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Infolampo: Diritti – Mortibianche

Carta dei diritti, l’incontro tra Cgil e Movimento 5 Stelle
Camusso: “La riunione è andata bene, c’è l’impegno a riavviare l’esame quando riprende l’attività
parlamentare”. Una delegazione ha visto il presidente del gruppo al Senato Toninelli, per discutere della
proposta che ha raccolto 1,2 milioni di firme
L’incontro “è andato bene, è stata l’occasione per raccontare il senso della nostra proposta di legge di
iniziativa popolare e affrontare l’attenzione che hanno sul diritto-dovere che le proposte di legge di
iniziativa popolare vengano discusse in Parlamento”. Così il segretario generale della Cgil, Susanna
Camusso, all’agenzia Dire al termine della riunione col
Movimento 5 Stelle al Senato sulla Carta dei diritti. Da parte
dei pentastellati “c’è l’impegno a riavviare l’esame quando
riprenderà l’attività parlamentare”. Il merito del testo “non è
stato affrontato, ma già nella scorsa legislatura è emersa la
sensibilità su alcuni temi”. Per i prossimi incontri con le forze
politiche, aggiunge, “finora abbiamo avuto la risposta del
presidente della Camera Roberto Fico, ci hanno poi risposto il
gruppo di Forza Italia della Camera e Leu”.
Una delegazione della Cgil, guidata dal segretario generale
Susanna Camusso, ha incontrato oggi il presidente del gruppo
parlamentare del Movimento 5 Stelle al Senato, Danilo
Toninelli. L’appuntamento si è svolto alle 15.30 presso gli
uffici di presidenza del M5S (palazzo Carpegna, via degli
Staderari 2). La riunione è stata fissata per discutere della
Carta dei diritti universali del lavoro, la proposta di legge di iniziativa popolare della Cgil che ha raccolto
1,2 milioni di firme.
Il sindacato di corso d’Italia ha inviato una richiesta di incontro ai presidenti di Camera e Senato, insieme
a tutti i gruppi parlamentari. “Nella scorsa legislatura, infatti – ha scritto il segretario della Cgil –, la Carta
dei diritti è stata incardinata presso la commissione Lavoro della Camera dei deputati, la quale, a sua
volta, ha concluso le audizioni nell’ottobre scorso”. “Per questo all’avvio della XVIII Legislatura – ha
aggiunto Camusso – ci sembra importante poter proseguire il percorso in questa direzione, auspicando
una proficua interlocuzione, considerata l’importanza dei temi, fondamentali per il futuro del nostro
Paese”.
Il presidente della Camera, Roberto Fico, ha accettato l’incontro con una lettera inviata a Camusso.
“Accolgo volentieri la sua proposta di incontrarci per parlare della Carta dei diritti universali del lavoro,
ovvero della legge di iniziativa popolare che ha raccolto oltre un milione di firme”, scrive Fico nel testo.
“Percorsi e momenti di confronto come questi – sottolinea il presidente della Camera – si inseriscono
pienamente nella concezione del Parlamento come luogo aperto alla cittadinanza, in cui gli istituti di
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Morti bianche, perché pure il testo unico sul lavoro ha le
sue colpe
Mentre aumentano i decessi, in molti puntano il dito sui limiti del codice sulla sicurezza datato 2008.
Sistema per la prevenzione incompleto, ritardi, troppa attenzione alle grandi imprese: i nodi.
di Francesco Pacifico
Dieci anni e sentirli tutti. Secondo gli esperti tra le ragioni del picco di morti bianche ci sono i limiti del
testo unico sulla sicurezza sul lavoro, voluto dal governo Prodi nel 2008 sull’onda della tragedia della
Thyssen di Torino (morirono sette operai) e ritoccato in seguito dal centrodestra. Un testo, il decreto
legge 81, mai applicato del tutto e sempre più distante da quelle che sono le esigenze delle imprese.
Indicativo, infatti, che a oggi manchino ancora una ventina di decreti attuativi.
CONTROLLI DA RAFFORZARE. Cesare Damiano, ministro del centrosinistra quando fu approvato il
codice, ha ricordato che «tra le norme inattuate sono di fondamentale importanza il completamento del
sistema di qualificazione delle imprese e un rafforzamento nei controlli per i quali va realizzato anche un
più efficace coordinamento».
RITARDI SULLA PREVENZIONE. In quest’ottica va segnalato che non è ancora stato completato il
Sistema informativo nazionale per la prevenzione, al quale dovrebbero rifarsi le parti interessate (aziende
in testa) per trarre le best practice necessarie, mentre il ritardo è ancora più lungo in relazione alla
commissione per gli interpelli, il soggetto che dovrebbe più di altri soffermarsi sulla sostenibilità
economica delle procedure da tenere.
E molto c’è ancora da fare sul versante della formazione, per esempio a livello territoriale nel rapporto tra
gli organismi di controllo e le imprese. Mentre le stesse aziende lamentano di attendere ancora quella
semplificazione degli adempimenti in materia di salute e sicurezza sul lavoro prevista dal decreto
legislativo, per rendere immediate le tutele.
TESTO TROPPO MASTODONTICO. Più in generale gli addetti ai lavori definiscono il testo troppo
mastodontico con il suo migliaio di adempimenti (ci sono circa 50 allegati) e, soprattutto, troppo legato
alle esigenze delle grandi imprese. Dai microfoni di Radio Radicale Michele Tiraboschi, principale
allievo di Marco Biagi e ordinario di diritto del lavoro all’università di Modena, ha ricordato che misura
dopo misura, onere dopo onere, «ha dato luogo, più che a un cambiamento dei modelli organizzativi del
lavoro e una maggiore attenzione al dato sostanziale, a una puntale proliferazione dei formalismi. E
questo ha alimentato un grandissimo business sulla salute e sulla sicurezza dei luoghi di lavoro. Dove
aumentano i soggetti e gli attori che offrono percorsi formativi, documenti, e tutti quegli adempimenti
formali che sono lontani dalle esigenze del mondo del lavoro».
Altro nodo è che il testo unico sulla sicurezza del lavoro guarda soprattutto alle grandi imprese
manifatturiere e vede una sua relazione proprio grazie all’apporto del sindacato e degli enti bilaterali
creati dalle parti. Il tutto mentre il sistema italiano corre soprattutto grazie alle piccole e medie imprese,
dove i tempi e i luoghi di lavoro sono sempre più dilatati e decentrati anche grazie alle tecnologie.
AUTORIZZAZIONI PARCELLIZZATE. Ogni anno in Italia si registrano 160 mila ispezioni. Gli addetti
a queste attività – tra quelli di Asl, Inps, ministero del Lavoro e carabinieri – sono oltre 4 mila. Eppure a
spuntare le unghie a questo comparto c’è soprattutto la parcellizzazione dei soggetti impegnati nelle
autorizzazioni: in uno stesso cantiere ci sono pezzi dove i controlli sono di competenza dell’Asl, altri
dell’ispettorato del Lavoro, i montacarichi sono di competenza dell’Ispesl (l’Istituto superiore per la
prevenzione e la sicurezza del lavoro). Una parcellizzazione sulla quale il codice unico può poco.

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sicurezza-codice-imprese/219322/