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Infolampo: Intolleranza – Privacy

La Rete dell’intolleranza
Si odia sempre di più. Su Internet è un profluvio di violenza verso le donne, i migranti, gli islamici, gli
omosessuali, e buon ultimi gli ebrei. Difficile da fermare una spirale che non è solo virtuale. Una mappa
redatta da Vox-Osservatorio sui diritti
di Nuccio Iovene
Uomini che sui social (e nella vita) odiano le donne, ma anche i migranti, gli islamici, i disabili, gli
omosessuali o gli ebrei. Per il terzo anno consecutivo è stata presentata a Milano la mappa

dell’intolleranza nel nostro Paese, redatta da Vox-
Osservatorio sui diritti in collaborazione con quattro

Università italiane. La mappa è il frutto dell’analisi su
Twitter di oltre sei milioni e mezzo di messaggi, tracciati
e geolocalizzati, da maggio 2017 a maggio di quest’anno.
L’individuazione dei diritti calpestati e degli abusi social è
stata seguita dal dipartimento di Diritto pubblico
dell’Università Statale di Milano, mentre l’ateneo “Aldo
Moro” di Bari ha sviluppato il cuore tecnologico del
progetto: algoritmi in grado di individuare e filtrare 76
parole ed espressioni “sensibili”, scelte attraverso
questionario dagli psicologi della Sapienza di Roma.
L’interpretazione dei dati raccolti è stata infine affidata al
dipartimento di Sociologia della Cattolica di Milano e al
gruppo di lavoro di Itstime, centro di ricerca su sicurezza,
terrorismo e gestione delle emergenze collegato alla stessa università.
Si odia sempre di più, o per lo meno lo si manifesta sempre di più attraverso i social: la percentuale dei
tweet dell’odio è passata dal 32,45% del totale nel 2017 al 36,93% nel 2018 con un balzo di 4 punti in
pochi mesi, praticamente più di un italiano su tre si è reso protagonista di questa spirale violenta. Le
donne sono le prime vittime e per il terzo anno consecutivo, con un aumento dai 284.634 messaggi di
odio nel 2016 ai 326mila odierni, sono il principale obiettivo degli odiatori social. Al secondo posto di
questa assurda classifica si trovano i migranti che vedono raddoppiare i messaggi contro di loro: da 38
mila tweet registrati nel 2016 a 73.390mila nel periodo preso in considerazione per questo terzo rapporto.
Così come crescono in maniera esponenziale i tweet che esprimono odio o discriminazione nei confronti
delle persone di fede islamica, balzati dai 22.435 del 2016, ai 64.934 registrati per questa rilevazione.
Aumentano anche i tweet contro gli ebrei che nello stesso periodo passano da 6.700 a 15.400. Questa
polarizzazione fa leggermente diminuire i messaggi d’odio nei confronti degli omosessuali che dai 35.000
registrati nel 2016, sono passati ai 22.000 in questa terza ricerca, e dei disabili.
Sarebbe sbagliato pensare che si tratti solo di un fenomeno virtuale, detestabile ma limitato ad internet:
Leggi tutto: http://www.radioarticolo1.it/articoli/2018/07/09/8350/la-rete-dellintolleranza
Sindacati: governo si fermi, le
pensioni non si toccano

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www.lettera43.it
Privacy: la relazione del Garante davanti al parlamento
Antonello Soro ha presentato il rapporto annuale dell’Autorità garante per la protezione dei dati
personali. Tra i rischi gli attacchi informatici, la post-verità e gli algoritmi. Il documento.
Il presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro, si è presentato
davanti al parlamento per presentare la Relazione annuale sul lavoro dell’organo di vigilanza. In
particolare parlando delle inside degli oligopoli del web, del ruolo dei giornalisti e dei rischi derivanti
dagli attacchi informatici.
IL PUNTO SUI COLOSSI DEL WEB: OLIGOPOLI IGNORATI DALLA POLITICA
Per molto tempo, ha detto Soro, «i governi, in ogni angolo del pianeta, hanno sottostimato gli effetti e i
rischi di un regime privo di regolamentazione, nel quale i grandi gestori delle piattaforme del web hanno
scritto le regole, promuovendo un processo inarrestabile di acquisizioni e concentrazioni, dando vita
all’attuale sistema di oligopoli». «Questi hanno acquisito il potere di orientare i comportamenti di diversi
miliardi di persone».
«La distribuzione e la natura di questo potere hanno generato una inedita domanda di garanzie e,
insieme», ha sottolineato, «il timore di una progressiva riduzione degli spazi di libertà ed intimità
individuale che hanno rappresentato il fondamento consolidato delle democrazie liberali del ventesimo
secolo». Secondo Soro «è cresciuta la consapevolezza del fatto che non possono essere i protocolli
informatici o le condizioni generali di contratto, unilateralmente stabilite dai big tech, il codice normativo
del digitale, su cui fondare diritti e doveri, nel contesto in cui più di ogni altro si dispiega la nostra
esistenza».
Il nuovo quadro giuridico europeo ha il merito «di porre al centro dell’agenda politica le implicazioni del
digitale sulla libertà, l’autodeterminazione, l’identità: definita, questa, sempre più a partire dalle
caratteristiche che altri – nel nome del primato degli algoritmi – ci attribuiscono, scrivendo per noi la
nostra storia». Per il presidente dell’Autorità garante siamo soggetti «più di quanto ne siamo consapevoli,
a una sorveglianza digitale, in gran parte occulta, prevalentemente a fini commerciali e destinata,
fatalmente, ad espandersi anche su altri piani, con effetti dirompenti sotto il profilo sociale».
L’APPELLO AI GIORNALISTI CONTRO LA POST VERITA’
Il presidente ha poi anche parlato della post-verità, rivolgendosi direttamente agli operatori della
comunicazione. Nella società digitale «il ruolo del giornalista si carica ulteriormente di responsabilità nel

fornire un’informazione corretta e rispettosa dei diritti altrui: un faro da seguire per orientarsi tra le post-
verità», ha spiegato. La protezione dati deve rappresentare «uno dei criteri regolativi essenziali per

l’attività giornalistica», ha poi aggiunto.
Per Soro l’informazione dovrebbe essere «tanto libera e indipendente, quanto rispettosa della dignità della
persona». Quest’auspicio, in particolare, «ha ispirato una intensa interlocuzione con gli organi
d’informazione, alla quale spesso è seguita l’adesione spontanea di testate o blog. È stato tuttavia
necessario rivolgere all’Ordine dei giornalisti un monito al rispetto del principio di non discriminazione e
del diritto all’anonimato del minore, a seguito di un eccesso di dettagli riscontrato in relazione ad alcuni
fatti di cronaca».
Soro ha sottolineato anche come «nella società disintermediata ciascuno diviene al tempo stesso fruitore e
produttore di informazione, con un indubbio potenziamento della libertà di espressione ma con il rischio,
per converso, di una generale sottovalutazione dell’importanza dell’attendibilità delle notizie diffuse, della
loro qualità, esattezza, correttezza. A farne le spese sono spesso i bersagli dell’hate speech o di campagne
diffamatorie, scelti generalmente quali capri espiatori in ragione di proprie vulnerabilità».
IL RISCHIO DI ATTACCHI INFORMATICI: 140 AL GIORNO
Il Garante ha anche parlato della sicurezza digitale spiegando che in Italia, nel solo mese di maggio, gli
attacchi informatici «hanno toccato la soglia di 140 al giorno. Dal 25 maggio sono aumentate di oltre il
500% le comunicazioni di data breach al Garante, che hanno interessato, assieme a quelli notificati a
partire da marzo, oltre 330.000 persone». «D’altra parte, in un mondo dove tutto di noi sarà sempre più
connesso, saremo sempre più vulnerabili», ha aggiunto Soro, «perché ogni oggetto con cui veniamo a
contatto può diventare il canale di accesso per un attacco informatico, per una violazione della nostra
persona. Per questo è indispensabile fare della protezione dei dati una priorità delle politiche pubbliche».
CYBERBULLISMO: MAGGIORI RISCHI DAI SITI EXTRA-UE
Fra le azioni dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali, «di particolare rilievo è risultata

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privacy/221790/