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Infolampo: Spi Cgil – Vaticano

vaticano_gentiloni_renziSpi Cgil: consegnate le unità mobili per le zone

terremotate

Lo Spi Cgil nazionale ha donato camper e autovetture acquistate grazie allo straordinario senso di

solidarietà dei pensionati di tutta Italia e attrezzate come uffici mobili in grado di raggiungere tutti,

muoversi agevolmente, anche quando l’inverno e la neve renderanno gli spostamenti più difficili.

A quasi un anno dal terremoto che sconvolse il centro Italia, il 20 giugno a Roma lo Spi Cgil nazionale ha

consegnato delle unità mobili alle strutture sindacali delle zone colpite. Il sindacato dei pensionati della

Cgil rinnova così il suo impegno al fianco delle popolazioni terremotate. Lo continua a fare con azioni

concrete, come ha fatto dall’inizio di quel terribile evento che

ha sconvolto la vita di migliaia di persone, molte delle quali

sono anziane.

Lo Spi Cgil nazionale ha donato camper e autovetture

acquistate grazie allo straordinario senso di solidarietà dei

pensionati di tutta Italia e attrezzate come uffici mobili in

grado di raggiungere tutti, muoversi agevolmente, anche

quando l’inverno e la neve renderanno gli spostamenti più

difficili. Sono in tanti infatti ad essere ancora lontani dalla

propria casa; tantissimi sono coloro che vivono in abitazioni

provvisorie o in albergo. A tutti loro lo Spi continua ad offrire

un supporto concreto: consulenza, aiuto, servizi, tutela

individuale e tanto altro ancora, grazie all’impegno quotidiano

di tanti attivisti e volontari.

La giornata del 20 si è aperta con la proiezione di un

documentario che racconta il lavoro quotidiano dello Spi nelle

zone del terremoto.

A seguire l’intervento del responsabile del Dipartimento Organizzazione dello Spi Cgil nazionale

Lorenzo Mazzoli e un contributo di Gaetano Sateriale, coordinatore dei problemi del terremoto per la Cgil

nazionale. Infine, gli interventi dei segretari generali dello Spi di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria che

ci hanno raccontato cosa è stato fatto finora e cosa c’è ancora da fare.

La mattinata si è chiusa con l’intervento conclusivo di Ivan Pedretti, segretario generale dello Spi Cgil, e

infine con la cerimonia di consegna delle chiavi delle unità mobili che sono partite direttamente da via dei

Frentani per raggiungere le zone del centro Italia

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Ape social e precoci, inizio

«nel caos»

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Vaticano, si è dimesso il revisore generale

Libero Milone, ex Deloitte, era stato nominato nel 2015. Il suo ufficio aveva il compito di rendere più

trasparenti i conti della Santa Sede. Il giallo di un interrogatorio e sullo sfondo lo scontro fra cardinali.

Libero Milone si è dimesso dalla carica di revisore generale del Vaticano. Era stato nominato il 9 maggio

2015 da papa Francesco e pochi mesi dopo il suo pc era stato violato, vicenda che diede il via al

cosiddetto Vatileaks 2. Milone denunciò subito l’episodio alla Gendarmeria. Per svolgere il suo incarico

poteva contare su uno staff di una dozzina di persone e su due revisori aggiunti, Ferruccio Panicco e

Alessandro Cassinis Righini, nominati a marzo del 2016.

AVEVA UN MANDATO DI CINQUE ANNI. L’ufficio del revisore è il nuovo organismo cui il pontefice

aveva deciso di affidare il compito di revisionare i conti dei dicasteri della Curia Romana e delle

istituzioni a essa collegate, comprese le amministrazioni che fanno capo al governatorato della Città del

Vaticano. Il mandato di Milone prevedeva una durata di cinque anni e lo statuto gli garantiva la

possibilità di agire «in piena autonomia e indipendenza». Prima di passare alla Santa Sede, aveva lavorato

per 32 anni nella società di revisione e consulenza Deloitte, raggiungendo il grado di ceo per l’Italia.

DIMISSIONI GIÀ ACCOLTE DA PAPA FRANCESCO. A marzo 2017, intervistato dal Corriere della

Sera, Milone aveva tracciato l’agenda dei suoi

prossimi impegni: «Sono in corso le analisi

preliminari sui principali dati patrimoniali,

finanziari ed economici del 2015 e del 2016.

La prossima tappa è la revisione dello stato

patrimoniale al 31 dicembre 2017, per poter

poi predisporre la revisione dell’intero

bilancio al 31 dicembre 2018». Il Vaticano ha

fatto sapere che il rapporto di collaborazione

si è interrotto «di comune accordo» e che

papa Francesco ha già accolto le dimissioni:

«Mentre augura al dottor Milone ogni bene

per la sua futura attività, la Santa Sede

informa che sarà avviato quanto prima il

processo di nomina del nuovo responsabile

dell’ufficio del revisore generale», conclude

la nota.

Sulle dimissioni di Milone, tuttavia, si

allunga l’ombra di un giallo, nato da

un’indiscrezione trapelata da più fonti: l’ormai

ex revisore generale del Vaticano sarebbe

stato stato sottoposto a un interrogatorio il 19

giugno, avvenuto nel suo ufficio, e al quale

erano presenti uomini della Gendarmeria.

Un’inchiesta interna, quindi, ma senza che siano trapelate indicazioni di sorta sui contenuti.

LE TENSIONI TRA PELL E CALCAGNO. Sullo sfondo delle dimissioni ci sono, in ogni caso, le

polemiche sulla gestione degli affari economici della Santa Sede. In particolare il braccio di ferro in corso

tra il prefetto della Segreteria per l’Economia (Spe), il cardinale George Pell, e il cardinale Domenico

Calcagno, presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (Apsa). Quest’ultimo

ente è considerato una vera e propria banca centrale, autorizzata a gestire anche il patrimonio immobiliare

della Santa Sede.

LA LETTERA SPEDITA A MAGGIO. Ebbene: una lettera datata 8 maggio 2017 è stata inviata

congiuntamente a tutti gli enti del Vaticano, dal cardinale Pell e dallo stesso Milone. Per ricordare che

«l’Apsa non ha nessuna autorità né prerogativa per richiedere agli enti della Santa Sede e del Vaticano di

sottoporsi ad attività di revisione contabile, né di inviare informazioni afferenti al proprio ente alla società

esterna PwC o ad altri soggetti».

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generale/211566/