della media nazionale (16,5%).
Dichiara Giuseppe Santarelli, segretario regionale Cgil : “Aumentano i contratti avviati ma siamo ancora la
prima regione d’Italia per livello di precarietà; anzi, guardando all’aumento consistente delle cessazioni,
dobbiamo registrare un ulteriore accorciamento della durata dei contratti”.
E ancora: “Nei prossimi mesi, misureremo gli effetti dell’entrata in vigore del decreto dignità ma risulta
già ad oggi evidente come ci sia bisogno di una riforma strutturale del mercato del lavoro di questo Paese
e non di singole misure prive di una visione organica”. Conclude Santarelli “Il tema della precarietà
dovrebbe interessare la politica e le imprese perché senza un’ ’occupazione stabile e non può esserci una
ripresa complessiva del Paese e della nostra regione. Le vertenze continuano a crescere e sono in bilico
solo in questi giorni più di 1.000 posti di lavoro. Senza investimenti pubblici e privati non ci saranno
effetti sull’occupazione e drammaticamente invece si allargherà l’area del disagio economico e sociale.
Ancona, li 24 settembre 2018
CONFEDERAZIONE
GENERALE ITALIANA
DEL LAVORO

Assunzioni nelle Marche (gennaio-giugno)
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