Infolampo: Camusso – Vaccinazione
«Hanno avuto paura del voto dei cittadini»
Duro j’accuse a governo e Parlamento del segretario generale Susanna Camusso dal palco romano di
piazza San Giovanni, a conclusione della grande manifestazione contro la reintroduzione dei voucher. La
battaglia non finisce, pronto il ricorso alla Consulta
(servizi a cura di Guido Iocca, Roberto Greco, Davide Orecchio, Fabrizio Ricci, Carlo Ruggiero, Lello Saracino e Marco
Togna)
Una “norma-schifezza”, così l’ha definita. Un atto d’accusa molto duro, quello che dal palco romano di
piazza San Giovanni ha rivolto il segretario generale Cgil Susanna Camusso a governo e Parlamento.
“Avevano paura dal voto dei cittadini, di andare nel paese e
tra la gente a discutere di cosa siano la precarietà e
l’incertezza quotidiana del proprio lavoro e della propria
situazione” ha detto il leader sindacale. “Hanno scelto la
strada degli emendamenti blindati e dei voti di fiducia” ha
continuato: hanno “cambiato nome” ai voucher, ma “non la
schifezza che sono”.
La reintroduzione dei voucher ha mostrato l’incapacità di
governo e Parlamento di “fare una battaglia a viso aperto: si
sono fatti balletti infiniti, un gioco delle parti che affumicava
l’aria, si sono usate furbizie per sottrarre ai cittadini il diritto
di voto”. Secondo Camusso la campagna Cgil “aveva riportato
al centro il lavoro, aveva indicato un’alternativa alla precarietà
e alla riduzione dei diritti, e di questo hanno avuto paura”.
I voucher sono tornati perché “bisognava proseguire a
produrre precarietà”, per poter pagare “meno” i lavoratori e
“cacciarli via quando si vuole”. Inoltre, si è “violato l’articolo
75 della Costituzione, delegittimando le istituzioni e le regole condivise”, si è scelta la strada sbagliata del
“decreto legge, che dovrebbe invece avere unicità di materie e criteri di urgenza”, si è anche umiliato il
sindacato “chiedendo all’ultimo minuto un parere su un emendamento già blindato”.
Nel suo forte j’accuse Camusso ha rimarcato come governo e Parlamento siano stati “deboli contro la
crisi, ma forti contro il lavoro” e di come siano “privi di un’idea di sviluppo e prigionieri del
continuismo”. Il segretario generale Cgil ha anche molto insistito sulla violazione delle regole: “Quando
si fanno strappi come questo si determinano precedenti, e questi precedenti diventano un danno per
chiunque. Siamo molto preoccupati, c’è un vento pesante di tutti contro tutti: bisognerebbe dare dignità e
forza al parlamento repubblicano, invece di operare questi vulnus, di mostrare l’arroganza del facciamo-
quel-che-vogliamo”.
Il segretario generale ha posto in evidenza come si sia “persa l’idea che il lavoro è la ricchezza del paese”,
mentre si sono viste “troppo spesso imprese arricchire se stesse”. E alle tante “associazioni d’impresa che
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Futuro. Non si dice, si fa. Festa
nazionale di LiberEtà 2017
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Esitazione vaccinale: l’obbligatorietà è la soluzione?
La discussione sull’obbligo vaccinale e sulle modalità con cui applicarlo ha tenuto banco nella
discussione politica degli ultimi mesi. Per far fronte alla diminuzione delle coperture vaccinali alcune
Regioni e alcuni Comuni avevano introdotto (Emilia Romagna e Trieste nel novembre 2016) o erano in
procinto di introdurre (Toscana, Lombardia, Puglia) provvedimenti legislativi per inserire le
vaccinazioni tra i requisiti necessari per l’accesso ai nidi e alle scuole per l’infanzia.
di Antonio Clavenna
La discussione si è successivamente spostata a livello parlamentare, finché il 7 giugno scorso è stato
pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto Legge n. 73 “Disposizioni urgenti in materia di prevenzione
vaccinale” che prevede un aumento da 4 a 12 delle vaccinazioni obbligatorie, introduce l’obbligo
vaccinale per l’accesso a nidi e scuole per l’infanzia e prevede un inasprimento delle sanzioni
amministrative (fino a 7500 euro) per i genitori che rifiutano la vaccinazione per i propri figli.
C’è ampio dibattito sulla necessità e sull’utilità delle misure coercitive nell’aumentare l’adesione alle
vaccinazioni. Non ci sono evidenze scientifiche che documentino l’efficacia o la non efficacia
dell’obbligatorietà. Nel 2014 il gruppo di esperti chiamato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità a
redigere un rapporto sull’esitazione vaccinale, pur riconoscendo che in alcuni paesi l’obbligo ha
contribuito a un aumento delle coperture, raccomandava di valutare con grande attenzione e cautela
l’introduzione di misure coercitive che possono minare la fiducia dei cittadini nei confronti delle
istituzioni e degli operatori sanitari.
L’esitazione vaccinale è un fenomeno complesso, ed è errato ritenere che tutti i genitori che non
vaccinano lo fanno perché contrari alle vaccinazioni. Stando alle indagini condotte anche in Italia, i veri e
propri anti-vaccini rappresentano circa il 3% dei genitori, mentre una quota più ampia (10-15%) è
costituita dagli esitanti, genitori che nutrono dubbi e timori, che necessitano di ascolto e rassicurazione,
che ritardano le vaccinazioni e/o le effettuano solo in parte. [Valsecchi M et al Indagine sui determinanti
del rifiuto dell’offerta vaccinale in Veneto. Rapporto 2011] Vi sono poi genitori che faticano ad aderire
alle indicazioni del calendario vaccinale per problemi di tipo organizzativo, legati anche all’accesso ai
servizi.
L’obbligo vaccinale rischia di rappresentare una risposta semplicistica, non in grado di affrontare una
complessità che richiede invece interventi multimodali. Le misure coercitive comportano alcuni rischi:
ridurre una fiducia già compromessa verso i medici e le istituzioni, come sottolineato dagli esperti
dell’OMS; polarizzare maggiormente le posizioni e le contrapposizioni, aumentando la confusione;
aumentare i contenziosi; spostare i genitori esitanti verso una maggiore contrarietà. [Leask J & Danchin
M J Pediatric Child Health 2017; 53:439-444] Inoltre, l’obbligo per l’accesso ai nidi nella situazione
italiana avrà molto probabilmente un impatto modesto se non irrilevante, lasciando una quota di bambini
da 0-3 anni non vaccinati e con il rischio concreto che si creino nidi o asili domestici frequentati da soli
non vaccinati, che potrebbero rappresentare piccoli focolai epidemici. [Clavenna A & Bonati M
Ricerca&Pratica 2017 33:102-111]
D’altro canto, l’obbligo vaccinale per l’accesso al nido e alla scuola dell’infanzia può tutelare la salute
della comunità scolastica, in particolare dei bambini vulnerabili che non possono essere vaccinati per
problemi di salute o di chi non risponde alle vaccinazioni.
Il Decreto Legge 73/2017 (Decreto Lorenzin) presenta alcune importanti criticità. La prima è
rappresentata proprio dalla scelta di ricorrere allo strumento del decreto legge: di fronte a criteri di
necessità e urgenza piuttosto labili sarebbe stato preferibile affidare direttamente al parlamento il compito
di legiferare.
La seconda è l’ampio numero di vaccini a cui il provvedimento si riferisce.
Il Decreto Lorenzin pone l’Italia tra le nazioni con il maggior numero di vaccinazioni obbligatorie e la
prima in Europa (dove peraltro nella maggior parte dei paesi non vige alcun obbligo). Non solo, ma è un
deciso cambio di rotta rispetto alle scelte della politica sanitaria degli ultimi 20 anni, indirizzate verso un
percorso di superamento dell’obbligo vaccinale.
Per quanto il profilo di sicurezza ed efficacia sia favorevole per tutti i 12 vaccini, occorre considerare che
le malattie infettive prevenibili sono differenti in termini di contagiosità e rischio di complicanze gravi o
letali, così come sono diversi i vaccini per entità e durata dell’efficacia protettiva (e di conseguenza per
necessità di dosi di richiamo, anche in età adulta). Mettere i vaccini sullo stesso piano implica il non
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