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Sisma, il percorso ad ostacoli della ricostruzione

gabbianorcia-basilica-san-benedetto-terremoto-sisma-vigili035aa0Soltanto ieri la protezione civile ha presentato il conto dei costi del sisma di Agosto ed Ottobre nelle aree di marche, Abruzzo e Lazio, una cifra mostruosa pari a 23,5 miliardi di euro. Nel frattempo nelle zone colpite dal sisma, dopo l’emergenza neve c’è da risolvere il nodo perizie sugli edifici lesionati, in forte ritardo, in particolare nell’area maceratese. Non bastasse ciò occorre trovare idonea sistemazione per lo sgombero delle macerie dai siti interessati alla ricostruzione. Tre nodi non facili da sciogliere. Il primo dove trovare i fondi per la ricostruzione. L’Italia fa appello all’Europa, ma quanti milioni o miliardi di euro di assicurare l’istituzione comunitaria al nostro paese? In quanto tempo soprattutto, pensando alla popolazione per la maggior parte anziana residente nei paesi e nelle contrade distrutte. Le perizie con i nuovi criteri e le nuove abilitazioni richieste ai tecnici dalla protezione civile quando termineranno? Lo spostamento delle macerie si è dimostrato senza dubbio il problema di maggiore complessità oltre che di maggior costo se queste dovessero essere allocate molto lontano dalle zone colpite dal sisma. Tutti questi elementi contrastano con l’ottimistico fervore con il quale nelle scorse settimane numerosi esponenti politici ed istituzionali hanno inteso rassicurare i terremotati sui tempi e sulle modalità della ricostruzione. Il fatto è che i politici fanno un mestiere diverso rispetto a quanti debbono occuparsi di emergenze o ricostruzione, fanno attività verbale, cercano consenso, spesso a buon mercato e con promesse non facilmente realizzabili. In questo caso e per la gravità della situazione economica del Paese, oltre alla complessità orografica, morfologica e geologica dell’area del cratere è necessario pianificare con accuratezza, valutare gli interventi più idonei, più efficaci e meno costosi, altrimenti il rischio è una serie di incompiute e operazioni che dureranno decenni. La ricostruzione dovrebbe tener conto di alcuni elementi fondamentali, la zona nella quale si costruisce (valutazioni sul rischio sismico e pericoli sotto l’aspetto idrogeologico), tipologia dell’immobile e tecnica di realizzazione. Nella maggior parte del cratere si tratterà più di ricostruzioni nuovo, rispetto a ristrutturazioni con maggiori problematiche realizzative. Le ricostruzioni, se si parte da un buon progetto e si tiene conto della tipologia degli edifici preesistenti, scegliendo materiali di qualità si può arrivare alla realizzazione di edifici costruiti a regola d’arte. Sarebbero da preferire, per gli elementi sopra riportati, per il fattore tempo, per la tipologia dei nuclei famigliari e per le caratteristiche delle zone colpite, edifici mono famigliari in legno, con forme regolari, massimo utilizzo degli spazi, pochissime sporgenze. Sarebbe opportuno ricorrere ad edifici in muratura solo per quelli a più piani, per la maggior parte ubicati nelle aree urbane, così da non snaturare la complessità dei luoghi. Chissà se qualcuno ci starà pensando, ovvero siamo ancora alla fase prima del preliminare, laddove insistono ancora le macerie, mentre sarebbe già tempo di iniziare a progettare e condividere con le popolazioni colpite il progetto di futuro, quel futuro promesso a gran voce durante i tanti tour nelle zone colpite dal sisma, sempre a favor di telecamera.

 

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