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BANDO DISOCCUPATI, CGIL, CISL E UIL MARCHE: DALLA REGIONE, RISCHIODI ASSISTENZIALISMO

La Regione Marche, da pochi giorni, ha pubblicato sul suo sito un intervento sperimentale che
prevede contributi per la realizzazione di progetti di crescita, integrazione ed occupazione promossi
dai Comuni a favore di soggetti disoccupati residenti nelle Marche.
Cgil, Cisl e Uil non sono contrari alle sperimentazioni, anzi hanno più volte sollecitato la Regione
Marche a innovare le politiche per il lavoro attraverso moderni interventi di politiche attive per
favorire l’inserimento ed il reinserimento dei disoccupati nel mondo del lavoro. Questa misura,
però, per la quale vengono stanziati 10 milioni FSE per le annualità 2018-2020, più che una
sperimentazione , sembra una misura pasticciata che contiene diverse contraddizioni al suo
interno.
Se l’obiettivo dichiarato è anche quello di migliorare la condizione di occupabilità dei disoccupati
(che dovranno essere over 30, diplomati e/o laureati), contrastare la disoccupazione di lunga durata
e ridurre l’ inattività, il rischio è quello di riuscire ad offrire risposte temporanee solo in termini di
sostegno al reddito senza poter offrire, verosimilmente, prospettive di occupazione all’interno dei
Comuni e nel territorio. Inoltre, va sottolineato che i progetti presentati dai Comuni devono essere
accompagnati da percorsi formativi , certificazioni di competenze acquisite e misure di
accompagnamento al lavoro; in caso contrario, sarebbero poco spendibili nel settore privato.
Anche il ruolo affidato ai Centri per l’ Impiego lascia perplessi. Ancora una volta, l’approccio è di
tipo burocratico ed amministrativo: i Centri per l’impiego dovranno essere il collettore delle
domande dei disoccupati e dovranno stilare le graduatorie da trasmettere ai Comuni che avranno
presentato i progetti. Ma, prima di tutto, dovranno “regolare il traffico” dei disoccupati ed evitare
gli ingorghi provocati dalle file che si formeranno per presentare le domande. Mentre, per noi, è
necessario sperimentare nuove misure più coraggiose ed incisive di politiche attive del lavoro in cui
si esprima il ruolo dei centri per l’impiego del territorio mettendo a sistema tutta la rete dei servizi
per l’impiego integrando servizi pubblici e privati con una visione strutturata, come da tempo
chiediamo.
In questo quadro rimane, però, il dubbio di come tale progettualità possa portare ad innescare
processi virtuosi di sviluppo locale, come sostiene pubblicamente l’Assessore Bravi.
I sindacati chiedono che sia rispettata con scrupolo la condizione di straordinarietà e
occasionalità, e che i progetti riguardino attività aggiuntive rispetto a quelle normalmente
svolte dai Comuni stessi per evitare il rischio che ci sia sostituzione e sottrazione di lavoro in
attività svolte da dipendenti o attraverso appalti.
Per i territori più che misure tampone sono necessarie risorse da investire nella creazione di modelli,
servizi , attività anche sperimentali ma che nel tempo possano diventare strutturali e sostenibili.
Se si guarda alle fragilità del lavoro, pensiamo agli over 30 ma anche ai giovani e in particolare alla
donne con tassi di disoccupazione regionale che si attestano ancora oltre il 24% per quanto riguarda
i giovani e oltre l’11% per quanto riguarda le donne.
Cgil, Cisl e Uil, invece, credono sia opportuno essere chiari sull’impatto reale che può avere
questo bando e invitano la regione a non generare attese che rischiano di essere deluse.