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Infolampo: pensioni – violenze

Pensioni, il 2 dicembre Cgil in piazza con 5
manifestazioni
“Per cambiare il sistema previdenziale, per sostenere sviluppo e occupazione, per garantire futuro ai
giovani”. Questi i motivi della mobilitazione nazionale della Cgil di sabato 2 dicembre, proclamata dopo
l’esito del confronto con il Governo sul tema della previdenza, considerato “insufficiente”.
Sono cinque le manifestazioni organizzate dalla Confederazione con lo slogan “Pensioni, i conti non
tornano!”. L’appuntamento è per le ore 10.30, a Roma in piazza del Popolo, a Torino in piazza San Carlo,
a Bari in piazza Prefettura, a Palermo in piazza G. Verdi e a Cagliari in piazza Garibaldi.
A concludere tutte le iniziative sarà il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, che alle ore 12.30
prenderà la parola dal palco della Capitale, in collegamento video con le altre città. Le rivendicazioni per
le quali si scenderà in piazza, come si legge nel volantino, sono “bloccare l’innalzamento illimitato dei
requisiti per andare in pensione, garantire un lavoro dignitoso e un futuro previdenziale ai giovani,
superare la disparità di genere e riconoscere il lavoro di cura, garantire una maggiore libertà di scelta ai
lavoratori su quando andare in pensione”. E ancora, “favorire l’accesso alla previdenza integrativa” e
“garantire un’effettiva rivalutazione delle pensioni”. Ma le motivazioni della mobilitazione non si
fermano alla previdenza, il sindacato di corso d’Italia chiede anche di “cambiare la legge di bilancio per
sostenere lo sviluppo e l’occupazione”, di “estendere gli ammortizzatori sociali” e di “garantire a tutti il
Leggi il volantino
Leggi tutto: http://www.spi.cgil.it/pensioni_cgil_in_piazza

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Violenze domestiche: la prevenzione è possibile
Agire prima che accada l’irreparabile è l’unica soluzione. Eppure lo Stato non investe a sufficienza.
Nonostante questo il Caf onlus di Milano ha scommesso sull’home visiting. Vincendo.
di Barbara Ciolli
Le violenze in famiglia sono un universo sommerso che cresce con il disagio economico e sociale.
Rischiano di aggravarsi di generazione in generazione, lacerando in profondità la società ed emergono
sempre di meno per i tagli al welfare degli ultimi 10 anni che hanno diradato sul territorio anche i
consultori per giovani mamme e altri servizi sociali gratuiti. Le antenne dello Stato stanno scomparendo:
un male, perché per esempio il Centro di aiuto al bambino maltrattato e alla famiglia in crisi (Caf onlus)
di Milano, che dal 1979 prende in cura i minori vittime di violenze e traumi fisici e psicologici, si attiva
ancora nella maggior parte dei casi su indicazione di consultori familiari e sportelli comunali, ginecologi
e centri di ascolto per donne.
INTERCETTARE LE FAMIGLIE A RISCHIO. Il mandato alla onlus di dare in affido bambini e
adolescenti, o di assisterli in centri diurni aperti alle madri, viene dal Tribunale dei minori. Ma dal 2008 il
Caf ha iniziato anche a sostenere le famiglie a rischio e i piccoli in tenerissima età, tra gli 0 e i 2 anni,
direttamente a casa con un intervento di prevenzione che si è rivelato il cuore dell’aiuto: in alcuni casi una
salvezza, perché si è evitato l’intervento del tribunale e talvolta delle forze dell’ordine. «Le segnalazioni
arrivano soprattutto dalla rete di contatti del Caf tra gli operatori di primissima infanzia ma anche da
chiamate dirette, che in qualche caso avvengono attraverso il passaparola», spiega a Lettera43.it la
responsabile del servizio di home visiting Serena Kaneklin. «Capita anche ci chiamino strutture private
come i nidi».
Si intuiscono situazioni difficili. Mamme che non si presentano agli appuntamenti presso i consultori o gli
asili, non di rado minorenni, spesso di origine straniera (il 65% del target dell’home visiting, assistenza
domiciliare, del Caf negli anni), e che vivono in famiglie conflittuali e a rischio di emarginazione sociale.
Nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, una delle ultime storie di successo di
prevenzione della onlus racchiude in sé parte di tutti questi fattori di rischio: «Lei italiana e minorenne,
lui straniero ancora più giovane, legato a una baby gang», racconta Kaneklin. «Il tribunale dei minori era
pronto a intervenire, ma la disponibilità della famiglia della ragazza a ospitare in casa e mantenere,
seppure con fatica, la figlia e il neonato ha permesso l’invio di una nostra operatrice di sostegno. Per due
ore, due giorni a settimana».
EVITARE L’INTERVENTO DEL TRIBUNALE. Bisogna saper entrare nelle case in punta di piedi, ma
raramente le famiglie dicono no a una mano tesa gratuita. Ci sono madri con precedenti figli in affido che
chiedono una seconda possibilità. Donne straniere che parlano poco italiano alle quali viene affiancato,
nelle stesse quattro ore settimanali di sostegno, anche un mediatore linguistico-culturale. Nei casi più
gravi, di conflitti già esplosi, il papà o il marito violento viene allontanato con l’intervento delle forze
dell’ordine, e l’home visiting spesso non basta più. «Ma il punto», precisa la responsabile, «è che agendo
prima si riescono a prevenire alcuni maltrattamenti, non si arriva al dramma familiare». La coppia mista
di minorenni, seguita da alcuni mesi, reagisce bene: anche il ragazzo collabora al progetto e fa progressi.
“Per ogni euro investito ne ritornano 3: la prevenzione ha il ritorno sociale migliore ed è il servizio meno
costoso per lo Stato”
Quando si entra in comunità o in una casa famiglia sono già accadute cose gravi. Le spese per lo Stato
sono più alte e l’intervento, ormai riparatorio, è spesso tardivo: l’emarginazione è già in atto, i traumi
possono diventare devianze e segnare giovani vite, a danno della società. «Il monitoraggio sull’impatto
sociale ci dice che per ogni euro investito ne ritornano 3: la prevenzione ha il ritorno maggiore ed è il
servizio meno costoso per lo Stato». Ciò nonostante, commenta Kaneklin, l«’home visiting ancora non
decolla». Per il Comune di Milano il Caf ha svolto cinque interventi di assistenza domiciliare in tre anni e
circa il 95% della sua raccolta fondi proviene dai privati: elargizioni soprattutto di fondazioni, ormai il
vero motore del welfare gratuito in Italia, terzo Paese in Europa per donazioni dopo Regno Untio e
Germania.
LA PROPOSTA DI LEGGE. Oxford Economics stima che entro il 2025 in Italia il divario tra risorse
pubbliche e domanda di servizi di welfare arriverà a 70 miliardi di euro. Caf onlus ha partecipato alla
stesura, da parte del Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l’abuso all’Infanzia
(Cismai), delle linee guida sull’home visiting presentate a Roma questo novembre e parte di una proposta
di legge ora in parlamento. Se il testo passasse, il trend si potrebbe invertire: i dati sulla lotta alle violenze
Leggi tutto: http://www.lettera43.it/it/articoli/attualita/2017/11/25/violenze-donne-minori-prevenzione/215892/