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Infolampo: durc , salute

glifosatoMarche, finalmente il Durc per ricostruire nella legalità
Cgil, Cisl e Uil e sindacati regionali degli edili esprimono soddisfazione per la pubblicazione
dell’ordinanza n. 41, una misura necessaria per assicurare la regolarità contributiva delle imprese e per
contrastare lavoro irregolare e sommerso
Cgil, Cisl e Uil delle Marche, e i sindacati edili delle rispettive confederazioni, “esprimono soddisfazione
per la pubblicazione della tanto attesa ordinanza n. 41 che
introduce il Durc di congruità, misura sempre più necessaria
per assicurare la regolarità contributiva delle imprese e per
contrastare in modo efficace fenomeni di lavoro irregolare e
sommerso nelle opere di ricostruzione pubblica e privata nei
territori colpiti dal sisma”. È quanto si legge in una nota
unitaria delle organizzazioni. “Gli ultimi episodi e le numerose
criticità e anomalie registrate nei cantieri dove vengono
realizzate le Sae – osserva Daniele Boccetti, segretario Fillea
Cgil Marche –, sono solo la punta dell’iceberg dei tanti
problemi riscontrati nella ricostruzione. Ci sono, infatti, la
mancata applicazione del contratto nazionale di lavoro del
settore, orari quotidiani che arrivano a 12 e 14 ore nonostante
in cassa edile vengano dichiarate 80/100 ore mensili. Questo
fenomeno, purtroppo, si riscontra già da qualche tempo”.
Da qui la necessità che si applichi rapidamente quanto previsto dall’ordinanza per fare in modo che le
imprese esecutrici di lavori di ricostruzione, sia pubblici sia privati, oltre ad essere in regola con il Durc, il
documento che attesta la regolarità formale contributiva, siano in regola anche con il certificato di
congruità dell’incidenza della manodopera nel cantiere, rilasciato dalla Cassa edile territorialmente
competente.
“Lo strumento – dichiara Luca Tassi, segretario Filca Cisl Marche – consente infatti un controllo del
territorio, un monitoraggio vero della ricostruzione che finora è mancato o è stato fatto solo in parte. Il
controllo della congruità della manodopera sul valore complessivo dell’opera da realizzare, soprattutto
nell’ambito dei lavori di ricostruzione post sisma, è fondamentale per mettere al centro il lavoro di qualità
e costituisce un efficace sistema di contrasto agli abusi e al lavoro irregolare, nonché uno strumento a
difesa della legalità”.
Questo meccanismo di verifica, che obbligherebbe all’allineamento dei costi di realizzazione delle
lavorazioni con i costi realmente sostenuti dalle imprese regolari per la propria manodopera, ridurrebbe i
margini di concorrenza sleale tra imprese che si possono generare con meccanismi di assegnazione dei
lavori al massimo ribasso (cosa che, purtroppo, già si verifica nell’area del cratere). Nell’ordinanza c’è
uno specifico rimando ad un accordo da farsi entro 60 giorni da oggi, tra commissario straordinario,
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Pensioni: prosegue confronto a
Palazzo Chigi

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Tra profitti e salute
La licenza d’uso del glifosato nei paesi della Ue scadrà il prossimo 15 dicembre, cioè tra poco più di un
mese. La Commissione subirà le pressioni della Monsanto o metterà i cittadini europei al riparo dagli
effetti di questo micidiale pesticida?
di Giorgio Frasca Polara
Novità gravi, sullo scandalo dell’uso dissennato del glifosato, il diserbante prodotto soprattutto dalla
multinazionale americana Monsanto che l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) ha
classificato come “probabilmente cancerogeno”, e che in barba al principio di precauzione, viene
utilizzato persino per i mangimi e i prodotti Ogm. Il 25 ottobre scorso, dunque, il parlamento di Bruxelles
ha adottato una risoluzione (non vincolante, purtroppo) per sollecitare il divieto dell’uso del glifosato
entro il 2022.
Ma sono già trascorse due settimane e la Commissione europea né le sue agenzie – cioè il potere esecutivo
dell’Ue – non hanno neppure messo all’ordine del giorno la risoluzione. Commissione e agenzie sembrano
insomma volere ignorare l’indignazione provocata nel mondo dalla vicenda e i dubbi sul sistema europeo
di valutazione dei pesticidi. (Tra l’altro l’Istituto per l’ambiente di Monaco e della Baviera ha condotto un
test su 14 marchi di birra, patria dei più grandi bevitori di questa bevanda: in tutte quelle birre, molte delle
quali importate in Italia, sono stati registrati valori di glifosato oscillanti tra lo 0,46 e il 29,74
microgrammi per litro, mentre il limite consentito è di 0,1 microgr. E’ solo un esempio).
Ora – come ha segnalato qualche giorno fa Le Monde – la licenza d’uso del glifosato nei paesi dell’Unione
europea scadrà il prossimo 15 dicembre, cioè tra poco più di un mese: la Commissione esporrà ancora i
cittadini europei agli effetti di questo micidiale pesticida? La scelta purtroppo non dipende dall’esecutivo
ma dalle potenti pressioni che esso subisce (direttamente o per vie traverse poco importa) dalla Monsanto
che ha usato e usa “metodi di pressione aggressivi e poco onesti” (ancora il quotidiano francese),
“manipolando” in modo sistematico i dati scientifici.
Proprio in questo spazio rivelammo l’anno scorso (il 30 maggio e il 27 giugno) come e quanto si realizza
il colossale imbroglio della Monsanto il cui glifosato “vale” un terzo dei 15 miliardi di dollari del suo
fatturato annuo. Contro l’allarme dello Iarc (“probabilmente cancerogeno”) è scattato il parere opposto
dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa): “probabilmente non cancerogeno”. Già, ma chi
ha redatto il parere dell’Efsa? Qui c’è uno dei vergognosi, “poco onesti”, imbrogli della multinazionale: il
parere dell’Autorità è stato infatti redatto da diciotto esperti internazionali del gruppo Jmpr (Joint Meeting
on Pesticide Residues).
Ebbene, alcuni dei firmatari del “parere” sono in palese conflitto di interesse per i legami con il Life
Sciences International (Ilsi), un istituto di ricerca che si avvale principalmente di finanziamenti privati, tra
cui i produttori di glifosato: Dow, Syngenta e, vedi caso, proprio e soprattutto la Monsanto. D’altra parte
tra i membri dell’Ilsi ci sono altri big mondiali dell’alimentazione e dei farmaci: Nestlé, Coca Cola,
Exxon, Pepsi, Pfizer, Mc Donald, Novartis, Propter & Gamble. Da sola, la Monsanto avrebbe donato
all’Ilsi (disinteressatamente, è ovvio) qualcosa come mezzo milione di dollari.
Interrogazioni a fiumi, alla Camera, per sollecitare una iniziativa autonoma del governo italiano o quanto
meno un passo del nostro Paese sull’Unione europea. Nessuna risposta. E il tempo passa, il 15 dicembre
di avvicina…
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