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Infolampo: stalking – speranze di vita

stalking017Lo stalking e l’errore da rimediare
Tutti, dal ministro ai partiti, si dicono disponibili ad accogliere la richiesta di eliminare lo stalking dai
reati di lieve entità con annessa depenalizzazione. Ma s’avvicina la fine della legislatura, in Parlamento
nulla si muove e l’emergenza resta
di Silvia Garambois
Stalking. Stalking. Stalking. La parola riecheggia intorno al tavolo dove le associazioni femminili sono
“audite” dalla presidente della Camera, Laura Boldrini, in vista della manifestazione contro la violenza
sulle donne del 25 novembre, quando l’aula di Montecitorio sarà invasa da oltre mille donne.
Stalking, l’emendamento che non c’è: ne parlano le
sindacaliste di Cgil, Cisl e Uil, ne parla l’Udi, ne parlano in
tante. Quell’errore (adesso tutti lo chiamano errore) nel
nuovo codice penale è diventato per tutti un’emergenza da
quando il tribunale di Torino ha mandato a casa uno stalker
che si è liberato di ogni peso giudiziario pagando una multa
di 1.500 euro.
Non c’è problema: i partiti sono tutti d’accordo,
maggioranza e opposizione. In fondo basta togliere lo
stalking dall’elenco dei reati che, in caso di “lieve entità”,
vengono depenalizzati. Ma non c’era problema neanche
qualche mese fa, a giugno, quando lo stesso ministro
Orlando – di fronte alle proteste delle donne – aveva detto
che sarebbe intervenuto il governo, ma poi tutto è rimasto
com’era.
Intanto è di nuovo trascorso più di un mese dalla sentenza di
Torino…
“A giorni”, “a ore”, “entro la fine del mese”. La fine della legislatura è troppo vicina per aspettare ancora.
Ci sono proposte di legge al Senato che possono essere approvate in commissione in via deliberante. Ci
sono emendamenti alla commissione giustizia della Camera. C’è l’ipotesi di discutere insieme tre
emergenze come stalking, orfani di femminicidio e nuova cittadinanza prima che la legislatura si chiuda,
o di approvare subito due righe che correggano il Codice penale.
Ora pare che l’accordo sia più semplice alla Camera, dove è depositato “l’emendamento Carfagna”: è
stata la ministra che ha fortemente voluto l’introduzione dello stalking come reato, nel 2009. A Palazzo
Madama o a Montecitorio, basta che si faccia.
Sull’altro piatto della bilancia, infatti, ci sono le oltre seimila denunce per stalking dei primi sette mesi di
quest’anno. I centri antiviolenza calcolano che nel 15% dei femminicidi c’è stata prima la persecuzione
dello stalker: ecco perché non c’è tempo da perdere.
Il rischio è che le donne non si affidino più alla giustizia, che abbiano di nuovo paura del peggio a
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Ue: Cgil, previsioni sconfortanti,
ma non sorprendenti

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Stime della speranza di vita e conseguenze sociali
La speranza di vita esprime il numero medio di anni residui nella vita di un essere vivente a partire da
una certa età, all’interno di una data popolazione. Quella che comunemente viene riportata è la speranza
di vita alla nascita. Si tratta di un indicatore demografico utilizzato diffusamente per esprimere lo stato
di salute di una popolazione, che dipende dalla struttura della popolazione e dai tassi di mortalità
osservati in un anno di calendario. Il calcolo si effettua, con diverse tecniche, a partire dalla tavola di
mortalità di contemporanei, che contiene le probabilità di morte per singole anno di età (o per classi di
età).
di Aldo Rosano e Giuseppe Costa
La speranza di vita così calcolata si riferisce, dunque, a persone viventi nello stesso periodo (di solito
l’anno), ma appartenenti a coorti di nascita diverse. Se si vuole riferire la speranza di vita media di una
popolazione ad una specifica coorte di persone (quelli nati in uno stesso anno) si fa quindi un’assunzione,
vale a dire che tale coorte sperimenterà nel corso della propria vita una mortalità analoga a quella di tutte
le coorti, precedenti o successive, che sono rappresentate in un gruppo di contemporanei. Di fatto questo è
quello che si fa in ambito previdenziale. Le previsioni sulla speranza di vita residua delle persone di 65
anni, basate su tavole di mortalità di contemporanei, si utilizzano per determinare i requisiti per e i
benefici del pensionamento. Si tratta di un’approssimazione che può rilevarsi anche fortemente distorta,
se le diverse coorti hanno probabilità di sopravvivenza eterogenee. Tale approccio è assunto come
inevitabile, non potendosi calcolare la speranza di vita all’interno di una coorte fin quando questa non si
estingue.
Andamento. La speranza di vita degli italiani è in crescita, se si escludono i periodi bellici, fin dagli inizi
del ‘900. L’aspettativa di vita alla nascita per gli uomini era di 50 anni nel 1921, è salita a 64 anni nel
1951, a 71 anni nel 1981 fino ad arrivare a 80 anni nel 2011. Il vantaggio delle femmine era di solo 1,5
anni nel 1921, è salito a 3,5 anni le 1951, ha raggiunto i livelli massimi nel 1981 con 6,7 anni per poi
calare a 4,9 anni nel 2011. Nei primi anni del ‘900 l’innalzamento della speranza di vita è stato
determinato soprattutto dal decremento della mortalità infantile, che pesa nel computo della media in
maniera rilevante. Negli ultimi decenni gli andamenti crescenti della speranza di vita sono il risultato di
una combinazione tra effetti di calendario (migliori condizioni di vita osservabili nell’anno – o meglio nel
periodo – in cui si calcola la speranza di vita) e di coorte (migliori condizioni nella traiettoria di vita delle
nuove generazioni di nascita che subentrano col tempo).
Pur in presenza di una tendenziale continuità nel miglioramento della speranza di vita, va rilevato che
negli ultimi decenni si sono verificate alcune temporanee interruzioni, dovute essenzialmente a
circostanze stagionali eccezionali. Negli anni più recenti questo è accaduto nel 2003 (l’anno della
“canicule”) e nel 2015, quando ad un inverno particolarmente rigido con una epidemia influenzale severa
seguì un’estate molto calda. Anche il 2017 è a rischio: nel mese di gennaio si è osservato, rispetto
all’anno precedente, un eccesso di 20.000 morti (Grafico 1). L’eccesso è stato osservato nella gran parte
dei paesi europei, ma il picco maggiore si è raggiunto proprio in Italia. Si tratta di un incremento
notevole, se pur concentrato in poche settimane.
Grafico 1. Numero di decessi in Italia, Francia, Inghilterra e Galles (gennaio 2014 – aprile 2017). Fonte:
bilancio demografico mensile Istat (Italia), Insee (Francia), Ons (Inghilterra e Galles).

Queste oscillazioni della speranza di vita sono dovute alle variazioni dei tassi di mortalità degli anziani,
gli ultrasettantacinquenni, che oggi rappresentano oltre il 10% della popolazione; in questa fascia di età,
tra l’altro, negli ultimi anni è quasi raddoppiata la componente dei grandi anziani ultranovantenni a causa
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