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Da Infolampo: Previdenza – Terza età

166619Pacchetto previdenza, al via la «fase due»

Incontro a Roma tra governo e sindacati sui provvedimenti relativi alle pensioni. Tanti i temi all’ordine

del giorno: l’avvio da maggio dell’Ape, le misure per assicurare un assegno adeguato ai giovani, la

riforma del sistema di calcolo contributivo

Riparte oggi (martedì 21 febbraio) il confronto tra governo e sindacati sulla cosiddetta “fase due” della

previdenza, dopo il verbale d’intesa del 28 settembre scorso. Molti i temi all’ordine del giorno del vertice

tra il ministro del lavoro Giuliano Poletti e Cgil

(partecipano il segretario generale Susanna Camusso e

il segretario confederale Roberto Ghiselli), Cisl e Uil:

dall’adeguatezza delle pensioni per i più giovani

all’attuazione dei provvedimenti avviati con la Legge di

stabilità (come l’Ape e l’aumento della

quattordicesima). L’appuntamento è alle ore 16 a Roma,

presso la sede del dicastero (in via Veneto 56).

Ghiselli (Cgil): Ape potrebbe essere un fallimento

Previdenza alla prova (incerta) dei fatti, M.Piccinini

Spi, ok emendamento su restituzione 0,1 per cento

28 settembre 2016: l’accordo col governo

La questione della previdenza ha molte articolazioni, a

partire dalla riforma del sistema di calcolo contributivo.

Da un lato, il sistema va adeguato alla speranza di vita e

alla differenze dei lavori; dall’altro, va reso più equo e

flessibile proprio per garantire un adeguato assegno

pensionistico ai giovani lavoratori (per intenderci,

coloro che hanno iniziato il proprio percorso dopo il

1995), contraddistinti oggi da redditi bassi e discontinuità negli impieghi. L’idea che si sta facendo strada

è quella di una “pensione contributiva di garanzia”, ossia una specie di quota minima cui sommare il

trattamento maturato con i contributi.

Ulteriori dossier aperti, che dovranno tradursi entro l’11 marzo in decreti attuativi, sono l’avvio da

maggio dell’Anticipo pensionistico (sia quello volontario sia il “sociale”), la facilitazione per i lavoratori

“precoci” di uscire con 41 anni di contributi, la definizione delle mansioni usuranti che permettono di

avere accesso all’Ape sociale o all’uscita agevolata. Infine, la previdenza complementare, che va favorita

mediante misure di defiscalizzazione (l’aliquota, ora al 20 per cento, dovrebbe scendere intorno al 15),

aprendo una campagna d’informazione attraverso un nuovo semestre di silenzio-assenso per l’adesione

(come nel 2007), concentrando i fondi e risolvendo la disparità del trattamento fiscale tra lavoratori

privati e della pubblica amministrazione.

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La chiusura degli Ospedali

Psichiatrici Giudiziari annunciata

ufficialmente dal Governo

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Terza età, “in Italia oltre 500mila famiglie indebitate per

pagare le spese di assistenza”

Pubblicato il 21 feb 2017 da ilfattoquotidiano.it

E’ la denuncia di Enzo Costa, presidente nazionale dell’Associazione per l’invecchiamento attivo

(Auser). L’Istat prevede che nel 2050 in Italia gli anziani saranno 21.775.809, il 34,3% della

popolazione. Ma lo Stato continua a tagliare i fondi.

“In Italia oltre 500mila famiglie si sono indebitate per sostenere le spese di assistenza ai propri cari non

più autosufficienti”. È lapidario Enzo Costa, presidente nazionale dell’Auser. (Associazione per

l’invecchiamento attivo). “Siamo l’unico paese in Europa in cui esiste il fenomeno delle cosiddette

‘badanti’ – assicura -. Di fatto ormai l’unico modo per risolvere situazioni di cui le istituzioni non si

occupano”. Riguardo l’invecchiamento demografico – destinato a peggiorare – Costa quindi ammonisce:

“Come sempre si agisce solo per risolvere le eventualiemergenze. Mai per intervenire in modo strutturale

e con una visione dell’oggi e soprattutto del domani”.

Il peggio deve ancora arrivare – Le percentuali parlano chiaro: nel nostro Paese oggi ci sono 157,7

anziani ogni 100 giovani. L’Istatprevede che nel 2050 in Italia gli anziani saranno 21.775.809, il 34,3%

della popolazione. L’intero pianeta invecchia: in tutto il mondo si contano 868 milioni di persone

ultrasessantenni, pari al 12% della popolazione, con proiezioni che si spingono verso i 2,4 miliardi per il

2050, quando 21 persone su 100 avranno più di 60 anni. Il risultato sarà quindi che nel mondo ci saranno

più ultra sessantenni che ragazzi sotto i 16 anni. Il problema per l’Italia è che davanti ad un quadro così

chiaro nessuno, ad eccezione delle realtà private che hanno compreso il business, sembra occuparsene.

Lo Stato che non c’è – Il Fondo nazionale per le politiche sociali, il principale canale di finanziamento,

con i continui tagli, che hanno raggiunto anche livelli del 30-40% annuo, è stato fortemente

ridimensionato dalle leggi finanziarie annuali fino a raggiungere nel 2012 valore solo simbolico. Nel 2016

la dotazionedel fondo è del 78% in meno di quella che aveva nel 2009. Ciò significa per gli enti locali la

scomparsa di una fonte di finanziamento che contribuisce per il 12,1% alla spesa sociale.

Le proposte di Auser – Per il presidente nazionale Auser Enzo Costa “lo scenario demografico che

abbiamo di fronte non lascia spazio ai tentennamenti. L’Italia è già il paese più vecchio d’Europa con il

21,4% degli italiani over 65 e il progredire del livello di longevità, impone a tutti, di non perdere senza

perdere tempo. Per questo come associazione abbiamo avanzato un pacchetto di proposte chiare e

concrete per la promozione di una cultura dell’invecchiamento attivo come prevenzione della non

autosufficienza e a un diverso modello di residenzialità nel territorio, aperto, solidale e inclusivo”.

Come ad esempio le città amiche degli anziani, adeguare il patrimonio immobiliare ripensando

profondamente le relazioni degli anziani con la casa e il quartiere in cui vivono, garantire risorse adeguate

e stabili nel tempo agli enti territoriali per un’assistenza che prende cura complessivamente dell’anziano.

L’invecchiamento della popolazione è una sfida che deve essere affrontata subito.

Tra le varie possibilità messe in campo da Auser c’è quella di estendere rendere efficaci i servizi di

assistenza domiciliare, superare le troppe disuguaglianze territoriali, istituire una Banca Nazionale

(europea) delle migliori pratiche e introdurre un sistema di indicatori omogeneo a livello nazionale per

valutare la progressione nel miglioramento delle prestazioni dei servizi. Non di poco conto sarebbe

istituire il “registro degli assistenti familiari” per facilitare la ricerca di assistenti qualificate, sostenere la

crescita professionale e l’inserimento lavorativo. Così come ampliare l’offerta di residenzialità

aumentando i posti letto in modo da allineare il nostro Paese alla media dei paesi Ocse.

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