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Infolampo: Mafie – Reddito di cittadinanza

A Foggia, contro tutte le mafie
In quella provincia, negli ultimi 15 mesi ci cono stati 17 morti ammazzati e due casi di lupara bianca.
Accendere i riflettori e far crescere la consapevolezza della pericolosità della criminalità locale,
sconfiggendo la sottovalutazione e l’indifferenza
di Nuccio Iovene
Sono oltre 970 le vittime innocenti, morte per mano mafiosa, che saranno ricordate come ogni anno dal
1996 il prossimo 21 marzo, primo giorno di primavera, per iniziativa di Libera, associazioni, nomi e
numeri contro le mafie. Da allora il 21 marzo è diventata la giornata della memoria e dell’impegno contro
tutte le mafie. Numeri impressionanti che testimoniano la ferocia di una guerra che la criminalità
organizzata conduce non solo contro i giudici, le forze di
polizia, coloro che intralciano i loro affari, ma anche
donne, bambini, passanti, persone inconsapevoli del destino
che sarebbe loro toccato.
I loro nomi, per non dimenticarli, riecheggeranno domani
nella piazza di Foggia, luogo scelto per la manifestazione
di quest’anno, e in decine di altre città italiane ed estere. Da
due anni, infatti, alla manifestazione principale si
affiancano iniziative analoghe in tutte le regioni italiane e
in molte realtà estere. Quest’anno, fuori dall’Italia, la
giornata della memoria si terrà in contemporanea anche a
Berlino, Parigi, Marsiglia, Bruxelles, Debrecen, Tenerife,
Strasburgo, La Valletta, Copenaghen, Rotterdam, Città del
Messico, Bogotà, Salvador de Bahia, Città del Guatemala, Buenos Aires, Maracaibo, La Paz e Tunisi, a
dimostrazione che se la mafia allunga i suoi tentacoli, come da tempo fa, oltre confine, anche l’antimafia
è in grado di farlo e di farsi sentire.
La scelta di Foggia come sede della manifestazione principale di quest’anno è tutt’altro che casuale:
dall’inizio dello scorso anno, il 2017, in quella provincia ci sono stati ben 17 morti ammazzati e due casi
di lupara bianca. Accendere i riflettori su quella realtà, far crescere la consapevolezza della pericolosità
delle organizzazioni che operano in quel territorio è un altro dei compiti che l’iniziativa si propone,
evitando che prevalga, come per lungo tempo è avvenuto ovunque, la sottovalutazione o peggio
l’indifferenza. Da 23 anni Libera, e con essa Sindaci e amministratori locali, rappresentanti delle
istituzioni, del sindacato e dell’associazionismo, e soprattutto i familiari delle vittime di mafia e tante
ragazze e tanti ragazzi testimoniano con la loro presenza il loro impegno nella lotta contro tutte le mafie.
Un impegno che nasce dalla consapevolezza che le mafie esistono (per quanto tempo abbiamo sentito
negarne addirittura l’esistenza); sono pervasive e ormai presenti anche dove non sembrava possibile (per
quanto tempo è prevalsa l’idea che le mafie erano un problema dei meridionali) come dimostrano le tante
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Europa, oltre i confini nazionali.
Il 23 marzo a Trieste

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Reddito di cittadinanza: chi ha ragione e chi ha torto?
Del reddito di cittadinanza (come ormai viene chiamato da tutti) si dice che avrebbe avuto un ruolo
decisivo nel successo elettorale del M5S. Non si può essere certi che sia stato proprio così. Sembra,
invece, certo che su di esso le opinioni sono molto nette e il campo si divide – con pochissime eccezioni –
tra chi è decisamente contrario e chi è decisamente a favore. Peccato, però, che molto spesso, chi nutre
opinioni così nette si riferisca a un reddito di cittadinanza che non sembra essere proposto da nessuno e,
cosa che a noi pare degna di interesse, peccato che nella foga della contrapposizione politica vada persa
la percezione della delicatezza e della complessità (da non intendersi solo in accezione negativa) delle
questioni che il reddito di cittadinanza, o potremmo più in generale dire, “un reddito di cittadinanza”,
pone.
Scritto da: FraGRa
In queste note, dopo aver brevemente ricordato, quali reazioni abbia suscitato, sui due fronti, la proposta
del M5S, preciseremo i contenuti di tale proposta non soltanto per mostrare quanto approssimativi siano
alcuni giudizi su di essa (cosa, che peraltro, è stata fatta anche da altri), ma anche per mettere in luce
alcuni aspetti problematici di interventi di questo tipo. La valutazione di questi aspetti e l’indicazione di
come affrontare la questione nella sua delicatezza e complessità è rimandata al prossimo numero del
Menabò.
Sostenitori e avversari.
Per i sostenitori, il reddito di cittadinanza, è lo strumento centrale per assicurare il diritto all’esistenza, in
un mondo, come l’attuale, dove le grandi trasformazioni economiche e sociali rendono il lavoro sempre
più precario. Esso permetterebbe (insieme a altri trasferimenti) sia di vivere dignitosamente, sia, come
indicato nel disegno legge presentato al Senato di “abbattere la condizione di schiavi moderni, cioè la
condizione nella quale si trovano tanti individui, laureati e non, costretti ad accettare qualsiasi lavoro,
sottopagato, precario, senza possibilità di crescita o, addirittura, senza un adeguato contratto”. E tra chi lo
sostiene sembra esservi anche la convinzione che possa fare molto anche per risolvere (o quasi) il
problema della disoccupazione e, ancora di più, per dare buona occupazione.
Per gli avversari, invece, il reddito di cittadinanza è l’ennesima ed estrema manifestazione di un male che,
da tempo, caratterizzerebbe la politica sociale nel nostro paese, l’assistenzialismo – e, con esso, il
parassitismo – implicando la violazione del valore del lavoro sancito dall’art. 1 della Costituzione.
Secondo Calenda, ad esempio, il reddito di cittadinanza sarebbe “un’aberrazione anche dal punto di vista
dei valori. È molto più facile dare un reddito che dare un lavoro” ricorrendo a una misura “ideologica”
che risponde “allo stesso criterio con sui si usava la spesa pubblica negli anni ’80 e ’90”, cioè
“l’assistenzialismo”. Nella stessa direzione, vanno alcune dichiarazioni di Renzi, secondo cui il reddito di
cittadinanza “darebbe soldi per stare a casa”, senza faticare, e inoltre “Dare un sussidio nega i valori
fondamentali che i nostri nonni ci hanno insegnato: bisogna faticare. Dobbiamo non dare a tutti un
sussidio ma un lavoro”.
Secondo il consigliere economico di Renzi, Leonardi, dare un sussidio incondizionato nel tempo
favorirebbe soltanto il non lavoro, alla luce anche della situazione di degrado in cui versano molti centri
per l’impiego. A ciò Leonardi aggiunge, come ulteriore conseguenza negativa, che il reddito di
cittadinanza implicherebbe un gigantesco trasferimento di risorse dal Nord al Sud: “La sinistra deve
(invece) contrastare un’operazione mirata alla costruzione di una cultura del risarcimento per un territorio
oggetto di uno sfruttamento secolare”. Peraltro, sempre secondo Leonardi, l’assistenzialismo di stato” che
caratterizza il reddito di cittadinanza non esisterebbe in nessun altro paese. Tra i critici sembra di poter
annoverare anche i sindacati. Con toni meno accessi, Camusso, ha affermato che “Bisognerebbe tendere
alla piena occupazione: se questa si sostituisce solo con il tema della redistribuzione del reddito, si fa un
salto complicato”.
Si pone poi la questione dei costi. Ad esempio, secondo Renzi “Le proposte sul reddito di cittadinanza
valgono cento miliardi di euro. Così saltano le coperture e la dignità di un Paese che si è fondato sulla
fatica di chi lo ha creato”. Similmente il presidente di Confindustria, Boccia porta l’attenzione sui rischi
per il debito pubblico. In ogni caso, aggiunge Calenda, il reddito di cittadinanza “aumenta il carico per
chi paga le tasse”, quando occorrerebbe “investire sulla competitività delle imprese diminuendo la
pressione fiscale”.
La proposta: alcuni dettagli.
Ricordiamo brevemente i tratti essenziali della proposta del M5S. Il reddito di cittadinanza è un
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