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Infolampo: Razzismo – Razzismo

Raid Macerata: Cgil, clima di odio e violenza
Il sindacato di corso d’Italia: “Quanto avvenuto è sconcertante. Un atto inaudito. Non è
questa l’Italia. I nostri valori sono custoditi nella nostra Costituzione, quella che
continuiamo a difendere e che chiediamo di rispettare”
“Quanto avvenuto a Macerata è sconcertante. Una violenza inaudita, ingiustificabile,
alimentata da un clima reso sempre più dedito all’odio”. Così la Cgil in una nota ha
commentato i fatti di Macerata, dove il ventottenne Luca Traini ha ferito sabato mattina a
colpi di pistola sei stranieri. Strage aggravata dal razzismo è l’accusa formulata dalla
procura della città marchigiana. All’uomo è stato contestato, tra l’altro, anche il porto
abusivo di armi: aveva un permesso per detenere la pistola per uso sportivo.
“Quello che si si è verificato – prosegue il sindacato – è la conseguenza di chi alimenta la
caccia allo straniero al grido ‘viva l’Italia’. Qui si misura l’irresponsabilità di chi
commenta fatti di cronaca incitando odio razziale. Non è questa l’Italia. Non sono questi i
valori identitari del nostro Paese. Quei valori sono custoditi nella nostra Costituzione,
quella che continuiamo a difendere e che chiediamo di rispettare”, conclude la Cgil.
Quanto affermato dal sindacato di Corso d’Italia è confermato dal dibattito politico delle
ultime ore. “Questa cosa incredibile dell’allarme fascismo, del ritorno dei fascismi,
dell’ondata delle camice nere mi sembra surreale e agitata da una parte politica che in sei
anni ha dimostrato il suo nulla”, ha affermato Matteo Salvini, segretario della Lega, a
Radio 1, respingendo la definizione di “strage fascista”. A destra sul tema dei migranti
irregolari anche Berlusconi ha rincorso la Lega, per poi tornare sui suoi passi e smarcarsi.
Ad Agorà, su Rai3, Il leader di Forza Italia ha bacchettato il segretario leghista: “Frasi
contro la sinistra eccessive, a volte Salvini esaspera i toni”, anche se continua a sostenere
che la strage è stata solo “il gesto folle di uno squilibrato”. A stretto giro una risposta è
arrivata anche dal leader di Liberi e uguali Pietro Grasso, ospite di Unomattina: “Chi
semina odio raccoglie violenza. Sono rimasto colpito dal fatto che il titolare della palestra
ha espulso Traini, mentre un partito politico no. La società è stata capace di individuare il
pericolo, la politica invece no”. In merito alle proposte di Salvini sull’immigrazione,
Grasso ha agginuto: “Mi ricordano quelle sulle deportazione di massa di Trump, che poi
sono state bloccate dai giudici”.

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e-violenza

www.strisciarossa.it
Dopo Macerata via dalle Tv chi predica odio antistranieri
Per i fatti di Macerata parliamo di terrorismo razzista e nazifascista? No, non ne parliamo, non lo
diciamo espressamente e non ci titoliamo le prime pagine, ci limitiamo a parlare di raid (xenofobo,
razzista, qualcuno azzarda fascista e leghista), sminuendo la portata dell’evento e mostrando una volontà
mediatica tesa a ridimensionare l’episodio, non infierendo troppo sulle destre nazionali che dopo tanto
aver incitato all’odio sociale e razziale oggi si limitano a definire un pazzacchione lo sparatore nazi
candidato leghista. Quando non lo giustificano parlando di provocazione ambientale…
di Antonio Cipriani
Sarebbe stata la stessa cosa se uno squilibrato affascinato dalla propaganda dell’Isis avesse sparato contro
un gruppo di ragazzi in un bar, per liberare il mondo dagli infedeli? Lo avremmo chiamato terrorista
indicando come colpevole anche chi ha armato la sua mano teorizzando la guerra agli infedeli e
chiamando gli adepti all’azione? Credo si sì. Con una certa facilità mediatica.
Quando invece lo squilibrato è bianco, razzista e nazifascista, e spara su persone innocenti animato dai
discorsi d’odio ormai sdoganati al punto da essere accettati da media e politica? Per coerenza
occorrerebbe seguire lo stesso percorso. Il mandante morale andrebbe perseguito così come lo sparatore.
E se lo sparatore è un terrorista, il mandante o i mandanti sono seminatori di odio e di terrore, quindi
senza fare troppi distinguo, sono terroristi anche loro. Sono terroristi quelli che ululano in tv a ogni pié
sospinto che vada fatta pulizia nei quartieri, che esaltano ogni tipo di razzismo e fascismo con sorrisi e
pacche sulle spalle. E complici quelli che mettono loro davanti un microfono.

Quindi stamattina sarebbe stato interessante leggere senza tatticismi questo titolo: Terrorista fascio-
razzista spara sui passanti dalla pelle nera. Con qualche elemento in cui si spieghi che Salvini e Forza

Nuova giustificano l’azione – con una certa coerenza a dire il vero… – dopo aver armato la mano del
terrorista.
Invece i titoli di oggi spiegano meglio di ogni analisi il perché siamo arrivati su questo baratro
democratico. Libero: “Apre la fabbrica del razzismo”. La Verità: “Immigrazione da pazzi”. La
Repubblica: “Raid razzista che avvelena le elezioni”. Il Mattino: “Tiro a segno sugli immigrati”. Il
Giornale? Boh…
Ha scritto ieri, condivisibile, Cecilia Strada: “Posto che il mondo continuerà ad essere abitato anche da
persone squilibrate, il correttivo urgente – oltre a evitare di candidarli alle elezioni, possibilmente, se sei
un partito – è guardare lo spazio del discorso pubblico e politico in cui quei colpi sono stati sparati. E fare
pulizia, proprio quello: non quartiere per quartiere ma partito per partito, trasmissione per trasmissione,
una pulizia del discorso. Perché ci sono discorsi, quelli di odio, che non sono discorsi come gli altri. E
non dovrebbero trovare ossigeno. Non dovrebbero imbruttirci la vita ogni giorno. E non dovrebbero avere
la possibilità di parlare a un balordo con la pistola. I discorsi di odio che dobbiamo iniziare a chiamare col
loro nome, poi buttarli fuori dalla politica. E dai media, amici giornalisti, per favore: un discorso d’odio
contro gli stranieri deve ricevere lo stesso trattamento che avrebbe chi in prima serata proponesse di
legalizzare la pedofilia, o il diritto di mangiarsi un vicino di casa se sei rimasto col frigo vuoto. Non gli
daremmo un microfono, tanto meno il voto, ma il numero di uno psicologo esperto. E non sarebbe
censura, ma ecologia. Urgente, secondo me”.
Ecco, sarebbe utile ricordare le basi della nostra democrazia, quelle della professione giornalistica. Ed
avere più coraggio nel dire le cose come stanno sottraendosi al flusso incantato dei luoghi comuni che
titolano al posto dei giornalisti. Chi ha a cuore la libertà e la giustizia sociale proprio di fronte a questo
baratro deve capire qual è la posta in gioco, quali errori storici non possono essere fatti. Il giornalismo la
smetta di indossare il fez o di trovarlo grazioso: la destra è destra perché ritiene l’ingiustizia sociale la
base filosofica sulla quale basare il diritto del più forte sul più debole. E declinando il concetto: dell’uomo
sulla donna, del bianco sul nero, dell’inquinatore sugli straccioni che ne subiranno gli effetti, del
costruttore seriale sul cittadino indifeso, del cementificatore sulla natura.
E l’abbellimento mediatico e strategico non camuffa l’orrore di quello che stiamo vivendo e che potranno
vivere i nostri figli. Se il mondo è buio, si perderà la bellezza e governerà la paura. Non è quello che
temiamo possa accadere?
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